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Godane è stato ucciso, ma la guerra di al Shabaab in Somalia continua

Carta di Laura Canali

di Giorgio Cuscito (Limes)

Il capo della milizia jihadista, morto in un raid aereo degli Usa, è stato sostituito da Ahmed Umar. L’organizzazione fa fronte a limiti tattici ed economici ma è pronta a condurre nuovi attentati.

In Somalia, la milizia jihadista al Shabaab ha subito un duro colpo, perlomeno dal punto di vista simbolico. Il suo leader Ahmed Abdi Godane è stato uccisoCollegamento esterno in un raid aereo sferrato dagli Usa lunedì 1 settembre. L’organizzazione terroristica ha già nominato Ahmed Umar come suo successore. Al momento poco si sa sul suo conto, ma secondo una fonte anonima intervistata da ReutersCollegamento esterno proverrebbe dal clan Dir, lo stesso di cui era originario Godane.

Quest’ultimo, anche conosciuto come Mukhtar Ali Zubeyr era nella lista Usa degli “uomini più ricercati” ed è diventato leader della milizia islamica nel 2008, quando il suo predecessore Aden Hashi Ayrow è stato ucciso a sua volta in un raid Usa.

Dopo la morte di Godane, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha chiestoCollegamento esterno ai jihadisti di abbassare le armi, promettendo l’amnistia a chi lascerà il gruppo nei 45 giorni successivi la dichiarazione.

Lunedì 8 settembre al Shabaab ha rivendicato un attentato suicidaCollegamento esterno contro un convoglio militare della Missione dell’Unione africana in Somalia (AmisomCollegamento esterno) nei sobborghi di Mogadiscio, in cui sono morte 16 persone.

Il desiderio di vendetta dei jihadisti era nell’aria. Il ministro per la Sicurezza nazionale somalo Ahmed Ereg aveva affermato nei giorni precedenti che l’organizzazione terroristica sta pianificando attacchi contro strutture mediche, scuole e altri edifici governativi.

In questi anni, al Shabaab ha persuaso numerosi membri originari della Somalia ma residenti negli Usa a tornare in patriaCollegamento esterno per essere addestrati alla guerriglia. Washington teme che il paese africano sia un luogo di rifugio per militanti jihadisti pronti a tornare negli Stati Uniti per condurre attentati.

Identikit di al Shabaab

Negli ultimi vent’anni la Somalia ha vissuto nell’anarchia, segnata dal dominio dei signori della guerra e dal successivo emergere dell’Unione delle corti islamiche, desiderosa d’imporre la sharia (la legge islamica). E’ al suo interno che al Shabaab si è formata. Nel giugno 2006 l’Unione ha preso il controllo del Sud del paese, Mogadiscio inclusa. Nello stesso anno questa è stata sconfitta dal governo federale di transizione somalo e dall’esercito etiope. Molti suoi esponenti sono fuggiti nei paesi vicini ma al Shabaab è rimasta sul territorio e si è radicalizzata.

Nel 2012, l’organizzazione terroristica si è affiliataCollegamento esterno ad al Qaida su concessione di Ayman al Zawahiri, capo dell’organizzazione jihadista e successore di Osama bin Laden. Lo “sceicco del terrore” non aveva mai accolto al Shabaab nel proprio network a causa dell’eccessiva e ingiustificata violenza contro i civili. Al Zawahiri, invece, ha invertito la rotta, probabilmente per reagire alla crisi internazionale attraversata da al Qaida all’indomani dell’uccisione di bin LadenCollegamento esterno nel 2011.

Oggi al Shabaab punta a rovesciare il governo di Mogadiscio e instaurare uno Stato fondamentalista islamico.

Per finanziare i suoi attentati, la milizia jihadista conduce molteplici attività illecite, inclusi contrabbando (si pensi all’avorioCollegamento esterno o al carbone di legna), estorsione e rapimenti. A ciò si aggiunge il denaro proveniente dalla diaspora somalaCollegamento esterno all’estero, da altre organizzazioni terroristiche e Stati sponsor, tra cui l’EritreaCollegamento esterno.

Negli ultimi anni il governo federale e Amisom hanno contrastato efficacemente al Shabaab, riprendendo il controllo di Mogadiscio nel 2011 e del porto di ChisimaioCollegamento esterno (hub fondamentale per i suoi traffici) l’anno dopo. La perdita delle due roccaforti ha indebolito notevolmente le milizie islamiche sul piano tattico ed economico. La mancanza di denaro ha spinto i jihadisti a reclutare ragazzi molto giovani e originari dalle aree più povere della Somalia, riducendo l’efficacia dell’organizzazione sul piano strategico-militare.

Uganda e Kenya sono i paesi che nell’ambito di Amisom si sono impegnati maggiormente per contrastare al Shabaab. Perciò l’organizzazione terroristica ha cominciato a condurre attentati anche in questi paesi. Nel 2010 ha colpito a KampalaCollegamento esterno, Uganda, facendo 74 morti. L’anno scorso l’assalto al centro commerciale Westgate di NairobiCollegamento esterno (Kenya) ha mietuto 68 vittime e – complice il sapiente uso dei social network da parte dei jihadisti nelle ore dell’attacco – ha dato ad al Shabaab notevole visibilità mediatica.

Secondo i dati contenuti nel rapporto annualeCollegamento esterno sul terrorismo pubblicato dal dipartimento di Stato Usa ed elaborati dal National consortium for the study of terrorism and response to terrorism (Start), lo scorso anno l’organizzazione terroristica è stata la quinta per attacchi perpetratiCollegamento esterno – 195 per un totale di 512 uccisioni.

Nuova leadership

Negli ultimi due anni Godane ha risposto all’indebolimento di al Shabaab accentrando il potere ed eliminandoCollegamento esterno i suoi avversari interni. Tuttavia, è presto per dire se la successione al comando dell’organizzazione contribuirà al suo consolidamento oppure ne faciliterà la frammentazione. Nonostante la perdita del proprio leader e le difficoltà tattiche ed economiche, al Shabaab tiene ancora il controllo di alcune aree rurali del paese. Da qui può condurre attacchi contro le forze governative e Amisom (i suoi principali obiettivi) sul territorio somalo. Inoltre, non è da escludere che affiliati della milizia islamica presenti in paesi vicini come Kenya e Uganda conducano qui attentati per vendicare la morte di Godane e attirare l’attenzione dei media. Insomma, la strada per neutralizzare al Shabaab pare ancora lunga.

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