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Il trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia stagna

camion in autostrada e treno merci sullo sfondo
Il numero di camion che transitano dai valichi alpini svizzeri non ha registrato diminuzioni significative l'anno scorso. Keystone / Martin Ruetschi

L'anno scorso 880'000 camion hanno attraversato le Alpi svizzere. Una cifra leggermente inferiore a quella dell'anno prima, ma ancora lontana dall'obiettivo di 650'000 fissato dalla legge.

“Andamento lento”, cantava nel 1988 Tullio De Piscopo. Un ritornello che potrebbe calzare anche al trasferimento del trasporto merci dalla strada alle rotaie.

Dopo una diminuzione significativa nel 2019, quando si è passati da 941’000 a 898’000 veicoli pesanti, il numero di autocarri che attraversano le Alpi è infatti rimasto più o meno lo stesso, come si può osservare dal grafico.

L’anno scorso sulle arterie alpine svizzere, in particolare lungo l’autostrada del San Gottardo, sono transitati 880’000 camion, 15’000 in meno rispetto al 2021, stando alle cifre pubblicate giovedì dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT).

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Anche paragonando la quota di mercato del trasporto su rotaia e di quello su gomma, nonché il volume delle merci trasportate, il quadro non cambia: il 2022 (e più in generale gli ultimi quattro anni) è stato sinonimo di stagnazione.

Seppur rispetto ad altri Paesi in Svizzera la ferrovia sia ampiamente il vettore numero uno per il trasporto merci, la sua quota è rimasta invariata al 73,9%.

Per quanto concerne il volume, dalla strada sono transitate l’anno scorso 9’973 migliaia di tonnellate (68 in meno rispetto all’anno prima), mentre dalla rotaia 28’300 (-62).

Per la strada, i livelli massimi erano stati raggiunti nel 2011, con 14’400 migliaia di tonnellate. Poi, appunto vi è stato un costante calo fino al 2019. Per la ferrovia, invece, le cifre sono più o meno stabili, sempre attorno alle 28’000 migliaia di tonnellate annue.

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Il completamento della nuova ferrovia transalpina (con la messa in esercizio alla fine del 2016 della galleria di base del San Gottardo e nel 2020 di quella del Monte Ceneri) e del corridoio per il trasporto di semirimorchi con altezza agli angoli di quattro metri su questo stesso asse nel 2020, “aveva dato una forte spinta al trasferimento del traffico merci transalpino”, rileva l’UFT.

Problemi in Germania

Due fattori hanno però frenato l’evoluzione in atto. Da un lato, vi sono stati “notevoli problemi” che hanno interessato in particolare “la tratta principale attraverso la Germania, di continuo interrotta o congestionata”, precisa l’UFT. Dall’altro i rincari della corrente elettrica si sono ripercossi sul costo delle tracceCollegamento esterno e molte compagnie ferroviarie hanno dovuto aumentare i prezzi delle loro offerte.

L’obiettivo fissato dalla Legge federale sul trasferimento del traffico merciCollegamento esterno resta così lontano. La norma, elaborata in seguito all’accettazione dell’Iniziativa delle Alpi nel 1994, prevede o meglio prevedeva che l’obiettivo di 650’000 transiti annui doveva “essere conseguito al più tardi due anni dopo l’avvio dell’esercizio della galleria di base del San Gottardo”. Ovvero nel 2018.

Al ritmo attuale ci vorranno quindi ancora diversi anni prima che l’obiettivo possa essere concretizzato.

L’Iniziativa delle Alpi esprime “inquietudine”

L’Iniziativa delle Alpi – l’associazione nata nel 1989 e all’origine dell’articolo costituzionale approvato nel 1994 dalla popolazione svizzera – ha accolto con una certa costernazione le cifre pubblicate giovedì, esprimendo la sua “inquietudine” di fronte all’evoluzione nella politica di trasferimento.

Seppur lentamente, dal 2010 il numero di camion diminuiva di anno in anno, rileva l’associazione. Nel 2022 ciò non è avvenuto e l’Iniziativa delle Alpi teme che questo scenario si ripeterà nei prossimi anni.

La galleria ferroviaria di base del San Gottardo mantiene in parte le sue promesse. Tuttavia, ci dice Floriane Kaiser “potrebbe essere utilizzata meglio”. Le cifre del Rapporto sul trasferimento del traffico 2021 dell’UFT “mostrano che c’è ancora un margine di manovra per quanto concerne il tasso d’utilizzazione”, osserva la responsabile del settore Politica e comunicazione per la Svizzera francese dell’Iniziativa delle Alpi.

Le ragioni invocate dall’UFT per spiegare la stagnazione registrata l’anno scorso, in particolare i problemi in Germania, convincono solo in parte l’associazione. “In Svizzera, la strada è troppo a buon mercato”, sottolinea Floriane Kaiser. La tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP, una tassa federale che dipende dal peso totale del veicolo, dal livello di emissioni e dai chilometri percorsi in Svizzera) “mira a internalizzare i costi nel settore del traffico pesante, che ammontano attualmente a 2,65 miliardi di franchi. Tuttavia, la TTPCP copre solo un miliardo di questi costi”.

L’associazione chiede a Governo e Parlamento di adottare “misure rapide ed efficaci per raggiungere al più presto” l’obiettivo di 650’000 transiti all’anno.

L’Iniziativa delle Alpi domanda in particolare un aumento della TTPCP, una riduzione del prezzo delle tracce per il trasporto ferroviario e un aumento delle sovvenzioni per favorire il trasferimento dalla strada alla ferrovia.

Non solo le Alpi

Mentre per il traffico transalpino la ferrovia detiene una quota di mercato di circa il 73%, su tutto il territorio svizzera la proporzione è molto più bassa: meno di un quarto del trasporto di merci interno e import/export avviene su rotaia. Nel 2000, la quota era invece di quasi il 30%.

Questa situazione preoccupa l’Iniziativa delle Alpi. “Bisogna agire anche sull’Altipiano, affinché i camion siano trasferiti sul treno sull’asse est-ovest. Solo intervenendo qui, potremo far diminuire anche il traffico transalpino”, osserva Floriane Kaiser.

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