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Le ginnaste statunitensi denunciano l’FBI

Le quattro ginnaste dopo la loro testimonianza davanti alla commissione della giustizia del Senato USA:
Da sinistra Aly Raisman, Simone Biles, McKayla Maroney and Maggie Nichols. Tutte abusate dall'ex medico della nazionale statunitense di ginnastica. Keystone / Saul Loeb

Ci sarebbero state importanti negligenze dell'FBI nell'indagine sulle accuse di abusi sessuali contro l'ex medico della nazionale Larry Nassar. Le campionesse Simone Biles, Mckayla Maroney, Maggie Nichols e Aly Raisman hanno testimoniato davanti alla commissione Giustizia del Senato.

Le quattro ginnaste della nazionale statunitense di Ginnastica hanno denunciato l’inattività dell’FBI di fronte alle loro denunce degli abusi subiti ad opera del dottor Larry Nassar, infine condannato al carcere a vita nel 2017 e 2018 per gli atti commessi ai danni di 250 ragazze, in gran parte minorenni, in seno alla federazione nazionale, all’università del Michigan e a una società locale.

“Siamo state abbandonate e vogliamo una spiegazione”, ha detto la 24enne Simone Biles nel corso di un’udienza davanti a una commissione del Senato, accusando gli agenti di aver mancato al loro dovere. Una tesi già confermata anche dal rapporto di un organo di ispezione indipendente, molto severo nei confronti dell’ufficio di Indianapolis del Federal Bureau of Investigation, dove il patron della federazione di ginnastica aveva riferito una prima volta nel 2015 delle accuse nei confronti del 58enne osteopata. L’inchiesta era stata abbandonata e c’era voluta un’altra segnalazione, un anno più tardi, perché ripartisse.

“Accuso Nassar e un sistema intero, fino al Comitato olimpico americano, che hanno permesso questi abusi”, ha detto ancora la Biles, mentre la sua compagna McKayla Maroney, ha concentrato la sua rabbia sugli inquirenti che avevano raccolto la sua testimonianza con dettagli molto precisi sull’accaduto da quando lei aveva 13 anni (oggi 25). Nel rapporto, 17 mesi più tardi, le dichiarazioni erano state falsificate, un reato come lei stessa ha ricordato.

Aly Raisman, vittima dal 2010, aveva denunciato i fatti alla federazione nel 2015 ma l’FBI “ci mise 14 mesi a contattarmi malgrado le mie ripetute richieste”, ha raccontato. “È stato come servire bambini a un pedofilo su un piatto d’argento”.

Maggie Nichols, prima a segnalare le violenze insieme al suo allenatore, pagò un prezzo molto elevato: venne sanzionata internamente. “In quel giorno d’estate del 2015 il mio sogno olimpico è svanito”, ha detto.

Dopo le accuse, sono giunte le scuse, quelle del direttore dell’FBI Christopher Wray, che ha ammesso gli errori commessi sull’arco di due anni. L’agente che ha supervisionato l’inchiesta è stato licenziato, mentre quello che l’ha svolta se l’è cavata senza macchia, andando in pensione prima della conclusione delle indagini.

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