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Spia svizzera condannata in Germania

Giudicato colpevole, ma subito libero: il 54enne svizzero accusato di aver cercato di procurarsi illegalmente, tra luglio 2011 e febbraio 2015, informazioni sulle indagini avviate dal fisco del Nordreno-Vestfalia per identificare gli evasori fiscali tedeschi clienti di banche svizzere è stato condannato giovedì a Francoforte a un anno e 10 mesi di carcere con la condizionale e 25'000 euro di multa per "attività di agenti segreti" a favore dell'intelligence elvetica. 

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Daniel M. rischiava una pena fino a cinque anni di carcere, ma ha potuto ottenere clemenza patteggiando una confessione che ha convinto i giudici. Il pubblico ministero, dopo un accordo con la difesa, aveva chiesto due anni con la condizionale e il pagamento di 40’000 euro.

Il cittadino elvetico ha ammesso il 26 ottobre davanti alla corte dell’Oberlandesgericht di Francoforte di aver ricevuto 28’000 euro dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) per il suo lavoro e ha fatto i nomi dei committenti per il suo servizio di spionaggio.

Nessuna “talpa”

L’ex dipendente della polizia comunale di Zurigo e del servizio di sicurezza dell’UBS ha però negato l’avvenuto reclutamento di una “talpa” all’interno dell’Amministrazione finanziaria nel Land del Nordreno-Vestfalia. Egli ha sì riconosciuto di essersi messo alla ricerca di una “fonte” con l’aiuto di un suo contatto tedesco; dopo asserzioni iniziali di segno opposto, ha però sostenuto al processo che questo informatore non è mai esistito e di essersi fatto ingannare da questo partner, titolare di una impresa di sicurezza dell’Assia.

Daniel M. ha anche sostenuto di essere stato motivato da “patriottismo, spirito d’avventura, ricerca del profitto e indignazione”: da ex poliziotto voleva chiarire un comportamento criminale, assunto a suo avviso dagli ispettori fiscali tedeschi, che non hanno esitato a ricorre al furto di dati bancari (i noti CD acquistati dal Nord Reno Vestfalia per milioni di franchi) alla ricerca di presunti evasori.

Lista “sudoku”

Secondo quanto emerso dalle inchieste di magistratura e stampa, il SIC avrebbe consegnato a Daniel M. una cosiddetta “lista Sudoku”, contenente i cognomi degli inquirenti tedeschi, che M. ha poi completato aggiungendo date di nascita, indirizzi e numeri di telefono privati, avvalendosi dei servizi del partner tedesco. Le informazioni così ottenute sarebbero poi servite quale base al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) per spiccare nel marzo 2012 un mandato d’arresto contro i tre funzionari fiscali tedeschi per spionaggio economico e violazione del segreto bancario.

Ministero Pubblico della Confederzione fonte d’accusa

Ed è stato proprio il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) a fornire involontariamente agli inquirenti tedeschi i mezzi di prova contro Daniel M. È infatti presto emerso dopo il suo arresto che le informazioni in loro possesso venivano in buona parte da verbali della Procura federale, che nel 2015 aveva interrogato M. nell’ambito di un procedimento penale autonomo aperto nei suoi confronti con l’accusa di spionaggio economico e altri reati: M. avrebbe fornito dati bancari rubati (poi rivelatisi falsi) riguardanti potenziali evasori fiscali tedeschi a Werner Mauss, noto investigatore privato e collaboratore dei servizi segreti tedeschi.

Daniel M. avrebbe detto all’MPC di lavorare per il SIC e persino rivelato i nomi di alcuni suoi interlocutori nel servizio segreto svizzero, tra cui quello del sostituto direttore Paul Zinniker. L’MPC avrebbe trasmesso per visione queste scottanti informazioni, senza la minima censura, anche all’avvocato difensore dello stesso Mauss, coimputato nell’inchiesta, dal quale sono poi arrivate agli inquirenti tedeschi.

La Procura federale ha dal canto suo negato di aver usato informazioni del SIC per spiccare il suo mandato d’arresto contro i tre funzionari del fisco tedeschi. Un’affermazione suffragata lo scorso maggio anche dall’Autorità di vigilanza sull’MPC.

Vertenza fiscale

Il contesto dell’intricata vicenda è la vertenza fiscale tra Svizzera e Germania che ha causato momenti di forte tensione negli scorsi anni, quando diversi Länder tedeschi hanno acquistato CD con i dati di clienti d’oltre Reno di banche svizzere al fine di smascherare gli evasori fiscali, suscitando anche un’ondata di autodenunce.

Il Nordreno-Vestfalia è stato fra i più attivi acquirenti a partire dal 2010 e le informazioni ottenute hanno permesso al fisco di questo Land di recuperare fino a sette miliardi di euro supplementari secondo il suo ex ministro delle finanze Norbert Walter Borjans.

Tensioni riacutizzate

L’arresto di Daniel M. ha momentaneamente riacutizzato tensioni che sembravano ormai sopite tra due Stati confinanti, che peraltro lavorano molto strettamente in materia di sicurezza e che nel gennaio 2017 – a quanto si è appreso in maggio da fonti di stampa – hanno sottoscritto un accordo “no spy”, ossia di non spionaggio reciproco.

La vicenda ha avuto un’eco anche alle Camere federali. La delegazione delle commissioni della gestione, preposta alla vigilanza sui servizi segreti, ha infatti aperto un’inchiesta per far luce sull’agire del SIC.

Rispondendo alle domande di parlamentari, il Consiglio federale ha qualificato l’operazione tedesca di “controspionaggio”. In agosto il governo ha risposto che una tale raccolta di informazioni è “abituale nell’ambito di una inchiesta penale, tanto più quando non è possibile la cooperazione tra polizie e l’assistenza giudiziaria internazionale”.

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