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Iran, una giornata di lutto e minacce

Piazza di Teheran gremita
Una marea umana si è riversata per le strade e le piazze di Teheran in occasione dei funerali di Soleimani. Keystone / Abedin Taherkenareh

Centinaia di migliaia di persone, milioni secondo la televisione di Stato, sono scese in strada lunedì a Teheran durante i funerali del generale Qasem Soleimani ucciso da un drone statunitense la scorsa settimana.

Le lacrime del leader supremo l’Ayatollah Ali Khamenei sono una delle immagini emblematiche di questo lunedì di lutto e rabbia in Iran, dove si sono svolti i funerali del generale Qasem Soleimaini.

“Non pensare che il martirio di mio padre non porterà conseguenze!”, ha detto la figlia di Soleimeni rivolgendosi al presidente statunitense Donald Trump in una dichiarazione trasmessa sulla televisione nazionale iraniana.

Persona in lacrime
L’Ayatollah Ali Khamenei ripreso dalla televisione durante i funerali. Ap

L’inquilino della Casa Bianca ha ordinato personalmente l’attacco che ha ucciso il generale, architetto della crescente influenza iraniana nella regione.

La dimensione della folla che ha reso omaggio a Soleimani ricorda quella che si è riunita nel 1989 per il funerale del fondatore della repubblica islamica, la guida suprema Ruhollah Khomeyni. Una dimostrazione di unità nazionale gradita al governo contro il quale in novembre si erano accese violente proteste (alcune stime parlano di 300 morti) dopo il rincaro dei prezzi della benzina.

Soleimani era considerato un eroe da molti iraniani, anche coloro che non si considerano sostenitori degli attuali leader del Paese, in particolare per aver mobilitato le forze sciite in Iraq dando un grande contributo nella lotta all’autoproclamato Stato islamico (Isis).

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In seguito alla sua uccisione, Teheran ha promesso rappresaglie contro gli USA, minacce alle quali Trump ha risposto dicendo di essere pronto a colpire fino a 52 obiettivi in Iran, inclusi importanti siti culturali, nel caso venissero attaccati cittadini e strutture statunitensi.

Dichiarazioni che hanno procurato al presidente statunitense aspre critiche anche in patria da parte dei suoi oppositori, i quali hanno parlato di “promesse di crimini di guerra”.

La Camera dei deputati, controllata dai democratici, voterà questa settimana una risoluzione sui poteri di dichiarare guerra per limitare eventuali azioni militari contro l’Iran da parte del presidente.

Lo ha annunciato la speaker Nancy Pelosi in una lettera ai deputati, spiegando che l’aula introdurrà e voterà una risoluzione simile a quella presentata la scorsa settimana in Senato dal senatore democratico Tim Kaine.

Influenza regionale

Uno degli obiettivi regionali principali dell’Iran, allontanare le truppe statunitensi dal vicino Iraq, è progredito domenica, quando il parlamento iracheno ha dato il suo sostegno alla proposta di espellere tutte le forze militari straniere dal territorio del Paese.

A questa mossa Trump ha risposto promettendo “sanzioni come non se ne sono mai viste” per l’Iraq, nel caso i circa 5’000 soldati americani lì stanziati fossero obbligati a partire.

La morte dell’accordo sul nucleare

Su un altro fronte l’Iran ha anche annunciato di voler ridurre ulteriormente i suoi impegni nell’ambito dell’accordo sul programma nucleare, da cui gli Stati Uniti si erano ritirati nel 2018.

In particolare, Teheran ha indicato di non avere più intenzione di rispettare i limiti all’arricchimento dell’uranio contenuti nell’intesa, mossa che svuota il patto della sua sostanza.

Il nucleare iraniano – da Teheran le spiegazioni dell’analista Raffaele Mauriello: 

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Una decisione di cui l’Unione Europea ha preso atto con rammarico. “Il rispetto dell’accordo è ora più che mai importante per la stabilità regionale e la sicurezza globale”, ha commentato il capo della diplomazia europea Josep Borrell lunedì.  

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