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Torino e Chapecoense, il calcio oltre la tragedia

Tra Torino e Chapecó, la città brasiliana dello Stato di Santa Catarina, ci sono più di diecimila chilometri di distanza. Ma tra le loro due squadre di calcio l’amicizia batte ogni lontananza geografica. Torino e Chapecoense sono legate dallo stesso, terribile, destino: gli incidenti aerei. 

Quello del 4 maggio 1949 uccise diciotto calciatori granata, mettendo fine alla storia di una delle squadre più forti di tutti i tempi, capace di vincere cinque scudetti consecutivi. Il 28 novembre 2016, il team brasiliano trovò invece la morte sul volo che lo stava portando in Colombia per disputare la finale di Copa Sudamericana. A due anni da quella tragedia, Torino ha ospitato la Chapecoense per una partita amichevole: il match è stato l’occasione per sancire un legame nato nel solco del dolore ma anche della voglia di rinascita.

“Legati dalla stessa tragedia, ma ricostruire è possibile”

Alan Ruschel è l’unico calciatore, tra i tre superstiti di quell’incidente, ancora in attività. Dopo otto mesi di riabilitazione è tornato in campo e oggi è il simbolo e il capitano della Chapecoense. “Noi e il Torino siamo legati dalla stessa tragedia – spiega Ruschel -; in quello schianto ho perso tanti amici ed è stato difficile andare avanti, accettare che non fossimo più una squadra. Con la forza di volontà e la fede in Dio però ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissato, e oggi posso fare ciò che amo, giocare a calcio anche per i miei compagni che non ci sono più”. 

In campo il Torino ha vinto 2-0, ma è sugli spalti che si è consumata la festa: i tifosi granata hanno accolto e celebrato i brasiliani. Un clima di amicizia, per molti addirittura “di fratellanza”.

La Chape è rimasta nel capoluogo piemontese per tre giorni, e il suo presidente Plinio De nes Filho è anche salito sulla collina di Superga, il luogo dell’incidente del ‘49, per commemorare i campioni del Grande Torino: “A quel tempo avevo solo quattro anni – ricorda -, ma mio padre e mio nonno mi hanno poi raccontato quanto accaduto”. 

Guardando invece al futuro, garantisce Plinio, ci sarà l’occasione per ospitare proprio in Brasile un’altra gara tra le due squadre: “Ne stiamo già parlando per organizzarla – ammette -, così come abbiamo in programma di costruire un luogo per la memoria dei nostri campioni morti in volo. Un posto speciale dove i tifosi possano venire a ricordare i propri beniamini”. Come Superga, ma a diecimila chilometri di distanza.

 

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