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“Pluriespressionismo” svizzero in mostra ad Aosta

Una mostra al Museo regionale archeologico di Aosta presenta per la prima volta in Italia una raccolta di opere di pittori e pittrici che hanno fatto la storia dell’espressionismo elvetico.

Che la Svizzera importi molti prodotti, è noto. Che importi tradizioni e usanze, pure. Ma che l’espressionismo faccia parte di questa categoria, non è un fatto così noto. Si tratta ovviamente di un’importazione più concettuale che concreta: l’espressionismo elvetico nasce quando gli artisti e le artiste straniere vengono nella Confederazione o quando gli svizzeri e le svizzere, dopo una permanenza all’estero tornano in patria.

È così che nella Svizzera tedesca arriva l’impressionismo germanico, in Romandia quello francese e in Ticino quello italiano. O meglio: quel poco che in Italia si è sviluppato. Questo perché, come ci spiega Daria Jorioz, curatrice dell’esposizione Espressionismo svizzero. Linguaggi degli artisti d’OltralpeCollegamento esterno che si tiene al Museo regionale archeologico di Aosta fino al 23 ottobre 2022, in Italia non c’è mai stata una vera e propria scuola espressionista. Nel Paese si sono sviluppate altre correnti e artiste ed artisti si sono subito voltati verso il futurismo.

Artisti in cerca di un’oasi di pace

L’arte, si sa, nasce spesso dalla necessità dell’artista di esprimere – che sia usando pittura, scultura, scrittura, danza, canto o altro – sentimenti nati dalla situazione in cui vive. Le tragedie sono sempre state le più grandi muse degli artisti, basti pensare alla Guernica di Picasso, per esempio, o alle opere di Frida Kahlo, che, imprigionata in un corpo martoriato da malattia e incidenti, si liberava attraverso la pittura. Ecco, in un contesto come questo, ci si potrebbe chiedere da dove possono trarre ispirazione artisti e artiste in una Svizzera dove nella storia recente si è sempre vissuto, tutto sommato, abbastanza tranquillamente. È proprio grazie a questa tranquillità che gli artisti arrivano nella Confederazione: la vicinanza con Francia e Germania durante la prima Guerra mondiale (l’espressionismo nasce nei primi anni del XX secolo) fa sì che molti artisti vengano in Svizzera a cercare un’oasi di pace e serenità. Una volta sul posto inizia il dialogo artistico che dà vita anche al filone rossocrociato di questo movimento.

Un movimento che in Svizzera è molto legato al territorio, sia dal punto di vista visivo (le montagne sono presenti nei lavori di molti artisti) che da quello culturale. La Svizzera si caratterizza per il suo plurilinguismo e multiculturalismo ed è così che anche il suo espressionismo è “pluri”: le opere romande hanno un’impronta francese e si differenziano da quelle svizzero-tedesche (che hanno influenze germaniche), che a loro volta sono diverse da quelle della Svizzera italiana.

Spazio alle donne

La mostra è arrivata ad Aosta per due ragioni principali: da una parte la vicinanza geografica e culturale con la Svizzera – “Siamo anche noi incastonati nelle Alpi”, dice Jorioz – e dall’altra la volontà del museo di presentare al pubblico italiano un movimento artistico ancora troppo poco conosciuto seppur molto importante. E che ha dato spazio alle donne. O meglio: che ha permesso alle donne di prendersi i loro spazi in un mondo tradizionalmente maschile. Si sono così fatte conoscere Marianne von Werefkin, Alice Bailly o Rita Janett. L’esposizione, che è frutto di una collaborazione con il Kunstmuseum di Winterthur, si compone di 70 opere di circa 50 artisti: Ernst Ludwig Kirchner, Albert Müller, Cuno Amiet o ancora Giovanni Giacometti (papà di Alberto), per citare i più importanti. Artisti che hanno formato anche dei collettivi, usati sia per poter interagire con persone dagli interessi simili, sia per poter organizzare esposizioni insieme.

Inizialmente queste vengono accolte con molta severità, spiega Daria Jorioz. Il pubblico e la critica non non sono abituati e non comprendono immediatamente l’importanza e la novità di questo nuovo linguaggio, che non rappresenta più fedelmente quello che l’occhio vede ma che esprime, attraverso l’uso di soggetti, colori e pennellate, i sentimenti che un’immagine può trasmettere. Con il tempo, però, le cose sono cambiate, gli espressionisti sono stati accettati come artisti a tutti gli effetti e hanno spianato la strada a chi è arrivato dopo di loro. L’espressionismo ha segnato in effetti una sorta di momento spartiacque nella storia dell’arte: da “semplice” rappresentazione della realtà, la pittura diventata qualcosa di molto più intimo e soggettivo. 

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