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Il biodiesel da oli delle cucine sarà prodotto in Vallese

Presto novità alla pompa di benzina.
Keystone / Martin Meissner

Nel canton Vallese potrebbe presto sorgere il primo impianto svizzero per la produzione di biocarburante ricavato da oli esausti.

La società Helvoil sta infatti portando avanti un progetto da 100 milioni di franchi per la costruzione, su una superficie di 20’000 metri quadrati a Monthey, di uno stabilimento per la sintesi dell’HVO (hydrotreated vegetable oil, olio vegetale idrogenato). Impianti analoghi sono già operativi in Francia, Italia, Olanda, negli Stati Uniti e a Singapore.

Entro la fine del mese, hanno fatto sapere fonti dell’impresa, “presenteremo la domanda di costruzione e speriamo di ottenere il via libera entro la fine dell’anno, il cantone ci sostiene”.

Secondo il piano industriale la fabbrica, che sarà inaugurata a metà del 2024, produrrà 100’000 tonnellate di carburante all’anno, vale a dire il quantitativo necessario “a coprire il consumo di tutto il traffico merci su strada tra Basilea e Chiasso per dodici mesi o a rifornire tutte le vetture diesel svizzere due volte all’anno”, ha spiegato in conferenza stampa il presidente del cda di Helvoil, Luca Schenk.

Attualmente in Svizzera il consumo di oli vegetali ammonta a circa 150’000 annue e di queste se ne possono ragionevolmente recuperare il 20%, vale a dire 30’000 tonnellate: metà dalle cucine industriali (ristoranti e kebab) e l’altra metà da punti di raccolta per i privati. “Il resto dovrà essere importato da paesi vicini come Francia, Italia e Germania”, ha precisato il dirigente della società.

Ma a quanto ammonta il fabbisogno? Per il momento la Svizzera importa tutto il biodiesel da oli vegetali che consuma, ovvero 50’000 tonnellate nel 2020, secondo i dati forniti dalle dogane.

In questo scenario l’impianto di Monthey, sottolineano fonti della Helvoil, intende contribuire a una maggiore autosufficienza della Svizzera in termini di carburanti rinnovabili per il trasporto stradale, con l’ulteriore vantaggio di ridurre fino al 90% le emissioni inquinanti di CO2.

La messa in funzione dell’impianto richiederà importanti investimenti ma in proposito Luca Schenk ha indicato che i 100 milioni necessari sono già stati raccolti e interamente finanziati da un fondo di UBS dedicato alle aziende svizzere attive nella produzione di energia sostenibile. Dal profilo dell’impatto sociale l’iniziativa imprenditoriale consentirà di creare fino a 40 nuovi impieghi nella regione.

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