Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Forse alcuni di voi conoscono vita, morte e miracoli dell’Eurovision Song Contest. Per quanto mi concerne sono un incompetente totale. Andando però a spulciare gli eventi avvenuti il 24 maggio, sono venuto a sapere che esattamente 66 anni fa fu organizzata la prima edizione di quello che sarebbe diventato il festival canoro europeo più di successo.
Ma a stupirmi non è stato tanto questa ricorrenza, quanto piuttosto il fatto che la prima edizione si svolse a Lugano, in Ticino, la mia città natale. Sede della manifestazione fu il Teatro Kursaal, dove oggi sorge il casinò. I Paesi partecipanti furono sette e ad imporsi fu la Svizzera con la cantante Lys Assia. In questi quasi 70 anni di storia, la Svizzera riuscirà a bissare questo primo successo solo un’altra volta, nel 1988 grazie alla cantante (canadese) Céline Dion.
Dopo questa premessa musicale, vi lascio a una selezione delle notizie del giorno.
La Svizzera e la Nato potrebbero intensificare la loro collaborazione. È quanto emerso da un incontro al Forum economico mondiale (WEF) tra la ministra della difesa elvetica Viola Amherd e il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg.
Attualmente la Svizzera coopera con la Nato nell’ambito del Partenariato per la pace e del Consiglio di partenariato Euro Atlantico. I legami tra la Confederazione e l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, che raggruppa 30 Paesi, potrebbero però farsi più stretti.
Presente al WEF di Davos, Jens Stoltenberg si è detto “aperto” a una simile ipotesi, precisando però che l’iniziativa deve venire dalla Svizzera. “Stiamo studiando la questione”, ha precisato la responsabile del Dipartimento della difesa Viola Amherd, dopo un incontro con il segretario della Nato. Un rapporto in materia è atteso per ottobre. Tra le possibilità, potrebbero esserci esercitazioni comuni supplementari.
Per contro, l’adesione non è chiaramente un’opzione per la Svizzera, poiché ciò sarebbe incompatibile con la neutralità. E non è neppure in discussione la possibilità di consegnare armi o munizioni prodotte nella Confederazione che sarebbero poi utilizzate in un conflitto, come vorrebbe fare la Germania con l’Ucraina. La legge elvetica infatti non lo permette.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS ripresa da La Regione.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- In questa intervista a swissinfo.ch, l’ambasciatore svizzero presso la NATO, Philippe Brandt, spiega l’importanza del partenariato della Svizzera con l’Alleanza.
- Qui potete invece saperne di più sulla collaborazione tra Svizzera e Nato, che dura da oltre 20 anni.
Un diplomatico russo di lungo corso di stanza alle Nazioni Unite a Ginevra si è dimesso. “Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese”, ha dichiarato in uno scritto diffuso tramite il suo account LinkedIn. Una scelta che ha suscitato le ire del Cremlino.
In 20 anni di carriera Boris Bondarev afferma di averne viste tante, ma ormai la misura è colma. “La guerra aggressiva scatenata da Putin contro l’Ucraina, e di fatto contro l’intero mondo occidentale, non è solo un crimine contro il popolo ucraino, ma anche il crimine forse più grave contro il popolo russo”. È un’invasione, ha accusato, decisa da un gruppo dirigente “che vuole solo una cosa, restare al potere per sempre”.
Intervistato dal Tages-Anzeiger, l’ormai ex diplomatico russo teme per la sua vita e spera che il Governo svizzero potrà dargli una mano. Il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis ha detto di essere stato informato del caso e ha precisato che, come per ogni persona, Bondarev può inoltrare una domanda di asilo politico, che sarà poi esaminata individualmente.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Cnn, ha da parte sua dichiarato che “il signor Bondarev non è più con noi, anzi è contro di noi”. “Ha una posizione in cui condanna le azioni della leadership russa, e le azioni della leadership russa sono sostenute da quasi tutta la popolazione del nostro Paese”, ha affermato il portavoce, “ciò significa che questo signore ha parlato contro l’opinione generale consolidata del nostro Paese”.
