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In Israele si dovrà tornare a votare

Israele verso un nuovo appuntamento elettorale. Il premier Benjamin Netanyahu, che ha vinto le passate elezioni, non è riuscito a formare un governo. Un'eccezione per un Paese che torna alle urne per la seconda volta in un anno e che rischia di colpire al cuore, con suo effetto a catena, il Piano di pace del presidente Trump.

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Non è un mistero infatti che il voto fissato per il prossimo 17 settembre getti un pesante riflesso temporale e politico sull’iniziativa Usa. Un nuovo governo israeliano – qualunque esso sia – sarà nella pienezza dei suoi poteri, a patto che tutto vada bene, non prima della fine di ottobre. Giusto in tempo per entrare in rotta di collisione con gli impegni di Trump, alle prese con una campagna elettorale, ad un anno dalle presidenziali, in cui è prevedibile la riproposizione dello slogan ‘America First’.

Reazione americana

Per questo, ogni impegno Usa non potrà che avere garanzie limitate. Netanyahu, che ha visto a Gerusalemme l’inviato del Capo della Casa Bianca, Jared Kushner, in ben altre condizioni da quelle immaginabili prima della debacle politica del suo governo, ha provato lo stesso a gettare acqua sul fuoco. “Come sapete – ha detto – ieri sera abbiamo avuto un piccolo problema, ma questo non ci fermerà. Continueremo a lavorare insieme”.

Poi ha sottolineato che l’incontro con Kushner “è stato importante e produttivo, a conferma che l’alleanza con gli Usa non è mai stata così salda e che sta diventando ancora più forte”. A questo fine ha esaltato la Trilaterale sulla sicurezza, che si terrà a giugno a Gerusalemme tra Usa, Russia e Israele, definendola “evento senza precedenti”.

Il genero di Trump non ha potuto che prendere atto della nuova situazione e ha rivendicato l’importanza del riconoscimento Usa della sovranità israeliana sulle Alture del Golan, salutata da Netanyahu come “un successo”.

A prendere posizione ci ha pensato dagli Usa lo stesso Trump, che ha definito “un peccato” che Israele debba tornare al voto. Del resto in Israele si è subito messo in evidenza che la crisi politica subita da Netanyahu finirà per “uccidere” il Piano di pace, già boicottato dai palestinesi.

Israele, inoltre, affronterà con un premier senza governo sia il Seminario sugli aspetti economici del Piano, in programma a Manama, Bahrein, a fine giugno, sia il quasi contemporaneo Trilaterale sulla sicurezza.



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