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Maroni: “Frontalieri a casa un mese se il Ticino insiste”

Nuove tensioni fra il cantone e regione Lombardia dopo l'introduzione del casellario giudiziale per i lavoratori stranieri pendolari. Gobbi: politica italiana strabica

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Si alzano i toni tra Lombardia e Ticino, o meglio li alza ancora una volta il governatore Roberto Maroni. Lo ha fatto martedì sera da Bruxelles dove la Regione era ospite d’onore ad una rievocazione storica. Ai microfoni della Radiotelevisione svizzera ha di nuovo criticato la decisione del Dipartimento delle istituzioni di Norman Gobbi di chiedere l’estratto del casellario giudiziale ai frontalieri e ai dimoranti e l’aumento delle imposte alla fonte.

“Gobbi è un amico e cugino politico ma dice e fa cose che non condivido”, ha detto. “Afferma che bisogna porre ostacoli ai 60’000 lavoratori frontalieri lombardi che ogni giorno si recano in Ticino – ha aggiunto Maroni – se continua con questa ostinazione dirò a questi lavoratori di rimanere a casa un mese, pagherò loro lo stipendio, poi vediamo che succede. Senza di loro il cantone si ferma”.

Gobbi: “Politica italiana strabica”

Non si è fatta attendere la reazione del presidente del governo ticinese Norman Gobbi alle parole di Roberto Maroni. “La politica italiana a volte è strabica, si dimentica che spesso i lavoratori stranieri generano un dumping salariale nei nostri confronti”, ha commentato il consigliere di Stato leghista ai microfoni della RSI. “D’altra parte – ha continuato Gobbi – vogliamo tutelare il territorio dal punto di vista della sicurezza pubblica, con la richiesta del casellario giudiziale per evitare l’arrivo di persone che hanno precedenti penali”. Sul fatto che la messa in pratica di questa procedura sia vista male sia da Berna sia dall’Italia, il ministro risponde che “questo è il punto di vista della Confederazione, il mio Dipartimento andrà avanti fintanto che la cosa non sarà acclarata di fronte al tribunale”.

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