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Migranti, “Maggiore collaborazione dell’Italia e più risorse alla frontiera sud”

Le richieste della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale al termine della sua trasferta in Ticino per verificare la situazione ai confini

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Una ventina d’anni, eritreo, porta l’orologio, dotato immancabilmente di un telefonino e nella borsa tiene vestiti e scarpe nuove. È l’identikit del migrante che si presenta al valico doganale ferroviario di Chiasso. È di lì che transita il 90% degli stranieri, giunti in queste settimane sulle coste italiane e che ora, visti i problemi alle dogane con Austria e Francia, tentano di giungere il Nord Europa attraverso la Svizzera (il restante 10% passa per la cosiddetta frontiera verde). A dirlo è il parlamentare ticinese Marco Romano, membro della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (CPS) che si è riunita in Ticino per verificare con mano la situazione alla frontiera sud, incontrando i responsabili politici e delle forze dell’ordine in questa delicata fase sul fronte dell’immigrazione.

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Sospetta tratta di eritrei

Nella scorsa settimana sono state 690 le persone che si sono presentate al posto doganale della cittadina di confine, che si trova ai limiti delle sue capacità operative. Le guardie di confine hanno trasferito un contingente in Ticino per dare una mano ai colleghi del IV Circondario nel gestire quella che si configura come un’emergenza. Emergenza che i commissari hanno potuto constatare con i loro occhi, non senza una certa sorpresa, al posto doganale alla stazione di Chiasso, inadeguato anche solo dal profilo logistico ad assorbire un tale afflusso di immigrati. “Il lavoro è ben organizzato ma i funzionari sono costretti a operare in condizioni difficili”, spiega Marco Romano che sottolinea l’esiguità degli spazi e dei servizi. Per non parlare del Centro di registrazione a Chiasso dove operano 8 funzionari (6 al giorno) che in queste settimane calde devono aprire pratiche per centinaia di stranieri.

Alla fine di questa due-giorni i commissari della CPS inoltreranno alcune richieste puntuali al governo federale, tra le quali una dotazione maggiore di risorse, logistiche ma anche umane (visto che i rinforzi provenienti da oltre Gottardo che non conoscono l’italiano non si sono dimostrati sempre utili nei rapporti con associazioni e autorità locali esterne. Si chiede anche l’aggiornamento delle procedure per rendere più snelle e efficaci le pratiche (comprese quelle di respingimento) e cooperazione intensificata degli altri cantoni. NOn da ultimo un intervento presso le autorità italiane per migliorare la collaborazione e ridurre le lungaggini burocratiche.

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La trafila in Svizzera per i richiedenti asilo

A complicare il quadro poi c’è Expo Milano che sta monopolizzando l’attenzione dei responsabili della sicurezza nella Penisola. Spesso capita infatti, evidenzia sempre il consigliere nazionale Marco Romano, che gli immigrati rinviati trovino gli uffici di frontiera italiani chiusi.

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Posto di frontiera chiuso per Expo

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