
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
qui come altrove, la guerra aperta tra Russia e Ucraina tiene banco un po' in tutti gli ambiti, da quello politico a quello della cultura, dalla finanza allo sport. Per chi volesse dare una mano alla società civile in difficoltà, la Catena della Solidarietà, come sempre in questi casi, accetta donazioni. Con l'auspicio che la situazione migliori, vi lascio alle notizie di oggi.
Buona lettura.

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) sta valutando l’impatto delle sanzioni contro la Russia sul suo portafoglio di titoli russi e sta considerando la possibilità di venderli.
“La BNS detiene titoli legati alla Russia, che rappresentano meno dello 0,05% delle riserve in valuta estera”, ha detto oggi la BNS al quotidiano svizzerotedesco Tages-Anzeiger. Stando a calcoli dell’agenzia Bloomberg, tra azioni e obbligazioni legate alla Russia, si tratterebbe di una cifra totale che ammonta tra i 100 e i 474 milioni di franchi.
Al momento, ha spiegato l’istituto, “la BNS sta esaminando se questi titoli debbano essere tenuti o venduti, nel rispetto delle sanzioni”. Ieri il Consiglio federale ha infatti deciso di riprendere interamente quelle emanate dall’Unione europea.
Pur senza fare nomi, il Governo di Berna ha reso noto che sono cinque i personaggi di spicco della società russa interessati dai primi provvedimenti.
- La notizia di agenzia ripresa da tio.chCollegamento esterno.
- L’articolo (in tedesco) del TagesAnzeigerCollegamento esterno.
- Il servizio della RSI che analizza quali sono i più abbienti personaggi russi in SvizzeraCollegamento esterno.

A quattro anni dall’iniziativa “No Billag”, un comitato borghese che riunisce UDC e giovani PLR riparte all’attacco, con una nuova iniziativa popolare che chiede di dimezzare il canone radio-televisivo da 335 a 200 franchi all’anno.
Oltre a ridurre la “tassa obbligatoria” per le famiglie e per i giovani, l’iniziativa intitolata “200 franchi bastano” chiede di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone a favore del servizio pubblico radio-tv SRG SSR. La ripartizione dei proventi del canone alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invece invariata.
L’iniziativa “No Billag”, lo ricordiamo, intendeva abolire il canone di ricezione radio-televisivo ed è stata respinta il 4 marzo 2018 dal corpo elettorale svizzero con il 71,6% di voti.
Il comitato che ha lanciato l’iniziativa riunisce esponenti dell’UDC (la destra sovranista), dei giovani PLR (Partito liberale radicale) e dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).
- La notizia ripresa dal sito de La RegioneCollegamento esterno.
- Il sito dell’Amministrazione federale con i risultati del voto “No Billag”Collegamento esterno.
- Il dossier di SWI swissinfo.ch sul voto del 2018.
- Il risultato del voto di febbraio 2022 sull’aiuto ai media.

Nel corso del 2021 la Posta svizzera ha recapitato un numero record di pacchi, raggiungendo la cifra record di 202,1 milioni. Ma a dare soddisfazione all’azienda è soprattutto il bilancio sulla puntualità delle consegne.
Il 97% di tutte le lettere mandate con posta A e il 99,3% di quelle posta B hanno infatti raggiunto puntualmente i destinatari, sottolinea il cosiddetto “Gigante giallo” in una nota odierna. Con questa prestazione, l’azienda ha superato le disposizioni di qualità fissate dalla legislazione postale per lettere e pacchi.
Le lettere trasportate sono state complessivamente 1811 milioni, ma la puntualità si è registrata anche per quel che riguarda i pacchi, con il 95% di quelli Priority e il 95,9% di quelli Economy recapitati in tempo ai loro destinatari.
Visto il continuo incremento del volume dei pacchi, la Posta prosegue gli ampliamenti nel settore: con l’investimento di 1,5 miliardi di franchi entro il 2030 si vuole raddoppiare la capacità di spartizione, creando fra l’altro circa 1500 nuovi posti di lavoro.
- La notizia completa riportata da tvsvizzera.it.
- Il paragone con la puntualità delle ferrovie.
- La consegna delle lettere è però stata anche al centro di critiche in materia di diritti democratici: l’approfondimento su SWI swissinfo.ch.

Dopo la Camera dei Cantoni nel dicembre scorso, anche il Camera del popolo ha approvato oggi – con 186 voti a 4 e 2 astensioni – l’accordo sull’imposizione dei frontalieri stretto tra la Svizzera e l’Italia.
Malgrado una proposta, poi respinta, di sospensione delle procedure di ratifica presentata dal deputato ticinese Piero Marchesi (UDC, destra sovranista), il dossier è stato accettato perché ritenuto vantaggioso per entrambe le parti. Per essere applicato, l’intesa deve però ancora essere ratificata in Italia.
L’accordo siglato tra i due Paesi nel dicembre del 2020, tra le altre cose, prevede la fine del versamento dei ristorni a partire dal 2033 e un aumento del carico fiscale per i nuovi lavoratori frontalieri (oggi, in Ticino, ce ne sono circa 74’000 in arrivo dal confine con l’Italia).
Chi verrà assunto dopo l’entrata in vigore dell’accordo si vedrà inoltre trattenere in Svizzera l’80% (mentre oggi è il 60%) dell’imposta ordinaria alla fonte e sarà tassato anche in Italia. Per i frontalieri assunti fra il 31 dicembre 2018 e l’entrata in vigore dell’accordo, invece, non cambierà nulla.
- Il dibattimento odiernoCollegamento esterno alle Camere sul sito cdt.ch.
- Il numero di frontalieri italiani in Ticino secondo gli ultimi dati.

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