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Stangatina sulle rimesse degli stranieri

Cartello Western Union appeso tra un pilone e un portone in ambiente urbano indiano; una donna e un bambino davanti
Non sono pochi gli stranieri che inviano parte del loro reddito al Paese d'origine. Keystone

Da Lega e Movimento 5 Stelle è arrivato il via libera alla tassazione dell'1,5% sulle transazioni per l'invio di denaro all'estero. Una trattenuta fiscale, in vigore dal prossimo anno, che non riguarderà gli scambi commerciali ma esclusivamente i capitali.

La misura avrà l’effetto principale di colpire gli stranieri che inviano parte del loro reddito in patria. Una “stangatina” sulle rimesse degli emigranti che, normalmente non vivono in condizioni agiate e pagano già alte commissioni all’intermediario finanziario; in media il 6%, con punte del 10%, della somma che si intende inviare. Oltre ai costi del cambio di valuta.

Secondo il senatore della Lega Maurizio Campari, però, questa tassazione “è quanto meno dovuta, perché non si capisce per quale motivo in Italia dei capitali fermi in banca debbano essere tassati, mentre quelli che in contanti volano via all’estero debbano essere persi definitivamente”.

Il totale delle rimesse degli stranieri verso i paesi d’origine, nel mondo, ammonta a circa 600 miliardi di dollari. In Italia, annualmente, si arriva in media a 5 miliardi di euro, producendo, con la tassazione introdotta, circa 62 milioni di gettito nelle casse dello Stato. 

Una cifra sovrapponibile all’ammanco che, al contrario, provocherà la de-tassazione delle sigarette elettroniche, proposta dal governo. Alcune tra le nazionalità extra-Ue che più fanno ricorso alle rimesse sono il Bangladesh, le Filippine, il Senegal, l’India e il Marocco. Paesi a basso reddito dove l’arrivo delle rimesse dall’estero potrebbe, tra le altre cose, disincentivare nuove emigrazioni verso le zone più ricche del pianeta.

Farouk gestisce una agenzia di ‘money transfer’ nel quartiere Esquilino a Roma, la parte multietnica della città. A lui si rivolgono principalmente i suoi connazionali. Gli africani utilizzano altri canali per trasferire soldi all’estero. Farouk ha ben presente la tipologia di persone che inviano denaro in patria ed ha idea di quanto, mediamente, riescono a corrispondere.

Francis è un immigrato con permesso di soggiorno che vive di lavoretti saltuari. Con molta fatica – per via delle spese che sostiene per sopravvivere in Italia – mantiene la moglie i suoi quattro figli in Nigeria. È emigrato da quattro anni e spera di trovare un impiego stabile per farsi raggiungere dalla famiglia. Per Francis pochi euro in più, sui già onerosi trasferimenti di denaro, fanno la differenza.

Il sociologo Guido Bolaffi suggerisce di osservare il fenomeno delle rimesse degli emigranti in tutta la sua complessità. Andando oltre il mero aspetto economico, seppur necessario. 

È contrario al provvedimento del governo per il semplice fatto che tassando le rimesse economiche si va a colpire, anche se in maniera lieve, gli immigrati regolari e produttivi che andrebbero invece incentivati perché promotori di un fenomeno di modernizzazione dei loro paesi d’origine che, tra le altre cose, sarebbe un deterrente alle emigrazioni stesse.


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