Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
martedì, all'indomani della magnifica vittoria agli Europei dei rossocrociati, mi sono chiesto: "Vuoi vedere che adesso i francesi si incazzano, come canta Paolo Conte, e a Wimbledon Adrian Mannarino estromette immediatamente il nostro Roger nazionale?".
In avanti per due set a uno, il transalpino ha poi concesso la quarta manche e ha infine dovuto ritirarsi per infortunio. Insomma, c'è mancato poco che Federer dovesse salutare subito il suo torneo preferito.
Oggi pomeriggio, un altro francese - Richard Gasquet - si troverà sulla strada di King Roger. Nella sportiva speranza di fare incazzare un altro po' i francesi, vi lascio alle notizie di giornata.
Buona lettura
A poco più di un mese dall’apertura del sipario, il Locarno Film Festival ha presentato mercoledì il programma della sua 74esima edizione.
Il grande cinema ritorna finalmente in Piazza Grande. La rassegna inizierà mercoledì 4 agosto con la proiezione di Beckett, thriller del regista italiano Ferdinando Cito Filomarino.
Il programma comprende 203 film, tra cui 97 prime mondiali. “La noia è vietata, vogliamo celebrare il ritorno al cinema”, ha sottolineato il nuovo direttore artistico della rassegna Giona A. Nazzaro, subentrato a Lili Hinstin alla fine del 2020.
“Gli ultimi due anni sono sembrati una vita, ma dal 4 al 14 agosto il Locarno Film Festival può tornare a celebrare la sua libertà, architrave di 75 anni di storia, e quella del suo pubblico”, gli ha fatto eco il presidente del Festival Marco Solari.
Per assistere alle proiezioni in Piazza Grande e al Palazzetto Fevi ci vorrà un certificato Covid e dovrà essere effettuata una prenotazione online. Nelle sale, per contro, non si dovrà presentare un certificato, ma prenotazione e mascherina sono obbligatorie e la capacità sarà ridotta a due terzi.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News sul programma del Locarno Film Festival.
- Altri dettagliCollegamento esterno sul programma su TicinoNews.
- Tutti i film che saranno proiettati in Piazza GrandeCollegamento esterno sul sito del Locarno Film Festival.
- Il focus sul cinema svizzero di swissinfo.ch.
L’acquisto di 36 caccia americani F-35A annunciato mercoledì dal Governo svizzero continua a fare discutere. Se nella Svizzera tedesca la stampa è più o meno convinta della scelta, nella Svizzera francese i commenti sono più critici. E non mancano le voci da Bruxelles che manifestano incomprensione per la decisione elvetica.
Nessuno rimette in discussione le conclusioni degli esperti, secondo cui l’F-35A è il migliore dei quattro aerei che erano in lizza per quanto concerne il rapporto costo/prestazione. Tuttavia, da più parti si sottolineano i dubbi emersi circa l’affidabilità del nuovo velivolo, criticato anche negli Stati Uniti.
Per buona parte della stampa, in particolare quella della Svizzera francese, il punto dolente è un altro. Da un punto di vista legale, è vero che il Governo doveva basarsi esclusivamente su considerazioni di tipo tecnico ed economico. Tuttavia, per questo genere di acquisti (oltre cinque miliardi di franchi) non ci si può esimere da riflessioni strategiche e politiche.
Optare per un caccia americano è un segnale che rischia di essere recepito male dagli altri Paesi europei, in particolare in un momento delicato come questo, dopo il rifiuto da parte di Berna di sottoscrivere l’accordo quadro con l’UE. Segnali in tal senso sono già arrivati, con alcuni deputati europei che hanno espresso la loro incomprensione per la scelta del Governo svizzero.
In ogni caso, l’ultima parola spetterà verosimilmente ai cittadini: il Gruppo per una Svizzera senza esercito ha già annunciato il lancio di un’iniziativa popolare per opporsi all’acquisto.
- La rassegna stampa su tvsvizzera.it.
- Intervista di swissinfo.ch a Gilbert Casasus, professore di di studi europei all’Università di Friburgo, sulle implicazioni politiche della scelta.
- La notizia della decisione del Consiglio federaleCollegamento esterno su RSI News.
- Un approfondimento del mio collega Renat Kuenzi sulle numerose votazioni che hanno riguardato l’esercito.
Due terzi della popolazione svizzera è favorevole a una legalizzazione della cannabis, a patto che vi sia una severa regolamentazione a tutela in particolare dei minorenni. È quanto emerge da un sondaggio.
Il 70% delle 3’166 persone interpellate dall’Istituto Sotomo per conto dell’Ufficio federale della sanità pubblica riconosce l’importanza di rivedere la legislazione sulla canapa in Svizzera e sostiene le previste sperimentazioni pilota sulla distribuzione controllata di canapa per il consumo a scopo ricreativo.
I due fattori più importanti che parlano a favore della legalizzazione sono il contenimento del mercato nero e la maggiore sicurezza nel consumo. Vanno però posti dei limiti: ad esempio va introdotta un’età minima di 18 anni per il consumo ed è necessario potenziare la prevenzione.
Le principali ragioni di chi è contrario sono i danni che la canapa provoca al cervello e il fatto che la legalizzazione possa far apparire meno gravi i rischi legati al consumo di droga.
- L’articoloCollegamento esterno sui risultati del sondaggio pubblicato da Ticinonline.
- Il rapporto completoCollegamento esterno (in tedesco) sul sito dell’Istituto Sotomo.
- In questo longformCollegamento esterno il mio collega Luigi Jorio esplora le proprietà terapeutiche della canapa.
- Un reportage di Zeno Zoccatelli su un produttore ticinese di canapa light.
Altri sviluppi
Nel 2020 la produzione di elettricità da fonte solare ha registrato un incremento da record in Svizzera. Nella Confederazione vi è però ancora molto da fare.
Le cifre comunicate giovedì dall’associazione di categoria Swissolar sono ancora ufficiose, poiché per avere dati più precisi bisognerà aspettare metà luglio, quando sarà pubblicata la statistica definitiva per il 2020. Tuttavia, l’aumento si annuncia da record e dovrebbe essere compreso tra il 30 e il 39% rispetto all’anno precedente.
Una crescita incoraggiante, ma vi è ancora molto da fare. Attualmente l’energia prodotta grazie al sole rappresenta circa il 4% dell’elettricità consumata in Svizzera. Il dato è inferiore rispetto a diversi Paesi europei. Il potenziale però c’è: secondo l’Ufficio federale dell’energia entro il 2050 si potrebbe coprire circa il 20% dell’attuale fabbisogno di elettricità con impianti fotovoltaici.
Swissolar è ottimista, soprattutto se sarà incentivata la posa di impianti sui tetti e le facciate degli edifici, ad esempio attraverso una tariffa di ripresa minima dell’elettricità prodotta,
- L’articoloCollegamento esterno di Ticinonline sulle cifre comunicate mercoledì da Swissolar.
- Il comunicatoCollegamento esterno di Swissolar.
- Dagli archivi di swissinfo.ch, intervista a Markus Chrétien, uno dei pionieri dell’energia solare in Svizzera.
- La situazione nella Confederazione per quanto concerne l’energia solare.
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