
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
In estate capita relativamente spesso che, a causa della siccità, le autorità impongano restrizioni sull'uso di acqua. Ad esempio, vietando il lavaggio delle auto o l'irrigazione dei giardini. Quando però queste restrizioni sono applicate già a inizio giugno, si capisce subito che la situazione è piuttosto seria.
A Mendrisio, nel Ticino meridionale, a causa del perdurare della scarsità di precipitazioni le aziende industriali hanno diramato un divieto di usare l’acqua potabile per scopi non domestici all’utenza di cinque quartieri. Una situazione piuttosto prevedibile, alla luce di una primavera secca quasi come non mai. Le precipitazioni hanno infatti raggiunto solo circa il 40% della norma stagionale.
E come se non bastasse, da giovedì potrebbe iniziare un periodo di canicola… speriamo, insomma, in qualche temporale.

Dei chip elettronici prodotti da una ditta svizzera sono utilizzati su droni russi, equipaggiati con delle granate e impiegati nel conflitto in Ucraina.
A rivelarlo domenica è il SonntagsBlick, sulla base delle indagini condotte dal gruppo di ricerca Conflict Armament Research, che ha trovato un modulo GPS fabbricato da un’azienda elvetica su un drone da ricognizione Orlan-10. Questo velivolo è utilizzato dall’esercito russo per i suoi tiri di artiglieria e, recentemente, è stato equipaggiato con granate.
Senza il microchip di fabbricazione svizzera l’apparecchio difficilmente potrebbe volare. La vicenda riporta in primo piano la problematica dei beni a duplice impiego. “Il chip non è stato concepito per un uso militare; il problema è però che può essere utilizzato in modi molto diversi”, ha spiegato Sven Etzold, responsabile del marketing presso la società U-Blox. Tuttavia, al momento della vendita – nel 2012 – questa tecnologia non era sottoposta ad alcuna restrizione di esportazione.
Le cose sono cambiate il 4 marzo scorso, quando il Governo svizzero ha adottato sanzioni contro la Russia. Da allora è vietato esportare questa tecnologia.
- L’articoloCollegamento esterno del SonntagsBlick.
- In questo approfondimento, i miei colleghi Pauline Turuban e Samuel Jaberg si interrogano sulle ricadute della guerra in Ucraina per l’industria bellica svizzera.

Nel primo trimestre del 2022, la penuria di manodopera in Svizzera ha raggiunto livelli da record. E questa carenza potrebbe ulteriormente accentuarsi.
Nella Confederazione vi sono più di 100’000 posti vacanti. La penuria di manodopera – fenomeno con cui sono confrontati in questo momento molti Paesi occidentali – riguarda soprattutto settori quali le tecnologie digitali, la sanità, la ristorazione, i trasporti e l’edilizia.
Il fenomeno rischia di non essere passeggero. Secondo uno studio pubblicato all’inizio dell’anno, entro quattro anni mancheranno 365’000 lavoratori e lavoratrici qualificate in Svizzera. Queste previsioni allarmiste si basano su un semplice calcolo: la differenza tra il numero di persone che va in pensione e quello dei nuovi arrivi sul mercato del lavoro.
Una soluzione potrebbe venire dall’immigrazione. Tuttavia, pur restando un Paese attrattivo, la Svizzera potrebbe avere qualche difficoltà in più rispetto al passato: “Le condizioni di lavoro e i salari stanno migliorando un po’ ovunque in Europa e lo scarto tende a ridursi”, osserva Giovanni Ferro-Luzzi, professore d’economia presso l’Alta scuola di gestione di Ginevra. Un’altra opzione consisterebbe nell’aprire maggiormente il “rubinetto” dell’immigrazione proveniente da Paesi extra-europei, ma il tema è politicamente esplosivo. Non da ultimo – ed è la posizione propugnata soprattutto dai sindacati, ma non solo – i datori di lavoro dovrebbero cercare di aumentare i salari e concedere più flessibilità al personale.
- L’approfondimento sulla carenza di manodopera in Svizzera.
- Il focus di swissinfo.ch sul livello dei salari nella Confederazione.

Per la prima volta è stata accertata la presenza in Svizzera di un ibrido di lupo. L’animale era stato abbattuto in marzo nei pressi di Coira, nei Grigioni.
Le indagini effettuate dal Laboratorio di biologia della conservazione dell’Università di Losanna e dal Senckenberg Centre for Wildlife Genetics di Gelnhausen, in Germania, confermano quello che si sospettava: l’esemplare ucciso nella Valle del Reno da un guardiacaccia era frutto di un’ibridazione tra cane e lupo.
Lo ha comunicato lunedì l’Ufficio caccia e pesca del Cantone Grigioni. L’animale era presumibilmente migrato dal Piemonte, attraversando il Ticino. La legislazione federale sulla caccia prevede che, in caso di sospetto fondato, i presunti esemplari ibridi devono essere abbattuti, in modo che non si riproducano. L’ibridazione può infatti avere conseguenze negative a lungo termine per la popolazione di lupi.
Al di là di questa vicenda, in queste settimane in cui si apre la stagione degli alpeggi, la questione ‘lupo’ sta tenendo banco un po’ in tutta la Svizzera e in particolar modo in Ticino, dove il predatore ha ucciso diverse pecore.
- La notizia pubblicata su tvsvizzera.it.
- In questo reportage d’archivio, vi portiamo alla scoperta del laboratorio di Losanna dove vengono analizzate tutte le tracce genetiche dei lupi.
- Il dossierCollegamento esterno dedicato al lupo sul sito del centro nazionale per i grandi predatori Kora.

Il Parlamento cantonale zurighese chiede all’Esecutivo di stilare un rapporto sull’origine delle opere della collezione d’arte Bührle, fiore all’occhiello del Kunsthaus di Zurigo.
La controversia sulla collezione si è riaccesa l’anno scorso, con il suo trasferimento nella nuova ala del museo, disegnata da David Chipperfield e finanziata con 200 milioni di franchi di fondi pubblici. Oggi, il Parlamento cantonale ha accettato di misura – 83 voti a 82 – un postulato della sinistra, che domanda al Governo di redigere un rapporto sull’origine delle opere.
Il sospetto è che la collezione d’arte del fabbricante d’armi e mecenate Emil Georg Bührle (1890-1956) contenga opere trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale. Bührle, di origine tedesca ed emigrato a Zurigo nel 1923, era diventato l’uomo più ricco di Svizzera all’epoca grazie alla vendita di materiale bellico nel corso del conflitto e successivamente.
Sulle 203 opere della collezione esposte al Kunsthaus, per 90 di esse la provenienza non ha ancora potuto essere appurata, ma è oggetto di ricerche da parte del museo.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS ripresa dal Corriere del Ticino.
- Un ritratto di Emil Georg Bührle su swissinfo.ch.
- Un approfondimentoCollegamento esterno sulla collezione Bührle della Radiotelevisione Svizzera.
- Qui potete invece leggere un articolo sul nuovo edificio del Kunsthaus.

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