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Svizzera l’economia più competitiva

Per il nono anno consecutivo, la Svizzera è il Paese con l’economia più competitiva al mondo secondo il Forum economico mondiale (WEF). Invariato, rispetto al 2016, il quintetto in testa alla graduatoria, con la sola differenza che gli Stati Uniti guadagnano la seconda posizione a scapito di Singapore. Olanda e Germania restano quarta e quinta.

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Nel Global competitiveness report 2017-2018Collegamento esterno, pubblicato mercoledì, la Cina ha conseguito il risultato migliore tra le cinque maggiori economie emergenti (il cosiddetto BRICS, che comprende anche Brasile, Russia, India e Sudafrica): 27ma posizione. Da segnalare pure un balzo in avanti di Israele, dalla 24 alla 16. 

Lo studio prende in esame il sistema di istruzione, le dimensioni del mercato, gli standard tecnologici, le culture aziendali, l’efficienza del mercato del lavoro e altri fattori (in totale 12) che contribuiscono alla produttività e alla prosperità di un Paese. In totale, sono valutati oltre 130 Stati.

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Il punteggio più alto mai conseguito

La Svizzera, che ha conseguito il suo miglior punteggio da quando esiste l’indice nel 2009, si distingue tra l’altro per la sua capacità di innovazione e un mercato del lavoro “valutato come il meglio funzionante a livello globale”, scrivono gli autori.

La Confederazione è scesa al quarto posto (perdendone uno) nell’istruzione superiore e ha lasciato alla Nuova Zelanda il primato nella prontezza tecnologica, ma ha registrato un netto progresso negli ambiti salute ed istruzione primaria.

L’alta flessibilità dell’economia, apparentemente, non si scontra con la tutela dei diritti dei lavoratori, per la quale la Svizzera ha ottenuto una buona valutazione. Anche Danimarca, Norvegia, Svezia e Olanda sono risultate brave a conseguire entrambi gli obiettivi.

A livello globale, ripresa incerta

Gli autori dello studio hanno rilevato tre elementi problematici, per la competitività e la produttività: un settore finanziario instabile, la debole tutela dei diritti dei lavoratori e investimenti sbagliati.

Il sistema finanziario non si è ancora ripreso dallo choc della crisi del 2017, scrivono. Mercati stabili sono il presupposto per investimenti e innovazione.

Nei mercati del lavoro non regolamentati, la competitività può migliorare a condizione che la flessibilità sia combinata con un’adeguata tutela dei diritti dei lavoratori, si legge nel rapporto. “A causa dell’attesa eliminazione di massa dei posti di lavoro provocata dall’automazione e dalla robotizzazione, sarà importante creare strutture resistenti e sostenere i lavoratori durante le fasi transitorie”.

Vi è poi uno squilibrio tra l’enorme investimento nelle nuove tecnologie da una parte e la mancanza di iniziative che ne attuino l’uso in larga misura dall’altra. Anche questo è una barriera all’aumento della produttività.

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