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Le reazioni in Svizzera e Italia all’accordo sui frontalieri

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Soddisfazione solo parziale da parte del consigliere nazionale Giovanni Merlini, prudenti i giudizi oltre confine

È solo parzialmente soddisfatto il consigliere nazionale Giovanni Merlini, vicepresidente della delegazione ticinese alle Camere federali in merito all’accordo tra Svizzera e Italia sulla tassazione dei frontalieri: “Bisogna rimanere prudenti perché non ne conosciamo i dettagli”, ha spiegato ai microni della RSI il parlamentare liberale-radicale, riferendosi all'”alone di mistero attorno all’esito concreto della lunghissima trattativa”. Merlini lamenta inoltre il fatto che, per ora, non vi sia nessun accenno alla cancellazione della Svizzera dalla lista dei paradisi fiscali e neppure alla possibilità di accesso della Confederazione al mercato finanziario italiano.

Sempre secondo il parlamentare ticinese, è inoltre fondamentale ottenere un impegno concreto da parte di Roma nell’applicazione della tassazione ordinaria dei frontalieri Italiani. Lo scopo elvetico, conclude Merlini, deve infatti essere quello di disincentivare almeno in parte gli italiani a recarsi a lavorare in Svizzera: “Il mio giudizio non è favorevole”.

Christian Vitta, ministro ticinese delle finanze, invece non si sbilancia in merito all’accordo che mette fine ad anni di negoziati: “Abbiamo preso atto della conclusione della fase di negoziazione, a breve partirà la fase di consultazione che però non sarà pubblica e che coinvolgerà anche il Ticino, solo allora avremo modo di entrare nei dettagli dell’accordo e di pronunciarci in merito”.

La Svizzera imporrà il reddito da lavoro dipendente al 70%, il Ticino però chiedeva l’80%. “L’accordo è un passo avanti rispetto alla situazione attuale, ma dobbiamo ancora capire se per il Ticino è sufficiente o meno rispetto alle attese”, spiega ancora Vitta: “Non è ancora detto che la politica approvi quanto ottenuto dai negoziatori: Il Consiglio federale e il Parlamento dovranno pronunciarsi e anche in Italia ci sarà un iter politico da seguire, ci potranno ancora essere ostacolo prima dell’entrata in vigore del testo”. Almeno il testo dei negoziatori ora è definitivo, afferma il consigliere di Stato, ora tocca alla politica valutarlo.

Giudizi prudenti in Italia

Sono contrastanti i giudizi che provengono da oltre frontiera sull’intesa raggiunta dalle due delegazioni. “Vogliamo capire i tempi entro i quali la riforma sarà a regime e soprattutto le aliquote che verranno applicate”, osserva Osvaldo Caro (CISL Varese) secondo il quale sarà interessante vedere quali saranno i criteri che verranno adottati per la tassazione 2018. Da parte sindacale ci si attende inizialmente una tassazione del 30%, che verrà progressivamente portata al 100%. “Il capodelegazione Vieri Ceriani ci ha assicurato che la nuova imposizione sarà a regime non prima di 10 anni e che per un certo tempo verranno applicate le aliquote svizzere. Ora infatti – precisa Osvaldo Caro – le imposte alla fonte che pagano i frontalieri sono pari al 10/15% del salario, a fronte di aliquote italiane ben più onerose. L’aspetto positivo è che questa particolare categoria di lavoratori nel prossimo futuro potrà computare le deduzioni IRPEF per spese sanitarie, ristrutturazioni della casa, interventi di risparmio energetico e altro ancora”.

Prudente il giudizio anche da parte di Paolo Lenna (CGIL Varese) per il quale occorre attendere i dettagli dell’intesa prima di avanzare un giudizio definitivo. “L’accordo di massima, indicato nella road map dello scorso 23 febbraio va bene. Vanno però verificati i tempi di attuazione della riforma, su cui la discussione era aperta. E la gradualità con cui saranno implementate le norme fiscali italiane per i frontalieri”.

Sindaci preoccupati

“L’accordo non farà bene ai lavoratori e nemmeno al mercato del lavoro ticinese”, sostiene invece il sindaco di Lavena Ponte Tresa Pietro Vittorio Roncoroni. “I ristorni (la quota attualmente riversata dalla Svizzera all’Italia sulle imposte alla fonte dei frontalieri, ndr) li incasserà il governo di Roma mentre temo che ci saranno conseguenze per i nostri territori, italiani e svizzeri, e un aumento del lavoro nero dovuto all’aggravio d’imposta conseguente all’applicazione delle aliquote italiane”.

spal/ludoC

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