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Green pass falsi venduti a 400 franchi, arresti a Ginevra

Il procuratore ginevrino Olivier Jornot.
Il procuratore ginevrino Olivier Jornot. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Le forze dell'ordine sono intervenute nella Svizzera Occidentale contro il crescente traffico di Covid pass falsi. Inchieste a Ginevra e Vaud.

A Ginevra quattro persone, tra cui alcuni militi della protezione civile che lavoravano in un centro di vaccinazioni, sono state arrestate mentre nel vicino Canton Vaud è stata avviata un’inchiesta sui dipendenti di alcune farmacie sospettati di compilare documenti taroccati.

Il procuratore pubblico ginevrino Olivier Jornot, che ha confermato i quattro fermi, ha riferito ai media che gli indagati sono sospettati di aver venduto quasi 200 certificati fraudolenti al costo di 400 franchi l’uno.

Tra le persone sotto inchiesta vi sono anche gli acquirenti dei certificati falsi, la cui identità potrebbe venire alla luce, ha precisato il procuratore e “la lista potrebbe rivelarsi interessante” poiché “ci vogliono soldi e conoscenze per comprare un certificato Covid falso”.

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Dall’indagine è emerso che sarebbero stati ingaggiati dei reclutatori per trovare i clienti e farsi consegnare il denaro. Una poliziotta sotto copertura, è stato rivelato in conferenza stampa, si è procurata con estrema facilità un falso: bastava indicare nome e data di nascita per ottenere un documento che è impossibile da uno autentico.

L’inchiesta ha anche evidenziato i grossi problemi insiti nella procedura di rilascio dei certificati, in particolare la mancanza di una supervisione e la facile identificazione della password del sistema.

Per emettere il codice QR, bisogna connettersi al database dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), che dà una password che rimane valida per un giorno ma questo codice, ha criticato Jornot, viene inserito nel computer al mattino e poi rimane liberamente accessibile.

Indagini anche nel Canton Vaud

Un’altra inchiesta, del tutto indipendente dalla prima, è in corso a Losanna dove gli inquirenti stanno indagando su presunti certificati Covid falsificati redatti in alcune farmacie di cui avrebbero beneficiato, non sempre a titolo oneroso, parenti e conoscenti degli impiegati.

Allo stato attuale degli accertamenti, la polizia cantonale vodese stima che un centinaio di falsi certificati siano stati rilasciati a persone che non sono state né vaccinate né testate, ma non si esclude la possibilità che il fenomeno sia più esteso.

Le persone coinvolte lavorano in farmacie del cantone ricoprendo posizioni diverse, “da assistente a farmacista responsabile”, ha aggiunto la portavoce della polizia vodese Florence Frei, precisando che “il pagamento non era sistematico”.

Le indagini sono scattate dopo che il titolare di una farmacia che ha denunciato uno dei casi di frode. In proposito la polizia ha ricordato che “chiunque crei, contraffaccia o usi tali certificati è perseguibile penalmente” e questi reati comportano multe e pene detentive fino a cinque anni.

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