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Il Kosovo chiede aiuto a Berna per entrare nel Consiglio d’Europa

Albin Kurti e Alain Berset (a destra).
Albin Kurti e Alain Berset (a destra), nell'incontro di una settimana fa. © Keystone / Peter Klaunzer

Il premier kosovaro Albin Kurti ha sottolineato la necessità di un sostegno svizzero al suo Paese per ottenere l’accesso al Consiglio d'Europa. Il Kosovo, ha detto il politico al quotidiano NZZ, “ha bisogno di amici, che forniscano un quadro fedele di noi".

L’obiettivo di Pristina è di entrare a far parte del Consiglio d’Europa già dal prossimo anno, ha affermato Albin Kurti. A porre un freno all’entrata nell’organizzazione europea in difesa dei diritti umani sono questioni geopolitiche, in particolare il mancato riconoscimento dello Stato balcanico da parte dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

La Svizzera sostiene l’adesione del Kosovo al Consiglio d’Europa, ha indicato Albin Kurti, che una settimana fa ha incontrato il presidente della Confederazione Alain Berset. Ciò, ha aggiunto, consentirebbe a tutti gli abitanti del suo Paese, comprese le e gli appartenenti della minoranza serba e di altre comunità, di avere accesso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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Dal canto suo, durante i colloqui, Alain Berset ha sottolineato il sostegno della Svizzera al processo di normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia e invitato entrambi i Paesi ad attuare gli accordi di Bruxelles e Ohrid, negoziati in primavera.

Ma la situazione nella regione si sta rapidamente deteriorando e sono di nuovo scoppiati gli scontri interetnici. Due giorni dopo l’incontro bilaterale, nel nord del Kosovo abitato dalla minoranza serba si sono però verificati pesanti scontri. Una circostanza che, a detta del premier balcanico, farà sì che “ci sarà un prima e un dopo 24 settembre”.

In proposito il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha condannato “con la massima fermezza” l’attacco nei confronti della polizia kosovara e ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione. Gli autori di quest’atto di violenza dovranno renderne conto, ha scritto il DFAE su X (ex Twitter).


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