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Maura Misiti

Bimbe campanellino

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Bimbe campanellino

«Campanellino, perché non riesco a volare?»

«Peter Pan, per volare hai bisogno

di ritrovare i tuoi pensieri felici»

James Matthew Barrie, Peter Pan

Mi potevo chiamare Shamila, Anju, Chitra, o Durga come la divinità

combattente indiana dalle mille braccia armate, ma se volete

anche Yang Yiling che in cinese vuol dire Giada o Jin Ziwci: la

Bellezza…

Sì, potevo essere una bellezza combattente, preziosa come la

giada, se solo fossi nata, ma non ce l’ho fatta.

Chiariamo subito una faccenda spinosa: ci tengo a dirlo, i miei

genitori sono contro l’aborto, lo sono sempre stati, guai a parlarne,

a meno che non si tratti di arginare il pericoloso eccesso di

figlie femmine. È comprensibile, chi se la sente di allevare una

ragazza con quello che costa?

Tra dote, matrimonio e corredo se ne va una fortuna, per non

parlare di tutte le seccature che questo nostro sesso comporta.

Certo, una ragazzina la si può sempre rivendere al mercato dei

bordelli ma intanto la devi tirare su almeno fino a sei, sette anni,

sennò i trafficanti del sesso non te la prendono… Ma le bimbe a

quell’età già si affezionano, creano problemi, s’incapricciano per

restare a casa. La nonna diceva sempre: «Dai retta a me, meglio

fare subito quello che si deve fare e non pensarci più».

Per fortuna la scienza ci è venuta incontro, ultimamente ha

fatto proprio passi da gigante, prima era una barbarie: ci facevano

nascere e poi ci buttavano nel fiume chiuse in un sacco come i

gattini, o ci soffocavano con il sari che avremmo dovuto indossare.

Ora no, con la civiltà è tutta un’altra cosa, c’è questo apparecchio

meraviglioso che ti fa sentire il battito del bambino quando

è ancora nella pancia della mamma, puoi vedere il cuoricino e

contare anche le dita delle mani e dei piedi… appare tutto proprio

come in una fotografia e già si riconosce il visetto, tanto che

qualcuno in famiglia azzarda delle somiglianze, è tutto suo nonno,

no è proprio come lo zio Armud…

«Mi dispiace, ma si tratta di una bambina.»

«Ne è sicuro dottore?»

«Certo, si vede benissimo.»

«Ma a me invece sembrava di vedere…»

«No, quello che vede lei è il cordone ombelicale.»

«Ah, perché mi dicono che a volte l’affarino si nasconde tra le

gambette.»

«È una femmina, glielo assicuro.»

«Ecco, se siamo sicuri…»

«Sicurissimi.»

Non sorride più nessuno adesso, e io non assomiglio più a niente.

Si torna a casa senza dire una parola, perché tanto è già tutto

deciso.

Qualcuno ha fissato un appuntamento con l’esperta del villaggio

sul Gange o dal grattacielo che vede il Jin Mao Tower hanno

già avvertito la clinica, se sei una bambina, ovunque tu sia la decisione

è presa, ed è una sentenza che è stata scritta tanto tempo

fa, visto che all’appello nel mondo mancano all’incirca cento milioni

di femmine, femmina più, femmina meno… Meno male!

Siamo già così tanti che ci mancavano altri impiastri!

Ora siamo diventate un esercito di lucciole, piccole stelle che

volano nel cielo come Campanellino di Peter Pan, cerchiamo l’isola

che non c’è, o meglio l’isola delle bambine che non ci saranno mai.

Però io posso apparire in sogno a mio fratello, tutte le notti

giochiamo insieme e mi racconta le cose di casa, mi vuole bene

mio fratello, a lui sarebbe piaciuto avermi con sé, ma è troppo

piccolo per prendere decisioni. Ancora non lo sa, ma quando avrà

vent’anni sarà molto difficile per lui trovare una moglie, perché

già oggi i maschi nel mio Paese sono milioni in più e le ragazze

sono sempre meno.

Ma adesso non ci pensa e per consolarmi ogni sera mi porta

una fetta di torta che ruba di nascosto dalla tavola, peccato non

essere nata, con una mamma che cucina dei dolci così buoni. Se

capitate da queste parti dovreste proprio assaggiarli…

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