I beni russi congelati non sono molto redditizi, dicono le autorità svizzere
Secondo la Segreteria di Stato per gli Affari Economici (SECO), le riserve e gli attivi della Banca Centrale della Federazione Russa dichiarati in Svizzera ammontano a 7,4 miliardi di franchi svizzeri. Un importo simile di attività finanziarie russe è stato congelato in Svizzera nell'ambito delle sanzioni in corso.
Keystone / Yuri Kochetkov
I beni russi congelati in Svizzera (7,5 miliardi di franchi e 15 proprietà) non sono redditizi, ha fatto sapere la Segreteria di Stato dell'economia (SECO).
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Keystone-ATS/mrj
La Svizzera è impegnata in un approccio coordinato a livello internazionale sulla questione dei beni congelati e delle riserve della Banca centrale russa, ha indicato la SECO. Attualmente, il congelamento dei beni russi in Svizzera non porta a profitti sostanziali.
Diversa la situazione del Belgio, che mercoledì ha annunciato che pagherà 1,7 miliardi di euro all’Ucraina, una somma che corrisponde ai proventi delle imposte sugli interessi maturati sui beni russi congelati nelle banche del Paese. Secondo il Governo belga, questa somma deve essere destinata all’Ucraina, in particolare per ricostruire le sue infrastrutture.
In Svizzera, i patrimoni russi congelati nel quadro delle sanzioni ammontano a 7,5 miliardi di franchi, oltre a 15 proprietà, ha confermato giovedì a Keystone-ATS la SECO.
Inoltre, la somma totale delle riserve e degli attivi della Banca Centrale della Federazione Russa dichiarati in Svizzera ammonta a circa 7,4 miliardi di franchi.
La situazione in Belgio è particolare, in quanto è sede del depositario centrale della Federazione russa. È anche uno dei Paesi dell’UE con il maggior numero di attività finanziarie russe congelate nell’ambito delle sanzioni imposte a Mosca dall’UE dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Il primo ministro Alexander De Croo ha fatto riferimento a “centinaia di miliardi” di averi detenuti in varie istituzioni finanziarie, che hanno generato interessi per “miliardi” di euro. Per il momento, è impossibile attingere a questi beni o agli interessi, a causa della mancanza di una base giuridica. D’altra parte, però, la legislazione belga consente di ridistribuire all’Ucraina i proventi della tassazione degli interessi.
In Svizzera, invece, l’immobilizzazione dei beni russi “non porta a profitti sostanziali”. La Confederazione “segue con attenzione il dibattito internazionale e si impegna ad adottare un approccio coordinato”. A prescindere dalle discussioni sui beni russi congelati, il Consiglio federale ha ripetutamente ribadito la sua intenzione di continuare a sostenere l’Ucraina, ha aggiunto la SECO.
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A quanto pare si tratta di un caso isolato: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è a conoscenza di altri connazionali coinvolti in una situazione simile.
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