
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Non so voi, ma per quanto mi concerne questi Giochi olimpici in corso a Pechino non mi stanno appassionando proprio per nulla. Ieri, guardando la discesa libera e la vittoria di Beat Feuz ho avuto l'impressione di assistere a una sorta di evento 'hors sol'. Come quando si addenta uno di quei pomodori belli rossi ma senza nessun gusto coltivati con l'idroponica.
Poi stamane, quando ho visto le immagini dei salti delle sciatrici freestyle, con l'elvetica Mathilde Gremaud (nella foto di copertina) che ha conquistato il bronzo, mi si è accapponata la pelle. È vero che l'archeologia industriale può avere il suo fascino. Ma allestire la rampa dei salti accanto alle torri di raffreddamento di quella che era la più grande acciaieria cinese…
Basta però lamentarsi. Vi lascio alla lettura di alcune notizie del giorno un po' più liete.

Il Politecnico di Losanna (EPFL) e l’Ospedale universitario del Canton Vaud (CHUV) sono riusciti a compiere un importante passo in avanti per ridare la mobilità ai paraplegici.
Grazie allo sviluppo di impianti per stimolare la regione del midollo spinale che controlla i muscoli del tronco e delle gambe e un nuovo software che integra l’intelligenza artificiale, tre pazienti che hanno subito una lesione completa del midollo spinale sono ora in grado di camminare.
I risultati degli studi portati avanti da Grégoire Courtine dell’EPFL e da Jocelyne Bloch del CHUV sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine e presentati lunedì. “I nostri algoritmi di stimolazione continuano a imitare la natura”, ha spiegato Grégoire Courtine. “I nuovi impianti flessibili che mettiamo sotto le vertebre a contatto con il midollo spinale sono in grado di modulare i neuroni che regolano l’attività di specifici gruppi muscolari. In questo modo, il midollo spinale può essere attivato nello stesso modo in cui il cervello farebbe naturalmente per stare in piedi, camminare, andare in bicicletta o nuotare“, ha aggiunto il ricercatore.
Tra i tre pazienti che hanno potuto usufruire del protocollo messo a punto dai due ricercatori vi è anche Michel Roccati, un italiano che soffre di paraplegia completa in seguito a un incidente avvenuto in moto quattro anni fa: “All’inizio, dopo l’operazione, ero già in grado di muovere i muscoli. I primi passi sono stati davvero incredibili, insperati”, ha affermato durante la conferenza stampa. “Mi sono allenato duramente per diversi mesi. Ho fissato i miei obiettivi. Posso anche camminare su e giù per le scale. Penso che sarò in grado di camminare per un chilometro in primavera”.
- L’articolo sul tema di tvsvizzera.it.
- Lo studioCollegamento esterno pubblicato su Nature Medicine.
- Il dossierCollegamento esterno del Politecnico federale di Losanna.
- La testimonianzaCollegamento esterno di Michel Roccati su Rai News.

Il tasso di disoccupazione giovanile in Svizzera è inferiore di quasi la metà rispetto alla media nell’Unione Europea. In trent’anni, però, la quota di giovani tra la popolazione attiva generale è passata dal 22,9% al 22%.
Nel 2020 i disoccupati e le disoccupate ai sensi dell’Organizzazione internazionale del lavoro di età compresa tra 15 e 29 anni erano in Svizzera 74’400, pari al 6,9% della popolazione attiva in questa fascia d’età. Il tasso era sensibilmente inferiore a quello dell’Ue, che si attestava al 13,2%. Meglio della Svizzera facevano solo Cechia (5,3%) e Germania (6,1%). A fondo classifica si trovavano Italia (22,1%), Spagna (29,2%) e Grecia (29,8%). I dati sono contenuti nel rapporto “Le persone dai 15 ai 29 anni sul mercato del lavoro svizzero nel 2020”, pubblicato oggi dall’Ufficio federale di statistica (Ust).
Sul lungo termine, lo studio ha anche constatato una diminuzione della quota di giovani tra la popolazione attiva generale, passata in trent’anni dal 29,9% al 22,0%. La causa principale è il passaggio della generazione del baby boom (persone nate tra il 1945 e il 1964) nelle fasce di età superiori. Altre spiegazioni possibili sono l’allungamento della durata della formazione e l’aumento della partecipazione delle donne di oltre 30 anni al mercato del lavoro.
Per quanto concerne il tasso di partecipazione al mercato del lavoro in questa fascia d’età, la quota è rimasta praticamente invariata negli ultimi tre decenni: nel 1991 si attestava al 76,3%, mentre nel 2020 al 75,4%.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS ripresa dal quotidiano La Regione.
- Lo studioCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica (in francese)
- Disoccupazione giovanile, un paragone tra la situazione in Svizzera e in Italia su tvsvizzera.it.

