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Un programma di test rapidi per i frontalieri?

Foto ravvicinata di una guardia di confine che controlla una carta d identità italiana; non si vede il volto
Immagine d'archivio. ©ti-press

L'evoluzione della pandemia di Covid-19 in Italia preoccupa il Ticino. Per il momento, concentrare i vaccini nelle zone di frontiera come suggerito dal primario dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, non è un'opzione. È tuttavia aperta una linea di comunicazione con la Lombardia.

Giovedì il presidente del Consiglio di Stato (governo cantonale) ticinese  Norman Gobbi ha sentito gli omologhi della Giunta regionale lombarda. Il Cantone è inoltre pronto a fare nuovamente pressione sulla Confederazione per aumentare i controlli alla frontiera, pensando anche a una propria strategia per evitare che il flusso di frontalieri diventi un canale di contagio. L’esecutivo discuterà la settimana prossima con la cellula sanitaria cantonale dell’ipotesi di un programma di test rapidi a tappeto per i frontalieri.

“Ciò che avviene nell’area padana e soprattutto lombarda ci preoccupa perché la permeabilità del confine è elevata”, spiega Gobbi alla RSI. “Lo abbiamo visto bene durante la prima ondata di un anno fa, quando evidentemente il virus è arrivato da sud”, aggiunge. “E d’altra parte i contatti avuti questa mattina con i colleghi della Giunta regionale lombarda ci segnalano che passeranno ad un arancione rafforzato se non ad una zona rossa per tutta la Lombardia”.

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Dal Quotidiano, l’intervista integrale a Norman Gobbi.

“L’andamento non è per nulla incoraggiante”, afferma dal canto suo il medico cantonale ticinese, Giorgio Merlani. “Lo seguiamo con attenzione sapendo che l’evoluzione loro rischia di anticipare la nostra”.

A Como, l’incidenza su due settimane è di 282 contagi ogni 100’000 abitanti, a Varese 213, in Ticino 178. “Le misure messe in atto sono state utili […] ma non riusciremo a vaccinare un numero sufficiente di persone per evitare nuovi casi prima dell’arrivo della bella stagione […]. Un aumento è probabile”, stima Merlani, secondo il quale i segnali “sono stati colti eccome”, ma mettere in atto una reazione in grado di contenere il contagio “è un altro paio di maniche”. Secondo il medico, bisogna approfittare di qualche giorno di “vantaggio” per pensare a misure sensate.

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