Costruzione, salari in crescita dell’1,4% nel 2025 e pensione a 60 anni assicurata
Aumento degli stipendi generalizzato dell'1,4% per il 2025 e garanzia per il pensionamento a 60 anni: sono i risultati delle trattative salariali del settore principale dell'edilizia.
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L’accordo con la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) è stato raggiunto il 5 novembre e nel frattempo è stato ratificato, hanno indicato oggi i sindacati Unia e Syna. Il risultato negoziale è stato raggiunto dopo diverse tornate di trattative: “una soluzione è stata infine possibile grazie alla disponibilità di entrambe le parti a fare concessioni reciproche”.
Il ritocco dell’1,4% – che concerne circa 70’000 lavoratori sottoposti al contratto nazionale mantello (CNM) – interesserà tutte le buste paga effettive e i salari minimi. Permetterà di mantenere il potere d’acquisto, scrivono i rappresentanti dei lavoratori.
Inoltre dato che la generazione dei baby boomer sta andando in pensione è stato necessario adottare misure per garantire il pensionamento anticipato: il contributo di finanziamento dei datori di lavoro sarà aumentato di ulteriori 0,5 punti percentuali. Sul piano delle prestazioni, i contributi per la compensazione degli accrediti di vecchiaia del secondo pilastro saranno eliminati, una rendita completa sarà garantita dopo 20 anni di contribuzione anziché 15 e gli incentivi per continuare a lavorare volontariamente oltre i 60 anni saranno potenziati. Il termine di disdetta per il modello di pensionamento anticipato viene aumentato da 5 a 10 anni. E per finire se, contrariamente alle aspettative, in futuro si renderanno necessarie ulteriori misure di risanamento, saranno i lavoratori a decidere se attuarle attraverso aumenti dei contributi o adeguamenti delle prestazioni.
“Aumentando i contributi a carico del datore di lavoro di altri 0,5 punti, gli impresari costruttori sottolineano il proprio impegno sociale e la difesa del pensionamento flessibile, che ora viene finanziato con contributi pari a una percentuale salariale del 6%, mentre i lavoratori versano una percentuale salariale del 2,25%”, afferma la SSIC in un proprio comunicato. “Le parti contraenti sono convinte di aver trovato una soluzione razionale per le aziende, i lavoratori e l’intero settore”.
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