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“La strage di Bologna? Un incidente”

A raccontarlo Licio Gelli che può affermare qualsiasi cosa impunemente, forse perché depositario dei segreti più inconfessabili della recente storia italiana

Licio Gelli continua a sorprendere. A 96 anni suonati l’ex venerabile maestro già potentissimo capo della loggia massonica segreta P2 può permettersi di affermare qualsiasi cosa impunemente, forse perché depositario, come ammette durante la nostra intervista, dei segreti più inconfessabili della storia d’Italia dal Dopoguerra ad oggi. “In quegli anni l’esplosivo si trovava ovunque… Arrivava dalla Cecoslovacchia…lo si trovava anche nei supermercati. Chi lo trasportava si fermò a Bologna, da lì doveva sicuramente prendere un altro treno. Non so per dove… era il 2 agosto… L’esplosivo era avvolto nella carta… Poi qualcuno ha lanciato un mozzicone… Io lo facevo sempre quando fumavo”. 85 morti e più di 200 feriti per un mozzicone di sigaretta “c’è stato un surriscaldamento ed è esploso… perché la bomba, se c’era la bomba… qualche frammento si sarebbe trovato”.

Depistaggio

La bomba c’era. Un ordigno a tempo contenuto in una valigia sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su di un tavolo portabagagli, ed esplose quel 2 agosto 1980 alle 10.25 nella sala d’aspetto della seconda classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di famiglie in partenza per le vacanze. Nell’immediatezza dell’attentato la posizione ufficiale del governo italiano, presieduto all’epoca da Francesco Cossiga, fu quella dell’incidente. Attribuito non a un mozzicone ma a una vecchia caldaia.

“I depistaggi iniziarono pochi minuti dopo la strage”, dirà, anni dopo, il magistrato Libero Mancuso.

Il 23 novembre 1995 la Corte di Cassazione condannò quali esecutori dell’attentato il capo dei Nar (i nuclei armati rivoluzionari), Giuseppe Valerio Fioravanti, e la moglie, Francesca Mambro. Entrambi, da sempre, si dichiarano innocenti mentre hanno ammesso e rivendicato decine di altri omicidi.

Ultimo condannato per la strage, nel 2007, è stato Luigi Ciavardini e anche lui continua a dichiararsi estraneo a quella strage. Mai sono stati individuati i mandanti. L’ex capo della P2 fu invece condannato per depistaggio insieme all’ex agente del Sismi Francesco Pazienza, e agli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte.

“Una strage che non fu rivendicata… perché era “roba straniera” – dice ancora Licio Gelli – Nessun italiano avrebbe rischiato di uccidere un familiare, un amico o un conoscente”. Va ricordato che il 1980 fu l’anno dei licenziamenti alla Fiat, della marcia dei quarantamila, e anche dell’intervista di Gelli al Corriere della Sera realizzata da Maurizio Costanzo. L’articolo uscì otto settimane dopo la strage di Bologna e cinque mesi prima delle perquisizioni a Castiglion Fibocchi e a Villa Wanda che portarono alla scoperta della lista degli iscritti alla loggia massonica P2. Nella lista, con tessera numero 1819, c’era pure il nome del noto giornalista. “Fu Maurizio Costanzo a darmi il soprannome di Burattinaio. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io risposi, il burattinaio… è meglio che fare il burattino”.

Quell’archivio falso da 400 milioni di lire

Il venerabile burattinaio ricorda poi con un sorriso il “suo vecchio amico Castiglioni”, il capo della polizia uruguayana che per garantirsi la pensione “scoprì” il 28 maggio del 1981 il famoso archivio di Montevideo. “Un archivio falso che i servizi segreti italiani pagarono 400 milioni di lire. Per questo nessuno ha mai visto quelle carte”. Che pure la Commissione sulla P2 presieduta da Tina Anselmi giudicò autentiche.

Con Licio Gelli abbiamo parlato di Aldo Moro, di Giulio Andreotti… e anche di un vecchio verbale dell’ottobre 1988 firmato da Paolo Aleandri, un nero poi pentito. Due pagine ingiallite in cui Aleandri confessa di aver organizzato con Sergio Calore e Bruno Mariani un piano per sequestrare l’ex commendatore della Repubblica Italiana. Onorificenza revocata 32 anni dopo il caso delle liste P2… “La burocrazia ha i suoi tempi… Un sequestro? Impossibile… sono stato l’uomo più protetto d’Italia. E lo sono tuttora. Perché ci sono ancora voci su documenti particolari e scottanti che avrei nascosto da qualche parte… E fino a che non affronterò il mio viaggio senza ritorno loro sono quasi costretti a proteggermi”. Loro chi?

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