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Il “Superbonus” sta costando caro allo Stato italiano

impalcatura su un edificio. operai e passanti in controluce
Un vero affare che ha portato a un boom di richieste Keystone / Riccardo Antimiani

In Italia sono migliaia i cantieri aperti grazie all’incentivo che da due anni permette di ristrutturare edifici praticamente a costo zero. L’obiettivo è quello di rilanciare l’economia dopo la crisi generata dalla pandemia, ma la misura si è rivelata molto costosa per le casse dello Stato.

Per rilanciare l’economia in seguito alla crisi Covid-19, lo Stato italiano ha messo a disposizione della popolazione incentivi per ristrutturare gli edifici. Il primo è stato il bonus facciate, per cambiare il volto delle città. Poi è arrivato il superbonus per la ristrutturazione degli edifici. I costi dei lavori si possono detrarre dalle tasse fino al 110% e quindi, di fatto, è lo Stato che si ritrova a pagare. Un vero affare che ha portato a un boom di richieste. Sono stati finora registrati oltre 150’000 interventi edilizi che, secondo le stime, costano 30 miliardi di euro allo Stato.

Il “Superbonus” non piace al presidente del Consiglio Mario Draghi, che lo ha ribadito più volte. Secondo lui i prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati perché questo 110% non va a incentivare le trattative sui prezzi. Il provvedimento, varato dal predecessore di Draghi, Giuseppe Conte, continua però a essere difeso dai Cinque Stelle.

Negli ultimi mesi, inoltre ci sono stati diversi tentativi di limitare le storture e garantire l’equità: la maggioranza di richieste finora è giunta per palazzi appartenenti alla “media-alta borghesia. L’invito ora è quello di agevolare l’accesso a questi bonus anche per le aree di periferia”, ha dichiarato ai microfoni della RSI il vicepresidente dell’associazione Difesa e Orientamento Consumatori (ADOC) Angelo Garofalo.

Gli incentivi saranno offerti fino al 2025 e solo allora si capirà quanto sarà costato cambiare il volto di tante città italiane.

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