Ticino, primo mediatore culturale in corsia
Un mediatore culturale in ambito sanitario, per gestire le complessità legate al flusso di profughi e altri pazienti con un vissuto difficile. È la nuova figura professionale che l’Ospedale della Beata Vergine (OBV) di Mendrisio introdurrà per primo in Ticino. Venerdì, sui quotidiani della Svizzera italiana, è apparso il bando di concorso.
Una scelta necessaria, spiegano a Mendrisio, per un ospedale di frontiera. Un istituto che si trova sulla rotta di un esodo sempre più importante di migranti ed è ospedale di riferimento per il Centro richiedenti asilo di Chiasso.
Tra i compiti del futuro mediatore culturale, si legge sul bando, “figurano la creazione di percorsi per pazienti migranti degenti e ambulatoriali, la formazione e il sostegno al personale curante, il coordinamento degli interventi di interpretariato, la mediazione volta a garantire il rispetto dei diritti di ogni paziente”.
End of insertionIl mediatore culturale, che sarà impiegato al 50%, non è un traduttore. Per gli interpreti l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) ha già un accordo con un’agenzia creata dalla sezione ticinese di Soccorso operaio svizzero (SOS).
Dovrà facilitare la comprensione tra pazienti e operatori sanitari quando questa è pregiudicata da differenze etniche, politiche, religiose o da un trascorso difficile del paziente.
Il servizio si rivolgerà quindi anche a persone del territorio con difficoltà: disabili, emarginati o malati psichiatrici.
Il progetto pilota del mediatore culturale all'OBV avrà una durata di 3 anni ed è reso possibile dalla donazione di un paziente del medico e direttore sanitario Brenno Balestra.
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