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Dazi USA, tra appelli alla calma e scenari catastrofici

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Dal 7 agosto, molti prodotti svizzeri dovrebbero costare molto di più negli USA. Keystone / Christian Beutler

Mentre le autorità svizzere hanno indicato lunedì di voler continuare a negoziare con Washington anche dopo il 7 agosto, quando dovrebbero scattare i dazi al 39% sulle merci elvetiche esportate oltre Atlantico, gli ambienti economici sono divisi tra chi teme gravi ripercussioni e chi invita alla calma.

La Borsa svizzera ha reagito con relativa tranquillità nella prima giornata di contrattazioni dopo l’annuncio di venerdì scorso, secondo cui dal 7 agosto gli Stati Uniti applicheranno un dazio del 39% sulle importazioni elvetiche.

A metà pomeriggio, lo Swiss Market Index, il principale indice della Borsa di Zurigo, perdeva infatti poco meno dello 0,5%, mentre le più importanti piazze europee facevano segnare progressioni fino ad oltre l’1,5%.

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“Niente reazioni affrettate”

“Niente reazioni affrettate, negatività e speculazioni e, soprattutto, niente iperventilazione, in particolare da parte dei giornalisti: mantenete la calma”, ha esortato il gruppo orologiero Swatch, sollecitato dall’agenzia di stampa economica Awp.

Il colosso elettrotecnico ABB ha da parte sua ricordato che la strategia aziendale punta a essere autosufficienti in ogni regione: già oggi, il 75-80% dei prodotti negli Stati Uniti viene fabbricato localmente, in Europa la quota è del 95% e in Cina dell’85%. “Una componente centrale della nostra strategia è quella di aumentare ulteriormente i tassi di localizzazione nell’ambito dei nostri investimenti”, fa sapere l’azienda. ABB sta comunque monitorano “con molta attenzione” la situazione. La ditta realizza il 27% del fatturato negli USA e negli ultimi tre anni sono stati investiti oltre 500 milioni di dollari nelle attività americane, ad esempio in nuovi stabilimenti di produzione o centri di ricerca.

Anche presso Lindt&Sprüngli, gigante del cioccolato di alta qualità, non ci si scompone. “La stragrande maggioranza dei prodotti venduti negli Stati Uniti sono fabbricati localmente nello stabilimento di produzione di Stratham, nel New Hampshire”, ha spiegato un portavoce. “Gli articoli provenienti dall’Europa rappresentano solo una piccola parte del volume totale”.

In gioco decine di migliaia di posti di lavoro

Se le grandi aziende hanno i mezzi per produrre localmente ed evitare così che i dazi incidano sul costo del prodotto, la situazione è ben diversa per le innumerevoli piccole e medie imprese (PMI) che commerciano con quello che ormai da alcuni anni è il più importante mercato d’esportazione per la Svizzera (52 miliardi di franchi nel 2024Collegamento esterno).

Secondo Urs Furrer, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, associazione che rappresenta gli interessi delle PMI, vi sono in gioco decine di migliaia di posti di lavoro.

“Se questi dazi entreranno davvero in vigore giovedì, non ci sarà solo un aumento del lavoro ridotto, ma un aumento generale della disoccupazione”, ha sottolineato Furrer in un’intervista all’agenzia stampa Keystone-ATS.

Il direttore dell’USAM ha chiesto al Consiglio federale di alleggerire gli oneri per le PMI laddove possibile, ad esempio per quanto riguarda i costi burocratici.

Berna vuole continuare a negoziare

Intanto, riunito lunedì pomeriggio per una riunione di crisi, il Governo svizzero ha indicato in una notaCollegamento esterno che intende continuare a negoziare con Washington per ottenere un trattamento equo.

Il Consiglio federale si è detto disposto ad andare oltre la dichiarazione congiunta d’intenti firmata a inizio luglio dai negoziatori elvetici, ma mai ratificata dalla controparte americana. E, se necessario, negoziare anche dopo il 7 agosto, data a partire dalla quale Washington ha fissato l’entrata in vigore delle nuove tariffe doganali.

“Per migliorare la situazione dei dazi doganali e tenendo conto delle preoccupazioni degli Stati Uniti, la Svizzera entrerà in questa nuova fase con l’intenzione di presentare loro un’offerta più interessante”, si legge nel comunicato.

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Un forte partenariato economico

La Confederazione e gli Stati Uniti sono legati da un forte partenariato economico. Negli ultimi vent’anni il commercio bilaterale è quadruplicato, ha sottolineato il Governo. La Svizzera è il sesto investitore straniero negli Stati Uniti e il primo investitore in ricerca e sviluppo. Il Consiglio federale desidera mantenere queste relazioni economiche dinamiche.

In base alla tariffa doganale annunciata da Trump il 31 luglio, quasi il 60% delle merci elvetiche esportate negli USA sarà soggetto a un dazio aggiuntivo del 39% a partire dal 7 agosto. In particolare, per il momento sono esentati dalle nuove tariffe i prodotti farmaceutici. Ciò comporterebbe per la Svizzera tariffe particolarmente elevate rispetto ad altri partner commerciali degli Stati Uniti con una struttura economica comparabile (UE: 15%, Regno Unito: 10%, Giappone: 15%).

Nessuna slealtà

Il surplus commerciale della Svizzera nelle esportazioni di merci – calcolato fino a marzo 2025 – non è assolutamente il risultato di pratiche commerciali “sleali”, viene ancora sottolineato nel comunicato. Al contrario, la Svizzera ha abolito unilateralmente tutti i dazi doganali sui prodotti industriali a partire dal gennaio 2024, per cui oltre il 99% di tutte le merci provenienti dagli Stati Uniti può essere importato in Svizzera in esenzione doganale. La Svizzera non fornisce alcun sussidio industriale che possa distorcere il mercato.

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Al momento il Consiglio federale non intende adottare contromisure. In linea con le strategie di politica estera e di politica economica esterna, il Governo continuerà a impegnarsi per diversificare le relazioni commerciali con tutti i suoi partner internazionali.

Lavoro ridotto

Per evitare licenziamenti in caso di perdita temporanea e inevitabile di posti di lavoro riconducibile ai nuovi dazi, sarà possibile ricorrere al collaudato strumento dell’indennità per lavoro ridotto.

L’esecutivo analizza costantemente gli sviluppi della situazione e il loro impatto sull’economia nazionale e fa in modo di poter intervenire rapidamente se necessario.

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