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Migros continuerà a non vendere bevande alcoliche

interno di un supermercato
Sugli scaffali di Migros continueranno ad esserci solo birre senz'alcol. © Keystone / Alessandro Della Valle

I soci delle cooperative regionali della più grande catena di commercio al dettaglio in Svizzera hanno confermato il divieto in vigore sin dalla fondazione della società, quasi un secolo fa.

Dai primi camion del 1925 adibiti a negozi ambulanti e che proponevano una gamma molto limitata di prodotti (caffè, riso, zucchero, pasta, grasso di cocco e sapone) di acqua sotto i ponti ne è passata per Migros. Oggi, la società fondata da Gottlieb Duttweiler è diventata un gigante e figura al 40esimo posto mondiale in termini di fatturato tra le imprese di commercio al dettaglio.

Vi è però un aspetto che in questo secolo di storia non è cambiato e che rimarrà tale anche in futuro: Migros continuerà a non vendere bevande alcoliche nei suoi supermercati.

camion migros
Migros si è fatta conoscere soprattutto grazie ai suoi camion, che permettevano una vendita capillare sul territorio svizzero. Keystone / Str

Chiamati a esprimersi con un voto generalizzato, i soci di Migros hanno infatti respinto l’idea di revocare questo divieto, iscritto dal 1928 negli statuti.

Tutte e dieci le cooperative regionali hanno opposto un rifiuto, emerge dai risultati pubblicati giovedì dalla società. Migros Ticino, con il 45% di sì alla vendita di alcolici su 22’300 voti validi, e Migros Vallese, con il 40%, sono stati i più propensi al cambiamento. Sul fronte opposto si sono trovati Migros Zurigo e Migros Aare, che hanno votato all’80% a favore del mantenimento dello status quo.

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In totale hanno preso parte alla consultazione, durata sino al 4 giugno, 615’700 soci (voti validi), un numero record. “Sono cifre che dimostrano in modo impressionante il grande attaccamento della popolazione a Migros e ai suoi valori democratici”, afferma Ursula Nold, presidente dell’amministrazione della Federazione delle cooperative Migros (FCM), citata in un comunicato. “Il risultato non sorprende perché tutti i sondaggi indicavano chiaramente un no. Il quorum richiesto per una modifica statutaria, pari ai due terzi, era molto alto. Ha vinto la democrazia Migros e io sono felice che le socie e i soci abbiano preso una decisione chiara e concorde a livello dell’intera Svizzera”.

Da parte sua la presidente dell’assemblea dei delegati della FCM Marianne Meyer rileva che “l’impulso a rimettere radicalmente in discussione il divieto di vendita di alcolici nei negozi è venuto dalla base e non dalla dirigenza”. “Ora le nostre socie e i nostri soci hanno preso una decisione inequivocabile: una cosa del genere è possibile solo nella Comunità Migros”, aggiunge.

La leadership era favorevole

In novembre, la maggioranza dei delegati si era espressa a favore della revoca del divieto, ritenendo che la situazione sociale e le abitudini di consumo non sono più lontanamente paragonabili a quelle degli anni Venti del secolo scorso.

Secondo la direzione, rinunciare al divieto di vendere alcolici sarebbe stato necessario per stare al passo di altri dettaglianti, in una situazione di mercato sempre più concorrenziale.

I soci hanno però deciso altrimenti e ormai “la questione è stata risolta almeno per questa generazione”, ha affermato Fabrice Zumbrunnen, presidente della direzione generale della FCM.

Un’astinenza tutta relativa

In realtà ormai da anni Migros non pratica l’astinenza, perché società controllate come Migrolino o Denner hanno alcol sui loro scaffali. In particolare, quest’ultima catena di supermercati, rilevata nel 2007 da Migros, punta molto sulla vendita di vino e birra e le sue filiali si trovano spesso a pochi metri di distanza da quelle di Migros.

Per gli amanti della storia economica va anche ricordato che il fondatore dell’azienda Gottlieb Duttweiler non era di per sé contrario a vendere alcol: vi rinunciò fra l’altro per non inimicarsi le donne di casa, sue alleate contro gli allora poteri forti.

All’inizio della storia di Migros il famoso imprenditore fu infatti a un passo dall’entrare nel business del vino, potendolo proporre a un prezzo molto basso, di 58 centesimi al litro. Duttweiler non voleva rischiare, se non altro perché si sarebbe poi inimicato le casalinghe, che soffrivano del fatto che molti uomini spendevano il loro salario all’osteria. Le donne erano le più importanti – e quasi le uniche – alleate di Duttweiler, in un momento in cui le potenti imprese concorrenti e le autorità lo perseguitavano a causa della sua aggressiva strategia dei prezzi e dei suoi metodi di marketing non convenzionali.

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