Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
bentrovate/i.
Trent'anni fa, il 26 febbraio del 1991, un ingegnere informatico britannico attivo al CERN di Ginevra presentava ai colleghi il primo browser, il programma che consente di sfogliare le pagine web. Ad essere precisi quello scienziato, Tim Berners-Lee, è l'inventore dello stesso world wide web, una delle innovazioni più influenti della storia, l'Internet come lo conosciamo oggi.
Grazie al quale esiste tvsvizzera.it, che anche oggi vi propone l'attualità elvetica del giorno. Buona lettura, e per commenti su questo primo mese di bollettini in italiano scriveteci qui.
Nel 2020, il prodotto interno lordo della Svizzera è calato del 2,9%: una flessione che non si vedeva dalla crisi petrolifera degli anni ’70.
La contrazione, secondo la prima stima resa nota venerdì dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), è superiore a quella causata della crisi finanziaria del 2009 (-2,1%), ma meno grave che in altri Paesi e di quanto la pandemia di coronavirus abbia fatto inizialmente temere.
La ripresa dell’economia svizzera ha tuttavia già subito un rallentamento: nel quarto trimestre 2020, il PIL è cresciuto dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte di una progressione del 7,6% registrata nella terza parte dell’anno.
Particolarmente colpiti dalla crisi il settore dei servizi e i consumi privati, che hanno subito un calo di portata storica. L’industria manifatturiera e l’export hanno invece registrato una flessione meno sensibile rispetto all’epoca della crisi finanziaria.
- Il PIL svizzero scende ma non preoccupa: l’analisi di Giovanni Pica, professore di economia all’Università della Svizzera italiana, intervistato dal mio collega Riccardo Franciolli
- L’intervistaCollegamento esterno al direttore dell’Istituto di ricerca congiunturale KOF del Politecnico di Zurigo, che aveva pronosticato un -3,4% (da RSI News)
- “Il calo più forte dal 1975”: la notiziaCollegamento esterno de La Regione, che offre anche uno sguardo ai singoli settori economici e oltre i confini nazionali
La procura federale sta pensando di aprire un’inchiesta per violazione del segreto d’ufficio contro Moritz Leuenberger [foto] .
L’ex consigliere federale aveva lasciato intendere in un’intervista che il governo, di cui ha fatto parte dal 1995 al 2010, ha pagato per liberare ostaggi svizzeri all’estero.
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha confermato venerdì all’agenzia Keystone-ATS di aver chiesto ufficialmente al Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) l’autorizzazione a procedere a un’azione penale. È in attesa di una decisione.
“Sul bollettino di versamento non viene certo scritto riscatto. Le spese sono addebitate a qualche altra voce”, aveva dichiarato l’avvocato ex ministro socialista il 7 febbraio alla NZZ am Sonntag. Alla domanda su quando egli non abbia detto la verità, aveva risposto: “Abbiamo sempre negato di aver pagato riscatti per la liberazione di ostaggi”, per prevenire emulazioni e ulteriori rapimenti.
- Stralci più ampi dell’intervista, nella notiziaCollegamento esterno pubblicata dal Corriere del Ticino venti giorni fa
- Leuenberger nel mirino dell’MPC: ultim’ora dalla sezione ‘Attualità’ di Swissinfo
- La riconversione degli ex ministri in un approfondimento pubblicato poco più di un anno fa da SWI swissinfo.ch
Philipp Hildebrand [foto] non sarà il nuovo segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
L’ex presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), che era tra i quattro finalisti, ha annunciato giovedì sera il ritiro della sua candidatura. Aveva presentato un programma basato su tre pilastri: un’economia senza emissioni entro il 2050, la lotta alle diseguaglianze sociali ed economiche, il rafforzamento della cooperazione internazionale.
Pur dicendosi onorato di essere stato il candidato della Svizzera ed essere arrivato così lontano nella corsa, Hildebrand spiega che per ambire a un posto simile serve un ampio consenso fra tutti i rappresentanti dell’OCSE, cosa che non sentiva di avere.
Rimangono ora in lizza la svedese Cecilia Malmström, ex commissaria europea al commercio, il ministro delle finanze australiano Mathias Cormann e la greca Anna Diamantopoulou, ex commissaria UE per l’occupazione e gli affari sociali.
- Le ragioni di Hildebrand in dettaglio, neI tweet col quale ha reso nota la sua decisione [in franceseCollegamento esterno / ingleseCollegamento esterno]
- La notizia della rinuncia, e una breve retrospettiva sulla nomina, nell’articoloCollegamento esterno di RSI News
Lo svizzero Pierre Krähenbühl, ex commissario generale dell’Onu per i rifugiati palestinesi, vede avvicinarsi la caduta definitiva delle accuse nei suoi confronti.
È quel che traspare da un’intervista di SWI swissinfo.ch a colui che fino a poco più di un anno fa era il più alto funzionario svizzero alle Nazioni Unite.
Per Krähenbühl -nominato a capo dell’UNWRA nel 2013- i guai cominciarono nel 2018 con la revoca dei 300 milioni di dollari di finanziamenti degli USA, che dichiararono l’agenzia “parte del problema” mediorientale anziché della soluzione. Nel 2019, fu invece accusato da alcuni dipendenti di abuso di autorità e cattiva gestione. Sospeso temporaneamente dalle sue funzioni -e poco sostenuto da Berna, la quale pure interruppe gli aiuti all’agenzia- Krähenbühl decise di dimettersi.
Tutto questo nonostante un’indagine interna lo abbia ampiamente scagionato dalle accuse. Indagine di cui ora la Svizzera chiede all’Onu di pubblicare le conclusioni.
- La versione di Krähenbühl (che ci parla anche dei programmi dell’UNWRA e della condizione dei rifugiati palestinesi) nell’intervista del mio collega Frédéric Burnand
- I risultati dell’indagine interna Onu, nelle anticipazioniCollegamento esterno della trasmissione RTS Temps présent [in francese] e la verifica dell’agenzia Keystone-ATS
- La versione del “ministro” degli esteri svizzero Ignazio Cassis, in una recente intervista della trasmissione RSI ModemCollegamento esterno [al minuto 30′]
Potete ricevere questo bollettino quotidiano per posta elettronica abbonandovi alla newsletter ‘Oggi in Svizzera’.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative