In Svizzera all’orizzone si profilano di nuovo tassi negativi

Erano stati introdotti per la prima volta nel 2015, per evitare il rafforzamento del franco e rischi di deflazione: un analogo scenario potrebbe portare presto a un ritorno dei tassi d'interesse negativi.
La Banca nazionale svizzera (BNS) ha abbassato il tasso guida allo 0,25% in marzo e UBS prevede che la prossima settimana l’istituto procederà a un ulteriore taglio, portando l’indicatore allo 0%. “Sebbene non ci aspettiamo che la BNS porti i tassi in territorio negativo quest’anno, non escludiamo affatto che ciò accada nei trimestri successivi”, affermano gli economisti della società guidata da Sergio Ermotti in una lunga analisi pubblicata giovedì.
I tassi della BNS sono rimasti negativi fra il 2015 e il 2022, al -0,75%. Per tornare a questi livelli la Banca centrale europea (Bce) dovrebbe scendere a sua volta nettamente sotto il 2%. “Nel caso estremo, con i tassi della Bce vicini allo zero o addirittura sotto, è pensabile un tasso guida della BNS anche inferiore al -0,75%”, mettono in guardia gli specialisti.
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Margine di manovra limitato
Dato il limitato margine di manovra per ulteriori riduzioni la BNS probabilmente combinerà tassi di interesse negativi con nuovi acquisti di valuta estera, ma probabilmente più contenuti rispetto a quelli effettuati dopo la sospensione del tasso di cambio minimo. Finché la Federal Reserve americana e la Bce si asterranno dal perseguire una politica monetaria ultraespansiva, la necessità di acquisti continui di valuta estera da parte della BNS rimarrà comunque probabilmente bassa.
“È improbabile che i tassi di interesse negativi portino a una svalutazione del franco svizzero, ma potrebbero attenuare la tendenza all’apprezzamento”, proseguono gli esperti. Anche se la BNS continuerà a cercare di stabilizzare il tasso di cambio reale, in futuro l’evoluzione del franco sarà determinato principalmente dai differenziali di inflazione con gli altri paesi. “È probabile che i tassi di interesse a lungo termine scendano più rapidamente, ma meno bruscamente rispetto al primo periodo di tassi sotto lo zero”.
Impatto sulle casse pensioni
Le azioni e gli immobili svizzeri potrebbero beneficiare di tassi d’interesse ancora più bassi. Ma l’evoluzione dipende in larga misura dal fattore scatenante del calo: ad esempio se il ritorno ai tassi negativi fosse il risultato di una persistente disinflazione, la politica monetaria allentata potrebbe avere un impatto positivo sui corsi azionari e sui valori immobiliari, ma nel caso di recessione globale – secondo UBS attualmente più uno scenario di rischio che uno scenario di base – le azioni potrebbero correggere in modo significativo. In tal caso le obbligazioni svolgerebbero il loro ruolo di stabilizzatore: una certa allocazione in tale segmento ha quindi senso per ragioni di diversificazione, ma nel medio termine è probabile che i rendimenti negativi pesino sul potenziale di guadagno del comparto.
La situazione potrebbe avere anche un impatto sulle casse pensioni. A seconda dell’allocazione degli attivi e del profilo delle passività un calo dei tassi può portare a una riduzione del grado di copertura. Interessi più bassi generalmente riducono i rendimenti obbligazionari e quindi aumentano il rischio d’investimento richiesto per mantenere il rendimento desiderato. Potrebbe scattare un’ulteriore diversificazione geografica, che comporta però un rischio valutario, che diventerebbe più costoso da coprire.
Niente terremoti per il Pil
E le economie domestiche? A causa del forte indebitamento, soprattutto ipotecario, in generale approfittano di tassi bassi. Ma naturalmente le famiglie che non hanno contratto mutui ipotecari non possono beneficiare di questa tendenza. In passato però le banche hanno trasferito i tassi di interesse negativi ai clienti privati solo in casi eccezionali: il tasso di interesse medio su un conto di risparmio in franchi si è avvicinato rapidamente allo 0%, ma non è mai sceso al di sotto. Secondo UBS una nuova introduzione di tassi di interesse negativi potrebbe essere meno favorevole per le famiglie questa volta rispetto al periodo dal 2015 al 2022. È probabile che le ipoteche a tasso fisso diventino solo moderatamente più favorevoli e i Saron rimarranno probabilmente a circa l’1%.
Per quanto riguarda l’evoluzione del prodotto interno lordo (Pil) stando all’istituto non sono da attendersi terremoti: come successo in passato, la dinamica sarà soprattutto interessata dal quadro congiunturale mondiale. Gli interessi negativi non hanno nemmeno avuto effetti sull’inflazione: e anche nella nuova fase sarà così. L’indebitamento della Confederazione era addirittura diminuito leggermente, ma guardando al futuro il fabbisogno di fondi viene ritenuto maggiore: serviranno infatti investimenti nella sicurezza, nel passaggio a un’economia senza combustibili fossili e nel potenziamento delle tecnologie chiave. “La propensione a utilizzare eventuali tassi di interesse negativi per finanziare questi progetti sarà probabilmente più pronunciata”, conclude UBS.

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