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Non si fermano le proteste in Iran

A oltre un mese dalla morte della 22enne curda iraniana Mahsa Amini, deceduta tre giorni dopo il suo arresto da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico, le proteste in piazza in Iran non si fermano. I manifestanti hanno chiamato la popolazione a scendere in piazza in tutto il Paese per chiedere la fine del regime degli ayatollah.

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“L’inizio della fine del regime”. È lo slogan con il quale i militanti pro-democrazia hanno invitato gli iraniani a scendere massicciamente in strada sabato, in ogni angolo del Paese, per chiedere la morte del dittatore Ali Khamenei. A cinque settimane dalla morte della giovane Masha Amini, è quindi sempre più evidente che lo scontro è divenuto politico. Di più, riguarda le fondamenta stesse del regime degli ayatollah.

Numerosi raduni si sono tenuti in alcune città del paese a seguito dell’appello lanciato dagli attivisti a manifestare simultaneamente con l’inizio della quinta settimana di proteste contro la morte di Mahsa Amini.

Tra le città “invase” dalle manifestazioni, oltre alla capitale Teheran anche Karaj, Rasht, Ardebil, Ahvaz e Mashhad. “Donne vita, libertà” è stato lo slogan più urlato dagli studenti universitari di vari atenei, da Teheran a Marivan, fino a Isfahan.

Gli studenti delle scuole hanno anche preso parte alle manifestazioni in alcune città, in particolare ad Ardebil, dove mercoledì una studentessa è morta in ospedale dopo essere stata picchiata dalle forze di sicurezza, mentre un altro studente versa in condizioni critiche.
 

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Forze dell’ordine minacciano

Intanto, il regime teocratico in Iran promette vita breve ai rivoltosi scesi in piazza per protestare contro la morte di Amini. Hasan Hasanzadeh, comandante dell’unità Rasulallah di Teheran, una divisione del corpo delle Guardie rivoluzionarie islamica (Irgc), ha affermato con tono minaccioso che “se tali forze scendessero in piazza, tutti i rivoltosi verrebbero spazzati via”. Secondo Hasanzadeh “anche 380 unità (della milizia paramilitare) Basij sono pronte a contrastare le proteste”.

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