
Oggi in Svizzera
Care lettrici e lettori,
In quanto italofono in Svizzera di tanto in tanto capita di arrabbiarsi un po', soprattutto alla vigilia del giorno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante. Se l'amministrazione federale traduce sistematicamente la maggior parte dei documenti, lo stesso non si può dire per tutta una serie di organizzazioni a carattere nazionale, che spesso e volentieri ignorano bellamente una lingua parlata da quasi un abitante su dieci.
E non sto parlando di microscopiche associazioni di categoria, bensì di enti con decine di migliaia di membri e con bilanci milionari. Nulla obbliga naturalmente queste organizzazioni a comunicare anche in italiano, però a volte un po' più di attenzione nei confronti della terza lingua del Paese non guasterebbe.
Sperando di non avervi infastiditi troppo con questo sfogo, vi auguro buona lettura.

L’Unione Europea controllerà meglio le esportazioni di vaccini; una decisione che riguarda anche la Svizzera.
La Commissione europea ha deciso mercoledì di rivedere il meccanismo per l’autorizzazione all’esportazione dei vaccini: tra i criteri da valutare per il via libera, sono stati aggiunti quelli della “reciprocità” e della “proporzionalità”. L’obiettivo è che le esportazioni non costituiscano una minaccia per la sicurezza dell’approvvigionamento nei 27 Paesi dell’Unione.
Prima di approvare un’esportazione, verrà analizzata la situazione epidemiologica nel Paese di destinazione, per capire se è migliore o peggiore rispetto a quella nell’UE.
Gli Stati toccati da questo provvedimento sono 17, tra cui in particolare la Gran Bretagna, criticata in sostanza per accaparrarsi troppe dosi di vaccino. “L’UE ha esportato nel Regno Unito 10,9 milioni di dosi e dal Regno Unito ne sono arrivate zero”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. La Svizzera fa pure parte della lista. Esclusi invece i 92 Paesi a basso e medio reddito che partecipano all’iniziativa Covax.
- Il servizio della RSICollegamento esterno e la corrispondenza da Bruxelles di Anna Valenti.
- L’articolo di TicinOnlineCollegamento esterno sulle nuove misure introdotte da Bruxelles.
- La situazione in Svizzera sul fronte coronavirus.

Quasi quattro medici su dieci che esercitano in Svizzera si sono laureati all’estero. Una parte importante proviene dall’Italia.
La Confederazione dipende sempre più dai medici che si sono formati all’estero. Stando alla “Statistica medica 2020” presentata mercoledì dalla Federazione dei medici svizzeri, l’anno scorso sui 38’502 dottori in attività, 14’386 hanno ottenuto la laurea in un altro paese.
Questa tendenza è in atto da alcuni anni: nel 2014 la proporzione era del 31%, mentre oggi è del 37,4%. A fare la parte del leone – più di un medico straniero su due – sono i dottori formatisi in Germania. Uno su dieci proviene invece dall’Italia. Seguono Francia ed Austria.
Rispetto ai Paesi vicini, la Svizzera impiega un numero di medici diplomati all’estero di gran lunga superiore. A titolo di paragone, la proporzione è dell’11,5% in Germania e in Francia, del 4,9% in Austria e di appena l’1,4% in Italia.
- L’articoloCollegamento esterno di Keystone-ATS ripreso dalla Regione sulla Statistica medica 2020.
- Statistica medica, un paragone internazionale: lo studio della FMH (pdf disponibile in franceseCollegamento esterno e in tedescoCollegamento esterno).
- Le retribuzioni dei medici che esercitano in Svizzera in un articolo d’archivio della mia collega Sonia Fenazzi.
- Il ritratto di un chirurgo italiano che esercita in Ticino.

La pandemia di coronavirus ha spinto verso l’alto i prezzi delle case di vacanza nell’arco alpino. L’aumento è stato superiore nelle località che già erano care.
Il prezzo del metro quadro per un’abitazione di vacanza di categoria superiore a Sankt Moritz si negozia attorno ai 17’000 franchi e l’Engadina arriva in testa delle località più care nell’arco alpino per quanto concerne il settore immobiliare.
È quanto emerge da uno studio di UBS pubblicato mercoledì, nel quale è stata analizzata l’evoluzione dei prezzi delle seconde case in 41 località delle Alpi in Svizzera, Austria, Germania, Francia e Italia.
Tra il 2019 e il 2020, il prezzo delle seconde case è lievitato globalmente di oltre il 3% e di ben il 4% nella sola Confederazione. L’anno precedente in Svizzera l’aumento era stato dell’1%.
L’evoluzione non è però la stessa ovunque, rilevano gli esperti di UBS. Nelle località che già erano care, il costo per una seconda casa è cresciuto percentualmente di più rispetto alle destinazioni più economiche.
- Il mio articolo sullo studio di UBS sul prezzo dell’immobiliare di vacanza nelle località alpine.
- Alpine Property Focus 2021Collegamento esterno – Studio di UBS (disponibile solo in tedesco).
- La Svizzera è cara e chiunque l’ha visitata lo ha potuto constatare di persona. Tuttavia, ci sono anche soluzioni per viaggiare in modo più economico. Qualche consiglio della mia collega Sibilla Bondolfi.

Lavorare all’estero? Gli svizzeri sono meno propensi a un’avventura professionale in un altro Paese rispetto ai rilevamenti precedenti.
Meno di un confederato su due (il 44%) si dice pronto ad uscire dalle frontiere nazionali, stando a un sondaggio realizzato dal portale Jobs.ch e dalla società di consulenza Boston Consulting Group. Il dato è inferiore non solo a quello osservato a livello internazionale, pari al 50%, ma sensibilmente più basso anche di quello degli scorsi anni. Nel 2018 la proporzione era infatti del 60% e nel 2014 del 77%, stando a quanto riporta il Tages-Anzeiger.
A giocare un ruolo è naturalmente la situazione venutasi a creare con la pandemia: “Le restrizioni e le incertezze non sono buone condizioni per considerare di lavorare all’estero”, spiega il direttore della filiale elvetica di Boston Consulting Group.
- La notiziaCollegamento esterno riportata dal Corriere del Ticino.
- L’articolo del Tages-AnzeigerCollegamento esterno (in tedesco).
- Il focus di swissinfo.ch dedicato agli svizzeri all’estero.
- Articolo sulle statistiche 2019 degli svizzeri all’estero.

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