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La paura di perdere il posto di lavoro diminuisce in Svizzera, ma non lo stress

persona si tiene le mani fra i capelli
Più di 650'000 salariati e salariate vogliono cambiare lavoro a causa dello stress, secondo Travail.Suisse. Keystone / Andree-noelle Pot

Nella Confederazione solo una persona su dieci è preoccupata per il proprio posto di lavoro. Per contro, lo stress rimane un problema.

Soltanto l’11,2% dei salariati e delle salariate temono per il loro impiego. È quanto emerge dal barometro annuale sulle condizioni sul posto di lavoro dalla confederazione sindacale Travail.Suisse, presentato lunedì a Berna.

Dalla prima edizione nel 2015 di questa indagine rappresentativa, condotta dalla Scuola universitaria professionale bernese su circa 1’500 persone di età compresa tra i 16 e i 64 anni, il dato non era mai stato così esiguo.

La tendenza è da collegare principalmente al basso tasso di disoccupazione (1,9% a fine ottobre, secondo i dati della Segreteria di Stato dell’economia) e alla penuria di manodopera qualificata, precisa Travail.Suisse.

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Stress, un problema centrale

Se il timore di perdere il proprio impiego è ai minimi degli ultimi anni, la situazione è più preoccupante per quanto riguarda lo stress al lavoro.

Dal 2016, la percentuale di persone stressate è passata dal 37,8% al 43%. “Più di 650’000 salariati e salariate vogliono cambiare lavoro a causa dello stress, ciò mostra che è urgente agire”, ha sottolineato Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse. Quest’ultimo esige che la lotta contro lo stress diventi “una priorità politica”. Inoltre, circa tre impiegati e impiegate su quattro si aspettano un aumento del carico di lavoro nel prossimo futuro.

Chi lavora nei settori della sanità e del sociale giudica le proprie condizioni di lavoro come meno buone che in altri ambiti. Ciò fa entrare questi ambiti in un circolo vizioso: la penuria di manodopera accentua lo stress e peggiora le condizioni di lavoro, spingendo i lavoratori e le lavoratrici a interruzioni del lavoro o a cambiare professione, cosa che aumenta la mancanza di personale qualificato, ha rilevato la vice-presidente di Travail.Suisse Léonore Porchet.

Quest’ultima chiede al Consiglio federale e al Parlamento di varare rapidamente l’iniziativa sulle cure infermieristiche, accettata un anno fa in votazione popolare.

Telelavoro sì, ma…

Per la prima volta, il barometro esamina inoltre l’influenza di differenti fattori sulla soddisfazione al lavoro. Le attività fisicamente dure, un lavoro con esposizione a luce artificiale, una marcata struttura gerarchica e un impiego nei settori della sanità e del sociale sono fattori che influenzano negativamente la soddisfazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ha spiegato Gabriel Fischer, responsabile della politica della formazione presso Travail.Suisse.

Il genere sembra anch’esso avere un’influenza: le donne hanno mediamente un livello di soddisfazione inferiore agli uomini. Al contrario, l’indipendenza e il fatto di ricoprire posizioni di responsabilità ai vertici di un’azienda sono i due elementi che hanno un’influenza più positiva.

Tra gli altri fattori ad avere un impatto positivo sulla soddisfazione al lavoro figurano in particolare un’attività a tempo parziale e la possibilità di lavorare da remoto. Fischer ha sottolineato tuttavia che il telelavoro ha mantenuto la sua ambivalenza. Malgrado il suo impatto generale positivo, solo una minoranza (38,8%) lavora da casa e la maggior parte di chi non ne usufruisce (58,9%) non ha voglia di farlo.

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