La televisione svizzera per l’Italia
Credit Suisse

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Qui a Lugano, il sole splende: i 15 gradi del fine settimana appena trascorso ci hanno portati tutti a mettere il naso fuori e, come lucertole, fare il pieno di vitamina D. L’allentamento delle misure messo in atto dal Governo negli scorsi giorni ha sicuramente contribuito, permettendo anche a chi non ha il certificato Covid di tornare nei ristoranti. Molti dei quali, nel bel pomeriggio di ieri, avevano addirittura la fila all’ingresso.

Certo, tra i clienti, probabilmente non c’erano solo residenti. Molte, infatti, le auto targate Italia parcheggiate in giro per la città. I ristoratori locali potranno quindi beneficiare per qualche tempo delle restrizioni ancora in vigore oltre il confine e fornire ai clienti senza un green pass il servizio che non possono ricevere in patria. Cosa dire? Sono dinamiche con cui abbiamo imparato a convivere in pandemia. Vi lascio alle altre notizie di oggi.

Buona lettura!

Credit Suisse
AFP

L’operato dell’istituto bancario elvetico Credit Suisse (CS) è di nuovo al centro dell’attenzione: una serie di media lo accusano di aver accettato per anni come clienti trafficanti di droga, dittatori, nonché presunti criminali di guerra e trafficanti di esseri umani.

A puntare i riflettori sulla banca, che respinge le accuse, sono le ricerche del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, che si basano su dati ricevuti da una fonte anonima. Le informazioni sono state poi valutate e diffuse anche dalle televisioni tedesche NDR e WDR, nonché da altre testate internazionali come The Guardian, Le Monde e New York Times.

Presentati come “Suisse Secrets”, i documenti darebbero informazioni su oltre 30’000 clienti di CS e su 18’000 conti per una somma complessiva di 100 miliardi di dollari. Fra i clienti figurano numerosi capi di stato e di governo, ministri e capi dei servizi segreti, nonché oligarchi e cardinali.

Della questione si sta occupando anche l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), come ha confermato il portavoce Tobias Lux oggi alla stampa, aggiungendo tuttavia che non verranno per ora rilasciati commenti.

L’anno scorso, ben 9’421 importazioni illegali di medicamenti sono state confiscate alla dogana svizzera, il 40% in più rispetto al 2020.

I tre quarti della merce sequestrata riguardavano stimolanti per l’erezione e un preparato su due non conteneva ciò che era indicato. Anche in relazione alla pandemia di Covid -19 sono state sequestrate circa 150 spedizioni contenenti quantità illecite di medicamenti soggetti a prescrizione.

Il 35% dei prodotti illegali sono infatti stati importati dall’Europa orientale, specialmente dalla Polonia. Tuttavia, le spedizioni sequestrate di stimolanti per l’erezione provenienti da questo Paese contenevano esclusivamente prodotti fabbricati in India.

Swissmedic, l’autorità svizzera di controllo dei farmaci, sospetta ora che siano stati creati nuovi canali di distribuzione illegali dopo che nell’ottobre 2020 le autorità avevano bloccato con successo la via di transito attraverso Singapore nell’ambito dell’azione «Hydra» coordinata a livello internazionale.

Donne e esercito
Keystone / Peter Schneider

Nel 2021, sono state 546 le donne reclutate nell’esercito svizzero: si tratta di un nuovo record raggiunto dopo la campagna promozionale della Difesa nel mondo femminile.

Le autorità dichiarano soddisfazione per l’elevato numero di candidate. Il reclutamento è arrivato in totale per 727 di loro (+56,6% rispetto al 2020). Di queste, 676 hanno poi ricevuto una decisione definitiva e 546 (+63,2%) sono finite nell’esercito.

Inoltre, 122 donne sono state assegnate alla protezione civile e al Servizio della Croce Rossa, di cui 99 alla prima e 23 al secondo. Altre 98 sono state raccomandate per un impiego di promovimento della pace.

Più in generale, nei sei centri di reclutamento sono state valutate in via definitiva 31’246 persone, con 22’643 di queste che sono state assegnate all’esercito e 2’665 alla protezione civile. Il grado d’idoneità è pari quindi all’81% e le persone rimandate per svariate motivi sono state 1’478.

Tipiche case elvetiche
Keystone / Arno Balzarini

Quasi due terzi della popolazione svizzera, nel 2020, viveva in affitto e solo il 36% di tutte le economie domestiche possedeva le proprie quattro mura. Di queste ultime, una buona metà viveva in una casa unifamiliare.

In concreto, in base agli ultimi dati, 1,4 milioni di economie domestiche dispongono di abitazioni di proprietà, mentre 2,3 milioni pagano una pigione, rileva l’Ufficio federale di statistica (UST). Gli inquilini pagano in media 1’373 franchi al mese per il loro alloggio (corrispondenti a 1’320 euro circa). Nel 10% dei casi, l’affitto è superiore a 2000 franchi.

Poco meno della metà (47%) degli appartamenti da locazione è di proprietà di privati. Questi ultimi posseggono il 44% di tutti i mono o bilocali in affitto e oltre il 60% di quelli con cinque o più stanze. Due terzi (66%) delle abitazioni costruite prima del 1946 sono di proprietà privata, rispetto a solo un terzo (35%) di quelle costruite dopo il 2000.

Nel triennio dal 2019 al 2021, Ticino e Vallese spiccano per la quota più alta, rispettivamente del 70% e 68%, mentre il cantone di Ginevra ha la più bassa proporzione di appartamenti in affitto di proprietà privata, ossia al 26%.

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