
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Qui a nord delle Alpi il fine settimana appena conclusosi è stato caratterizzato da un fenomeno meteorologico che solo evocarne il nome fa rabbrividire e mi fa sempre pensare a qualche inospitale pianeta di Guerre Stellari: la "bise noire", la "tramontana nera"… Ossia un gelido vento da nord-est accompagnato però (e da qui l'aggettivo 'nero') da precipitazioni. Precipitazioni che in molte regioni sono scese sotto forma di neve.
Oltre a dare un duro colpo al morale a tutti coloro che già sognavano la primavera, la "bise noire" è però soprattutto un incubo per la coltura degli alberi da frutto. La rapida e drastica diminuzione delle temperature provoca infatti danni enormi. Ad esempio, in Vallese, conosciuto per le sue vigne e i suoi albicocchi, l'anno scorso il fenomeno ha causato perdite importanti. L'unica soluzione è di accendere delle candele antigelo. E così il Vallese questo fine settimana si è illuminato, come si può vedere nella foto di copertina.

La Chiesa cattolica svizzera ha incaricato un gruppo di ricerca dell’Università di Zurigo di svolgere indagini scientifiche indipendenti sugli abusi sessuali commessi nel contesto ecclesiale.
La volontà dei vertici della Chiesa cattolica di fare luce sul passato era già stata annunciata in dicembre e ora si concretizza con l’inizio del progetto pilota. “È giusto portare alla luce i crimini del passato; la rielaborazione è un obbligo innanzitutto nei confronti delle vittime”, ha dichiarato lunedì in una conferenza stampa a Losanna il vescovo di Coira Joseph Maria Bonnemain, responsabile del tema “Abusi sessuali nella Chiesa” in seno alla Conferenza episcopale svizzera (CFS).
Durante un anno, il team di ricerca composto da sei persone “valuterà le condizioni generali per uno studio storico degli abusi sessuali nel contesto della Chiesa dalla metà del XX secolo e quindi fornirà una base per ulteriori progetti di ricerca“. Gli storici avranno accesso anche agli archivi segreti delle diocesi.
Per garantire l’indipendenza del progetto pilota, i tre organi ecclesiastici (Conferenza dei vescovi svizzeri, Conferenza centrale cattolica romana della Svizzere e Conferenze delle unioni degli ordini religiosi e delle altre comunità di vita consacrata in Svizzera) che hanno commissionato lo studio hanno assicurato contrattualmente di non avervi alcuna influenza, né nel contenuto né nell’organizzazione. I risultati sono attesi nell’autunno del 2023.
- L’articoloCollegamento esterno sul tema di RSI News.
- Il sitoCollegamento esterno del progetto.
- Il dossier stampaCollegamento esterno relativo allo studio.

La guerra in Ucraina ha isolato la Russia in molte delle istanze internazionali che hanno sede a Ginevra. Se c’è chi plaude, altri temono che la strategia possa avere risvolti negativi.
Dopo l’invasione dell’Ucraina, Mosca è stata esclusa dai colloqui dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha perso il suo status di osservatore all’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN) e più recentemente l’Organizzazione internazionale del lavoro ha sospeso la sua cooperazione fino a un cessate il fuoco. Anche in seno al Consiglio dei diritti umani, molti Stati membri dell’ONU chiedono l’estromissione della Russia.
In merito a questo eventuale ultimo passo, Marc Limon, direttore del think tank indipendente Universal Rights Group, ritiene che sospendere la Russia avrebbe un impatto positivo perché dimostrerebbe che il Consiglio difende i propri principi.
Altri osservatori ed analisti sono invece più circospetti: isolare Mosca potrebbe indebolire l’ONU e altre organizzazioni multilaterali e di riflesso a lungo termine l’Occidente, poiché la Russia è un attore globale.
- L’approfondimento su swissinfo.ch della mia collega Akiko Uehara.
- Il focus di swissinfo.ch sulle sfide con cui è confrontata l’ONU.
- Il dossierCollegamento esterno di RSI News sulla guerra in Ucraina.
Altri sviluppi

Il Parlamento svizzero vuole fare chiarezza sulle sanzioni imposte dalla Svizzera nei confronti della Russia e di alcune personalità vicine a Vladimir Putin.
La Svizzera ha ripreso i provvedimenti adottati dall’Unione Europea. Tuttavia, non tutto sembra filare liscio e per questo la Commissione della gestione del Consiglio nazionale, il cui compito è di vigilare sull’operato delle autorità federali, ha deciso di fare degli accertamenti.
Per ora nulla è trapelato sugli aspetti che saranno oggetto di indagine, ma stando a quanto emerso sulla stampa vi sarebbero delle lacune nell’applicazione delle sanzioni (ad esempio dei nominativi presenti sulle liste dell’UE ma non in quelle svizzere) o vi sarebbe una certa confusione sulle competenze fra la Confederazione, i Cantoni e i vari uffici.
E di sanzioni si sta parlando con urgenza anche a Bruxelles: i 27 stanno infatti valutando quali nuovi provvedimenti adottare contro la Russia dopo le esazioni nei confronti della popolazione civile nelle zone occupate dall’esercito venute alla luce negli ultimi giorni. La Svizzera ha dal canto suo appoggiato l’idea di un’inchiesta internazionale indipendente sulle possibili violazione del diritto internazionale umanitario.
- L’articolo sulle sanzioni prese dalla Svizzera e la decisione della Commissione di gestione e gli ultimi sviluppi a livello internazionale su tvsvizzera.it.
- Gli approfondimenti sulla guerra in Ucraina su swissinfo.ch.
- Il dossierCollegamento esterno del Corriere del Ticino.

Non soffriva di nessuna patologia grave, ma considerava la vecchiaia una malattia incurabile: Jacqueline Jencquel, che da anni militava per la legalizzazione del suicidio assistito in Francia, si è tolta la vita all’età di 78 anni.
Jacqueline Jencquel era una personalità molto conosciuta anche in Svizzera. Era qui che avrebbe voluto finire i suoi giorni, assistita da un’associazione basilese che si batte per il diritto all’autodeterminazione, e sul giornale romando Le Temps teneva un blog intitolato appunto “La vecchiaia è un male incurabile”.
Nel suo ultimo contributo pubblicato il 29 marzo scorso, difendeva il suo diritto a una “interruzione volontaria di vecchiaia” ed evocava l’epoca contraddistinta dalla crisi sanitaria e dalla guerra. “Spero che la legge cambierà e che altri, dopo di me, avranno la possibilità di partire, attorniati dai loro cari, quando lo avranno deciso e quando avranno raggiunto l’inverno della loro vita”, scriveva.
La sua lotta per l’autodeterminazione (ha accompagnato lei stessa molte persone in Svizzera, dove il suicidio assistito è legale) non ha naturalmente lasciato nessuno indifferente. Molti hanno lodato il suo impegno, altri invece hanno criticato l’eccessiva mediatizzazione e le conseguenze che ciò può avere su persone con fragilità psichiche.
- Il blogCollegamento esterno di Jacqueline Jencquel su Le Temps.
- L’intervista all’eticista Alberto Bondolfi sul suicidio assistito e la lotta portata avanti da Jacqueline Jencquel dagli archivi di swissinfo.ch.
- Il focus di swissinfo.ch dedicato all’aiuto al suicidio in Svizzera.

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