La televisione svizzera per l’Italia
bandiere davanti a grattacieli

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Esattamente centocinquant'anni fa moriva a Pisa Giuseppe Mazzini. Durante i molti anni trascorsi in esilio, il patriota e repubblicano italiano ha vissuto a lungo anche in Svizzera. A Ginevra prima, poi a Losanna, Berna, Bienne, Grenchen e in Ticino.

Un Paese che Mazzini ha amato - "un popolo che non ha padrone né re" e un modello di repubblicanesimo - ma che ha anche criticato per la sua chiusura nei confronti dell'Europa. Un Paese, inoltre, che non lo vedeva di buon occhio per le sue idee rivoluzionarie e lo ha più volte espulso. Sugli anni svizzeri di Mazzini, vi consiglio la lettura di questo articolo d'archivio.

Dopo questa introduzione storica, vi lascio alla lettura di alcune notizie del giorno.

bandiere davanti a grattacieli
Keystone / Alessandro Della Valle

La Svizzera non deve ritirare la propria candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU quale membro non permanente. Lo ha stabilito oggi il Consiglio nazionale, che ha respinto, con 125 voti a 65 e 8 astenuti, una mozione dell’Unione democratica di centro.

I tentativi del partito della destra sovranista, che dispone della maggioranza relativa nel Parlamento svizzero, di bloccare la candidatura della Confederazione per un seggio nel Consiglio di sicurezza sono ancora una volta falliti.

Nel presentare la mozione del suo gruppo parlamentare, Roger Köppel ha chiesto il ritorno alla neutralità integrale, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Stando al deputato zurighese, con l’adozione di sanzioni contro la Russia il Consiglio federale sta silurando la tradizionale neutralità armata della Svizzera che le ha consentito di passare indenne attraverso gli eventi drammatici della Storia.

Di tutt’altro parere il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis, il quale ha ricordato che il Consiglio di sicurezza non è stato concepito per la guerra, bensì per evitarla. E questo obiettivo è in sintonia con quelli della politica estera svizzera. Si tratta di un gremio – ha sottolineato il ticinese – dove la Svizzera può far sentire la propria voce con ancora maggior vigore e che non impedirà alla Confederazione di fungere da mediatore per la ricerca di soluzioni politiche tra le parti in conflitto.

  • L’articolo su tvsvizzera.it.
  • Un approfondimento della mia collega Sibilla Bondolfi sui vantaggi e gli svantaggi dell’entrata della Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’ONU.
  • Il focus di swissinfo.ch dedicato all’ONU e ai suoi mutamenti.
facciata di un università
© Keystone / Gaetan Bally

Swissuniversities raccomanda agli atenei elvetici di rivedere la loro cooperazione scientifica con le università russe.

L’organizzazione ombrello delle università svizzere consiglia ai suoi membri di rivalutare la collaborazione con istituti russi e di sospenderla se sussiste il pericolo che essa possa servire a sostenere la politica aggressiva del Governo russo.

Swissuniversities precisa però che non bisogna colpire l’intera comunità scientifica in Russia e si dice “favorevole a sostenere le istituzioni così come i ricercatori e gli studenti nel Paese che soffrono della situazione attuale e che si impegnano, per quanto possibile, per il sistema di valori e dell’ordine giuridico europeo”. Swissuniversities ha inoltre indicato di voler fare tutto ciò che è in suo potere per accogliere nelle università svizzere studenti, ricercatori ed insegnanti ucraini.

Sempre in ambito accademico, mercoledì il decano della Facoltà di teologia dell’Università di Friburgo ha deciso di sospendere il metropolita Hilarion dal suo incarico di insegnante. Il professore, braccio destro del patriarca Kirill, ha rifiutato di condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

vista su città e vulcano
Keystone / Ciro Fusco

Il Vesuvio è uno dei vulcani più pericolosi al mondo. Non per la sua natura di vulcano, ma perché sulle sue pendici vivono circa 700’000 persone. Un’eruzione come quella che seppellì Pompei nel 79 dopo Cristo non è però per domani.

A dirlo è uno studio del Politecnico federale di Zurigo, al quale hanno contribuito anche scienziati italiani. I ricercatori hanno studiato i tempi di cristallizzazione di alcuni minerali – ricchi in uranio e torio – che si formano all’interno del magma quando si trova nella crosta terrestre. Questi minerali rappresentano una sorta di orologio che permette di determinare quanto tempo trascorre tra una grande eruzione e l’altra.

Gli intervalli tra le grandi eruzioni pliniane – ossia tipo quella descritta da Plinio il Giovane appunto nel 79 dopo Cristo che ha sepolto Pompei – sono state variabili, ma sempre nell’ordine di alcune migliaia di anni.  Questi intervalli vanno da 5’000 a 1’500 anni per le ultime eruzioni. L’ultima grande eruzione del Vesuvio è stata nel 1631, quattrocento anni fa e quindi secondo gli scienziati dovrebbe passare ancora un bel po’ di tempo prima di assistere a un’altra grande eruzione del Vesuvio.

Non sono però escluse eruzioni più piccole, come quella che nel 1944 ha causato la morte di 26 persone. Da allora, però, sono comunque stati compiuti passi importanti per quanto concerne la sorveglianza del Vesuvio, che è il vulcano più monitorato al mondo. Ogni movimento di magma dalla profondità alla superficie sarebbe immediatamente individuato dai sensori e ci sarebbe tutto il tempo per poter mettere in salvo la popolazione.

  • Il servizio sullo studio del Politecnico federale di Zurigo del mio collega Riccardo Franciolli.
  • Lo studioCollegamento esterno del Politecnico federale di Zurigo pubblicato su Science Advances.
manifesta con la scritta catena della solidarietà
Keystone / Salvatore Di Nolfi

La popolazione svizzera ha dato prova di uno slancio di generosità formidabile nei confronti della popolazione ucraina: la Catena della Solidarietà non aveva mai raccolto così tante promesse di donazioni nel corso di una giornata nazionale.

Oltre 50 milioni di franchi in meno di 24 ore: la giornata nazionale organizzata mercoledì dalla Catena della Solidarietà, l’ente creato dalla Radiotelevisione svizzera alla fine degli anni ’40 per raccogliere fondi destinati ad iniziative umanitarie, è stata un successo quasi senza precedenti.

“Siamo senza parole”, ha commentato l’organizzazione, rendendo omaggio alla generosità della popolazione. Complessivamente, con le donazioni fatte nei giorni precedenti, la Catena della Solidarietà ha raccolto finora 80 milioni di franchi. L’azione promossa dall’ente caritatevole si annuncia già come una delle più importanti della storia. In passato, solo la colletta organizzata dopo lo tsunami del 2004, che aveva devastato il Sudest asiatico, aveva generato uno slancio di solidarietà altrettanto grande. Allora furono raccolti complessivamente 224 milioni di franchi, ma su un arco di tempo molto più lungo.

La somma raccolta sarà destinata a finanziare le attività delle organizzazioni non governative partner della Catena della Solidarietà che si occupano di venire in aiuto alla popolazione ucraina vittima della guerra.

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