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I tifosi di calcio possono finalmente tornare sugli spalti, ma a certe condizioni

I giocatori dello Young Boys si allenano in uno stadio vuoto.
Il Grasshoppers di Zurigo, per esempio, non intende istituire strutture per i test Covid per la prima partita in casa di domenica contro il Basilea. Keystone / Anthony Anex

Dopo un anno di quasi digiuno, nel fine settimana i tifosi delle squadre di calcio che militano in Super League potranno di nuovo affluire a migliaia allo stadio. Unica condizione per essere ammessi sugli spalti: essere vaccinati, guariti o testati negativi al Covid-19, una precondizione che metterà a dura prova i club e invisa a molti fan, specie lo zoccolo duro.

Quando sarà dato il fischio d’inizio alla stagione, sabato alle 18.00 per la partita tra il Lucerna e lo Young Boys, il numero di spettatori non sarà più limitato. Al momento, circa due terzi degli adulti in Svizzera sono stati immunizzati contro il coronavirus. Tutti gli altri dovranno farsi testare se vogliono assistere alle partite o dimostrare di essere guariti. Ciò significa, per i sodalizi, un doppio controllo: prima il biglietto d’entrata o l’abbonamento, poi il certificato Covid, senza dimenticare la carta d’identità. Fino a nuovo avviso, i tifosi non vaccinati dovranno prevedere per tempo un test. La maggior parte dei club sono riluttanti a fornire strutture per gli esami negli stadi o in loro prossimità.

Non tutti i club sono d’accordo

È il caso del Grasshoppers di Zurigo, ormai ex grande del calcio elvetico ritornata in Super League, che – come riferito oggi da Radio SRF – non intende istituire strutture simili per la prima partita in casa di domenica contro il Basilea. Il motivo? L’impossibilità di stimare quanti tifosi ne avrebbero fatto uso. Unica eccezione sono i ginevrini del Servette: il club intende dare la possibilità di farsi testare in occasione del primo incontro in casa previsto il 1° di agosto.

Storcono il naso anche i tifosi

Lo zoccolo duro dei fan non è affatto contento delle nuove regole. In una dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre una dozzina di organizzazioni di tifosi, vengono criticate le nuove regole per accedere allo stadio. Vera spina nel fianco è l’obbligo di mostrare un documento di identità. Nel mirino delle rimostranze anche la decisione di diversi club di sbarrare, almeno per il momento, i settori destinati ad accogliere i beniamini della squadra ospite. I tifosi della curva sud dello Zurigo hanno annunciato di non voler entrare assieme allo stadio quale segnale del malcontento serpeggiante per le nuove prescrizioni. I tifosi temono poi che le nuove disposizioni rimarranno in vigore anche dopo la fine della pandemia. Quelli del Sion criticano l’idea del club di introdurre biglietti personalizzati, ciò che renderà impossibile l’anonimato secondo loro.

La brutta esperienza di un’ottantina di supporter a Lugano

Il biglietto per la partita c’era, il certificato di negatività al coronavirus pure: quello che però mancava sul foglio era il codice QR. Non sono servite le proteste di un’ottantina di appassionati di calcio che, freschi di tampone negativo effettuato in farmacia, si sono visti negare l’entrata allo stadio Cornaredo sabato scorso in occasione dell’amichevole tra la squadra di casa e l’Inter. Per assistere alla partita infatti occorreva, come specificato dal club bianconero, il codice QR. Evidentemente alcune farmacie non erano ancora abilitate a emetterlo. Ma la situazione negli ultimi giorni è cambiata. I dettagli nel servizio della RSI.

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