Sapere quanto guadagnano il proprio capo o il proprio collega: è la richiesta espressa da alcuni esponenti della sinistra, che vogliono in questo modo far sì che vi sia una maggiore trasparenza sui salari all’interno del mondo aziendale.
A dare l’esempio è una ditta di Dübendorf, nel Cantone Zurigo. Stando a quanto riporta il quotidiano gratuito 20 Minuti, presso la Familie Wiesner Gastronomie SA, ogni collaboratore e collaboratrice può domandare, tramite un formulario online, a quanto ammonta il salario del responsabile o di un collega.
Questo auspicio di maggiore trasparenza in materia di buste paga, potrebbe presto arrivare sui banchi del Parlamento. La parlamentare federale dei Verdi Meret Schneider ha infatti annunciato che sta preparando un intervento sul tema. “Ciò permetterebbe di mostrare ai dipendenti qual è la differenza tra il salario più alto e quello più basso – afferma. E per l’azienda potrebbe così valer la pena di ripensare le sue strutture salariali”.
La proposta non sembra però avere grandi possibilità di successo, perché anche all’interno dei partiti di sinistra non fa l’unanimità. Come rileva poi la sociologa dell’Università di Zurigo Katja Rost, “con il segreto bancario, la Svizzera ha una lunga tradizione per quanto riguarda la riservatezza sulle questioni di denaro. In generale, sembra che più una società è orientata alle prestazioni e al lavoro, meno alle persone piace parlare del proprio salario“.
- L’articoloCollegamento esterno di Ticinonline con l’intervista a Katja Rost.
- Il servizioCollegamento esterno del quotidiano gratuito svizzero tedesco 20 Minuten.
- Il focus di swissinfo.ch dedicato ai salari in Svizzera.

Il cosiddetto Covid lungo potrebbe colpire circa una persona su quattro che si è ammalata. È quanto emerge da uno studio condotto su 1’500 persone dall’Università di Zurigo.
L’attuale ondata della variante Omicron del coronavirus ha raggiunto probabilmente il suo livello massimo. Lo ha affermato oggi Virginie Masserey dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante la consueta conferenza stampa settimanale degli esperti della task-force Covid. I numeri sono attualmente stagnanti a un livello elevato: nelle ultime 24 ore sono stati annunciati 26’761 nuovi casi. Nelle unità di terapia intensiva, il numero di pazienti Covid rimane attualmente stabile a circa 200.
Durante l’incontro con i rappresentanti dei media, sono stati anche presentati i primi risultati di uno studio sul Covid lungo condotto dall’Istituto di epidemiologia dell’Università di Zurigo. Dopo sei mesi, circa un quarto dei 1’500 pazienti presi in considerazione presentava ancora dei sintomi, seppur spesso leggeri. Dopo un anno, il 20% degli intervistati soffriva ancora di stanchezza cronica e il 10-15% di mancanza di concentrazione o di disturbi dell’olfatto e del gusto.
La malattia è ancora difficile da identificare, ha spiegato la vicedirettrice dell’UFSP Linda Nartey, benché sia importante agire con celerità. Per questo l’UFSP assieme alla federazione dei medici svizzeri, sta sensibilizzando i dottori di famiglia mettendo a disposizione le sue competenze per consentire uno scambio di conoscenze sulle ricerche che si stanno svolgendo all’estero e sul territorio nazionale. Per Linda Nartey, tuttavia, è difficile al momento prevedere l’impatto che il long covid avrà sull’economia e la società.
- L’articoloCollegamento esterno sul tema di RSI News.
- Coronavirus, la situazione in Svizzera su swissinfo.ch.
- In questo articolo d’archivio di swissinfo.ch la testimonianza di Chantal Britt, ammalatasi di Covid lungo.

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