
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Dal Corriere del Ticino, che regolarmente pubblica le pagine dei suoi archivi, ho appreso che cent'anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1921, un incendio causò l'esplosione del forte Sant'Elena a Vado Ligure, in provincia di Savona. La deflagrazione causò la morte di 25 persone e il ferimento di altre 250.
Stando a quanto riporta l'articolo dell'epoca, lo scoppio fu talmente potente che il rumore fu udito addirittura a Lugano, a quasi 200 km di distanza in linea d'aria: "Un seguito di detonazioni, in alcune località della Lugano alta, così forti da far traballare le case".
Ritorniamo però ai giorni nostri ed iniziamo parlando, ancora una volta, della crisi sanitaria.

Via libera di Swissmedic a una terza dose di vaccino per le persone particolarmente a rischio, da somministrare al più presto sei mesi dopo la vaccinazione completa.
Il richiamo è raccomandato per le persone di più di 65 anni e per chi soffre di immunodepressione. I vaccini considerati dall’Autorità svizzera per l’omologazione e il controllo dei medicamenti sono quelli di Pfizer/BionNTech e di Moderna. Per il primo, la vaccinazione di richiamo prevede la stessa dose delle prime due, mentre per il secondo solo metà dose.
Seppur la protezione vaccinale rimane elevata, con il passare del tempo, in particolare nelle persone più anziane, “può indebolirsi leggermente”, scrive l’Ufficio federale della sanità pubblica. Per il momento, però, non è previsto di estendere la raccomandazione a tutta la popolazione. Quella contro la Sars-CoV-2 non è l’unica vaccinazione per cui è previsto un ulteriore dose. Ad esempio, per proteggersi contro difterite, pertosse o tetano sono raccomandati richiami di routine.
L’annuncio di martedì avviene in un momento in cui il numero delle infezioni sta risalendo, a causa anche dell’abbassamento delle temperature, e la situazione negli ospedali rimane tesa, stando a quanto indicato dagli esperti della task force Covid della Confederazione.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- L’articoloCollegamento esterno de La Regione sullo sviluppo della situazione pandemica.
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’Ufficio federale della sanità pubblica circa la terza dose dei vaccini.
- Coronavirus, la situazione in Svizzera: tutti gli aggiornamenti sull’articolo di swissinfo.ch e il feedCollegamento esterno di RSI News.

La multinazionale svizzera Nestlé nella top-5 dei più grandi produttori di inquinamento da plastica nel mondo.
Nell’ordine Coca-Cola, Pepsi, Unilever, Nestlé e Procter & Gamble: sono queste le prime cinque multinazionali al mondo che coi loro prodotti generano più inquinamento da plastica. Questa classifica è stata stilata dall’alleanza ambientalista Break free from plastic, di cui fanno parte le organizzazioni Greenpeace, Gaia e Zero Waste.
Il rapporto è stato stilato grazie al lavoro di 11’000 volontari che in 45 Paesi hanno ripulito città, parchi e spiagge e hanno così raccolto 330’000 pezzi di plastica, soprattutto provenienti da imballaggi monouso. Il materiale è poi stato suddiviso per azienda.
Per la multinazionale svizzera la consolazione è di essere retrocessa di un posto, scalzata da Unilever, in questa poco invidiabile classifica. L’anno scorso Nestlé era infatti terza. La multinazionale sta comunque sforzandosi per ridurre questo tipo d’inquinamento e si è impegnata affinché entro il 2025 il 100% dei suoi imballaggi siano riciclati o riutilizzabili.
- L’articoloCollegamento esterno su Ticinonline.
- Il rapporto BrandedCollegamento esterno di Break free from plastic e la posizioneCollegamento esterno di Nestlé sull’uso di plastica.
- In questo reportage, il mio collega Samuel Jaberg si è invece occupato di una ditta svizzera particolarmente innovativa nel settore del riciclaggio della plastica.

La crisi sanitaria ha ridotto di quasi un terzo la mobilità in Svizzera. L’uso dei mezzi pubblici è addirittura dimezzato.
L’analisi, pubblicata martedì, è stata condotta all’incirca durante il secondo confinamento, tra il 10 gennaio e il 6 marzo 2021. Nel traffico individuale motorizzato, la distanza media giornaliera percorsa è diminuita del 27%, mentre quella sui mezzi pubblici del 52% rispetto all’inizio del 2020.
Le persone hanno percorso in media 21,8 km al giorno, ovvero 9,8 km in meno se confrontato coi dati dell’anno precedente. Il calo maggiore (17 km in meno) è stato riscontrato tra i giovani dai 18 ai 24 anni. Ciò è verosimilmente dovuto all’introduzione dell’insegnamento a distanza nelle scuole universitarie e alla chiusura delle strutture per il tempo libero.
Un altro dato che “colpisce”, scrive l’Ufficio federale di statistica, è che nonostante le chiusure dei negozi che non vendevano beni di prima necessità e il boom degli acquisti online, le distanze percorse per fare acquisti non sono diminuite significativamente.
- L’articoloCollegamento esterno del Corriere del Ticino e il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- L’analisiCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica e dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (in francese).

Lo svizzero Louis Chevrolet ha dato il suo nome a una delle marche di automobili più conosciute nel mondo. Una biografia romanzata ripercorre la storia di un personaggio fuori dal comune.
Nato a La Chaux-de-Fonds nel 1878, Louis Chevrolet attraversa l’Atlantico nel 1900. Meccanico e pilota provetto – ad esempio ha detenuto all’inizio del secolo il record di velocità raggiungendo i 189,2 km/h o ancora il record del miglio – lo svizzero fonda nel 1911 una marca che entrerà nella storia dell’automobile, Chevrolet appunto.
Un’avventura, quest’ultima, da cui non ha ricavato praticamente un centesimo, ricorda nella sua biografia di recente pubblicazione – intitolata “Le vite di Chevrolet” – lo scrittore svizzero Michel Layaz.
Louis Chevrolet non si lascia comunque scoraggiare e, oltre a partecipare ad altre gare automobilistiche, nel 1920 fonda assieme al fratello Arthur un’altra azienda di motori, che però avrà vita breve. Tra tutte le sue qualità, rileva Layaz, Chevrolet possedeva una ricchezza inalterabile: l’ottimismo. Non per nulla il suo motto era Never Give Up.
- L’articolo apparso su swissinfo.ch di Ghania Adamo.

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