La televisione svizzera per l’Italia
Roger Federer a Wimbledon.

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori,

Il fine settimana in Svizzera è stato segnato, oltre che da temperature alquanto alte un po’ ovunque, anche dalla chiusura del 74esimo Festival del Film di Locarno. Un’edizione che ha riportato il pubblico in Piazza Grande, per la soddisfazione di organizzatori e spettatori. Ma che ha anche visto “scorrazzare” per le strade di Locarno la mitica Bluesmobile, una riproduzione dell’auto della polizia usata nel film The Blues Brothers di John Landis (ospite della kermesse). Il proprietario della quattro ruote, una Dodge Monaco del 1974, non è un carrozziere né un cineasta: si chiama Erwin Siesling, è olandese e si è trasferito in Svizzera per lavorare al CERN di Ginevra… insomma un appassionato!

Dopo questa parentesi forse più mondana che culturale, vi lasciamo alle notizie di oggi!

Roger Federer a Wimbledon.
Keystone / Neil Hall

Brutte notizie per il numero uno dei tennisti svizzeri. Roger Federer ha annunciato ieri sera sui social che dovrà subire un nuovo intervento al ginocchio al destro.

L’infortunio subìto a Wimbledon ha costretto Federer a sottoporsi a diversi test ed esami con specialisti perché sentiva che le condizioni del suo ginocchio destro erano peggiorate: “Mi hanno consigliato un nuovo intervento ed è quello che farò”.

L’intervento getta inevitabilmente parecchie ombre sul futuro del re del tennis elvetico: “Sarò in stampelle per diverse settimane e lontano dalle competizioni per parecchi mesi”, ha detto. Federer non parla di ritiro ma si dice realista: “So quanto è difficile alla mia età affrontare ancora un intervento chirurgico ma voglio sentirmi in salute e darmi almeno una speranza di poter tornare a competere nel circuito, in qualche maniera”.

La notizia che nessun fan avrebbe voluto sentire viene mitigata dal sorriso del campione, a cui auguriamo di rivedere di nuovo in campo il prima possibile.

La prima pagine di un giornale locale.
Keystone / Shahzaib Akber

Le tragiche immagini della fuga della popolazione dall’Afghanistan dopo la presa del potere da parte dei talebani sono onnipresenti. Intanto la Svizzera e molti altri Stati stanno evacuando il loro personale. 

L’avanzata dei talebani, che ha subito un repentino acceleramento nelle scorse settimane con il ritiro delle truppe internazionali, ha raggiunto nel weekend la capitale Kabul. Il presidente Ashraf Ghani è fuggito cedendo di fatto il potere agli estremisti armati che hanno proclamato la creazione di un nuovo Emirato islamico.

I rappresentanti delle diplomazie sono stati velocemente richiamati in patria e la Svizzera non ha fatto eccezioni. Proprio oggi il capo del Dipartimento degli Affari esteri Ignazio Cassis ha confermato l’espatrio di tre collaboratori.

E, mentre si teme per i locali, non sono però stati dimenticati neanche gli afgani che negli anni hanno lavorato per le sedi elvetiche nel Paese. Cassis ha infatti aggiunto che si sta lavorando attivamente, in circostanze difficili, per evacuare anche il personale afgano che era alle dipendenze svizzere: una quarantina di collaboratori di lunga data e le loro famiglie – in totale circa 200 persone – hanno ottenuto visti umanitari.

La sede del Tribunale penale federale a Bellinzona.
La sede del Tribunale penale federale a Bellinzona. © Keystone / Ti-press / Pablo Gianinazzi

Radiologo, imprenditore nel campo della medicina nucleare, venditore d’auto, consulente di borsa, agente immobiliare, commerciante di cavalli e di statuette precolombiane: erano molte le attività che uno svizzero 74enne diceva di svolgere per giustificare la sua fortuna.

Residente nel Canton Vaud, l’uomo in questione è comparso oggi davanti ai giudici del Tribunale penale federale (TPF) per rispondere dell’accusa di aver riciclato diversi milioni di franchi (una decina) provenienti da un’organizzazione criminale colombiana attiva nel traffico di droga.

La vicenda è doppiamente significativa: da un lato perché è la prima volta che la criminalità organizzata colombiana approda al Tribunale penale federale; dall’altro perché l’inchiesta punta il dito anche contro alcuni attori della piazza finanziaria svizzera.

Assieme al 74enne (che già è stato condannato in Spagna), infatti, a rispondere di accuse a proprio carico ci sono anche due gestori patrimoniali elvetici che avrebbero contribuito a iniettare il denaro sporco nel circuito bancario.

Postazione lavorativa da casa.
© Keystone / Christian Beutler

La pandemia ha contribuito a diffondere la pratica del telelavoro ma a quanto pare non implicherà una riduzione del numero di uffici nelle città svizzere.

Nelle buone posizioni dei centri città non c’è infatti da aspettarsi un calo degli affitti. “Le aziende sanno che devono offrire ai loro dipendenti entrambe le cose: la flessibilità del lavoro a casa e un ufficio grande e ben posizionato”, ha detto Renato Piffaretti alla Neue Zürcher Zeitung, responsabile del settore immobiliare del gruppo assicurativo Swiss Life, precisando che non si temono effetti negativi sulle proprietà commerciali.

I locatori non possono però fare astrazione dai cambiamenti nel mondo del lavoro: anche in posizioni privilegiate, è importante soddisfare il maggior numero possibile di bisogni del locatario, offrendo ad esempio luoghi di coworking che possano essere prenotati con poco preavviso.

“Questi spazi sono un vantaggio per tutti i locatari. Molti oggi infatti dispongono di sale conferenze di cui hanno davvero bisogno solo poche volte all’anno”. Piffaretti ritiene quindi che in futuro nei centri città ci sarà un mix di uffici in affitto permanente e spazi di coworking.

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