- L’articoloCollegamento esterno del Tages-Anzeiger.
- Il postCollegamento esterno di Boris Bondarev diffuso via LinkedIn.
- In questo articolo, il mio collega Matthew Allen si interroga invece sull’attuazione delle sanzioni contro la Russia da parte della Svizzera.
Gli abusi sessuali e i maltrattamenti sull’infanzia sono al centro di un convegno internazionale organizzato in questi giorni a Lugano. Un’occasione per ricordare che la Svizzera è tra quei Paesi che non hanno ancora iscritto nella legge il divieto delle punizioni corporali.
Secondo molti specialisti, si sente ancora dire troppo spesso che “una sberla non ha mai fatto male a nessuno”. Tuttavia, gesti simili possono avere un impatto psicologico importante e lasciare tracce indelebili, naturalmente soprattutto se sono ripetuti.
Molti Paesi – una sessantina in totale – sono intervenuti, iscrivendo nella legge il divieto di infliggere punizioni corporali. La Svizzera invece non è tra questi e il Comitato dell’ONU per i diritti del fanciullo si è più volte detto preoccupato per il fatto che in Svizzera queste punizioni sono legalmente e socialmente accettate.
Qualcosa si sta però muovendo: il Consiglio Nazionale, malgrado il parere contrario del Governo, qualche mese fa ha accettato una mozione intitolata “sancire nel Codice civile l’educazione non violenta”. E alla fine del 2021 la Commissione federale per l’infanzia e la gioventù ha emanato delle raccomandazioni destinate alla autorità che vanno nello stesso senso.
- L’approfondimento della mia collega Marija Miladinovic.
- Il servizioCollegamento esterno sul congresso in corso a Lugano di RSI News.
Gli eletti e le elette dei Verdi del Canton Ginevra dovranno astenersi dal mangiare carne durante gli eventi ufficiali a quali prenderanno parte. La misura, decisa questo fine settimana durante il congresso del partito, sta però creando dissensi tra la formazione ecologista.
“Mi impegno ad adottare almeno una dieta vegetariana durante le sessioni plenarie, le sessioni di lavoro, i pasti ufficiali o qualsiasi altro evento a cui dovrò partecipare in qualità di deputato o consigliere di Stato”: recita così l’emendamento accettato sabato nell’ambito del congresso dei Verdi di Ginevra e incluso nel vincolo di mandato dei candidati e delle candidate per le prossime elezioni cantonali del 2023.
La misura, accettata a debole maggioranza (53 sì, 45 no e 16 astensioni), ha suscitato lo sgomento soprattutto di molti ecologisti ‘storici’, che criticano l’avanzata del moralismo sotto la veste dell’esemplarità in seno al loro partito, riporta il giornale Le Temps. “Quando si è capaci di dire che cosa ci è permesso mangiare e bere, si può anche dire come dobbiamo vestirci, come dobbiamo pensare. Il diktat alimentare riflette una deriva settaria“, ha commentato il deputato dimissionario Christian Bavarel.
La parlamentare cantonale Sophie Desbiolles ha da parte sua difeso il progetto: “Non è radicale essere vegetariani, è ragionevole. È il minimo che i funzionari eletti possano fare, visto che questa misura non riguarda la maggioranza dei pasti consumati”. Il dossier non è però chiuso. Viste le opposizioni che si sono manifestate, i Verdi ne ridiscuteranno in occasione della loro assemblea generale prevista a metà giugno.
- L’articoloCollegamento esterno sul tema del giornale Le Temps (in francese).
- In questo servizioCollegamento esterno di RSI News potete invece scoprire lo chef svizzero Pietro Leemann, uno dei più importanti chef vegetariani d’Europa.
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