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Licenziamenti, tagli e aziende che chiudono in Ticino

Industrie ticinesi.
Industrie ticinesi. RSI

Le comunicazioni degli ultimi mesi preoccupano il mondo sindacale e le associazioni economiche. Le condizioni quadro per il mondo economico sono ancora buone, ma il pericolo di parziale deindustrializzazione esiste e non va sottovalutato. Il reportage di Falò.

“Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, la Fiat temeva che i frequenti scioperi delle aziende locali avrebbero bloccato il lavoro di fabbricazione di tutto il gruppo. È per questo che si è deciso di portare la produzione delle valvole in Svizzera, dove non si facevano scioperi”.

Così, Piergiorgio Giuliani, amministratore delegato della fabbrica di molle per valvole Mubea di Bedano (oggi parte di un gruppo tedesco), racconta nel programma della RSI Falò la nascita dell’azienda del Luganese.

Un’azienda in cui, fino a pochi mesi fa, lavorava una settantina di persone e che però ora sta per fermare definitivamente i macchinari.

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“La causa principale che ha spinto a chiudere la fabbrica in Ticino è il forte calo del mercato delle molle per valvole, che si usano solo per i motori a combustione”.

Ma la società di Bedano non è la sola. Poco lontano, a Bioggio, anche la Bioggio Pharma Manifacture ha annunciato l’imminente chiusura e un’ottantina di licenziamenti. Stessa sorte per altre fabbriche del Mendrisiotto.

La VF International di Stabio, poi, non chiuderà ma lascerà a casa una cinquantina di persone. “L’azienda ci ha trattato un po’ come dei pezzi di Lego interscambiabili”, rivela in anonimato un senior designer. “Non è che da un giorno all’altro una persona può essere presa e spostata in un altro contesto. Sono contento del piano sociale, è generoso. Però io… Io volevo lavorare. Non mi aspettavo di stare così poco in questa azienda. Avevo anche rinunciato ad altre offerte di lavoro per lavorare a VF”.

Pericolo di deindustrializzazione

VF International precisa che i tagli corrispondono a circa il 5% dei 1’100 dipendenti occupati a Stabio. Per il gruppo, che si limita ad esprimersi attraverso un comunicato, la riorganizzazione non mette in discussione la presenza dell’azienda a Stabio, che continuerà a portare avanti i progetti, quali la costruzione di un nuovo stabile, nonché ad assumere.

E non è finita qui. Proprio in questi giorni stanno diventando effettive le misure di riorganizzazione per un’ottantina di dipendenti della Consitex di Mendrisio, azienda che appartiene al gruppo Zegna.

“In 17 anni di lavoro penso che negli ultimi tre mesi abbia trattato più licenziamenti collettivi in un breve periodo rispetto a tutta la mia carriera lavorativa. Indicativamente possiamo pensare che siano toccate da queste misure circa 400/500 persone, solo ed esclusivamente nel Mendrisiotto. Noi siamo molto preoccupati, perché questa emorragia non sembra avere fine, perché quasi settimanalmente arriva una comunicazione di qualche nuova procedura di questo tipo”, asserisce il responsabile del settore Industria del sindacato Ocst, Nenad Jovanovic.

Questi sono solo alcuni dei casi emersi dal reportage di Falò, che affronta il pericolo di parziale deindustrializzazione di cui potrebbe essere vittima l’economia ticinese.

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