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Trieste scioccata dalla violenza del giovane dominicano

UN gruppo di poliziotti davanti alla questura d Trieste.
Keystone / Andrea Lasorte

Il Gip ha convalidato il fermo de giovane dominicano accogliendo le richieste della Procura sulla custodia in carcere dell'uomo accusato del duplice omicidio di due poliziotti venerdì in Questura a Trieste. Il giovane non parla mentre la madre chiede scusa: "mi dispiace per quello che ha fatto mio figlio". Ma racconta anche che il figlio "stava male, sentiva le voci" e che anche venerdì mattina "abbiamo chiesto aiuto all'ospedale". Poi la tragedia.  

Ha sparato sedici colpi, dentro e fuori la Questura, lasciando a terra i due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ai quali aveva sottratto la pistola dalla fondina. Ora quelle custodie sono al centro di una polemica e sono state sequestrate, assieme alle armi, con cui il giovane dominicano ha ammazzato i due poliziotti, ferito un altro e seminato il panico in un pomeriggio di follia. 

Le scuse della madre

La madre dell’uomo chiede “di perdonarlo” e ricorda la malattia mentale del figlio: “sentiva le voci – dice – stava male”. Ma in Italia non era in cura presso il servizio di igiene mentale come invece lo era in Germania dove l’uomo, con madre e fratello, aveva vissuto. Forse anche per il suo disagio il giovane dopo i due omicidi si è chiuso nel silenzio e non ha risposto neanche al magistrato.    

Trieste sotto choc

Il giorno dopo la tragedia, Trieste, scioccata dalla violenza del giovane dominicano 29enne, si stringe a se stessa e, in particolare, intorno alla Questura. E si pone domande che solo l’inchiesta potrà chiarire per accertare come sia stato possibile che un’operazione di routine, come quella di accompagnare un accusato di furto presso gli uffici della Questura – scortato anche dal 118 – sia sfociata in un pomeriggio di sangue. 

Due sono le vittime ma, stando alla ricostruzione della Questura, il bilancio avrebbe potuto essere più grave. In questo senso l’inchiesta dovrà accertare, tra l’altro,l’efficienza delle fondine. Tanto che gli inquirenti le hanno sequestrate insieme con le armi. Ma il Dipartimento della pubblica sicurezza interviene per precisare che “allo stato degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell’arma del collega ucciso per primo”. 

I punti chiari e chiariti sono tanti: sebbene l’omicida non abbia risposto al pm, che lo ha interrogato in ospedale, si è esclusa qualunque correità del fratello nella vicenda. Fratello che invece venerdì, avendo raccolto la confessione dell’omicida sul furto del motorino,aveva subito chiamato la polizia. 

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Tributo alle due vittime

È incessante il tributo ai due giovani poliziotti uccisi. Le forze dell’ordine e i vigili del fuoco hanno commemorato i due caduti giungendo con decine di auto davanti alla Questura dove erano disposti in fila parenti e colleghi di Pierluigi Rotta e Matteo Demenigo e, rompendo un silenzio irreale, hanno fatto scattare le sirene. Il Questore, Giuseppe Petronzi, ha pianto e stretto centinaia di mani. Non solo a Trieste: in tante città si svolgono analoghe testimonianze. 

Trieste, orfana di due suoi poliziotti, sospende anche legare e le manifestazioni che preludono alla più grande regata del mondo, la Barcolana. Il sindaco dichiara il lutto cittadino per Pierluigi e Matteo, morti con la divisa che amavano.

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