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Frontalieri, “possibili correttivi di natura fiscale all’accordo”

Il capo delegazione Vieri Ceriani a Malnate possibilista su compensazioni in sede di ratifica (transizione, franchigia). E sulle frizioni col Ticino: "Vediamo chi vincerà tra Berna e Bellinzona"

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Si può intervenire per limitare l’impatto fiscale del nuovo sistema di imposizione ma l’accordo sui frontalieri del 1974 è nei fatti superato, anche perché la Svizzera lo vuole cancellare. È questo il sunto dell’intervento al Palasport di Malnate (VA) di Vieri Ceriani, il consigliere del Ministero dell’economia e delle finanze che ha condotto le trattative dell’intesa italo-svizzera parafata lo scorso 22 dicembre.

Impatto relativo

Il rappresentante del governo ha sottolineato, di fronte a una platea di oltre 700 persone, la disponibilità di Roma a graduare ed eventualmente correggere, in sede di ratifica parlamentare, l’accordo ma i timori e le tensioni tra i frontalieri si sono palesate in più di un intervento. Non vi è dubbio che il passaggio dalla tassazione esclusiva elvetica (che in un secondo tempo ristorna il 38,8% delle imposte alla fonte dei frontalieri ai comuni italiani di frontiera) a quella concorrente (70% di competenza svizzera e 30% italiana) comporterà un aggravio di oneri fiscali ma considerate franchigia, detrazioni e contributi sociali vari, che andrebbero dedotti dal computo del reddito elvetico, l’incremento di tassazione – soprattutto per le fasce non elevate – potrebbe rivelarsi assai ridotto, ha evidenziato Ceriani.

Proposte di compensazioni sono state comunque avanzate dai sindacati unitari italiani (CGIL, CISL, UIL) e svizzeri (OCST,UNIA) e dall’incontro di venerdì sera sembra che possano trovare interlocutori attenti alle Camere, come già avvenuto per la recente mozione del Pd sul tema, accettata alla Camera. In concreto non rappresentano un dogma i 10 anni della transizione al nuovo sistema e neppure la franchigia di 7’500 euro (quota di esenzione fiscale) che potrebbero venire aumentati.

Terzo pilastro per frontalieri?

Ma si è affacciata anche l’ipotesi di un’ulteriore detrazione fino a 5’100 euro sul reddito imponibile data da un eventuale Terzo pilastro, una pensione privata integrativa come esiste in Svizzera. Vi è inoltre l’ipotesi che l’extra gettito derivante dall’applicazione delle aliquote italiane possa essere destinato a un fondo per i frontalieri che perdono l’occupazione, garantendo loro rendite ben più corpose di quelle assicurate attualmente dall’INPS.

Ma i rappresentanti sindacali hanno insistito sul fatto che in tutta questa faccenda non bisogna limitarsi all’aspetto fiscale. In questo senso va colta l’occasione per giungere a una definizione dello statuto del frontaliere e, attraverso il riconoscimento giuridico, ottenere compensazioni di natura previdenziale e sociale.

Partita Berna-Bellinzona

E i ristorni attualmente versati dalla Svizzera ai comuni di frontiera? L’articolo 3 della legge di ratifica, ha assicurato sempre il consigliere del ministro Padoan, impegnerà il governo sulle risorse che continueranno ad essere garantite agli enti locali interessati. Incalzato infine da tvsvizzera.it sui difficili rapporti tra Ticino e Roma, riguardo ai numerosi lavoratori pendolari comaschi varesini occupati nella Confederazione, Vieri Ceriani si è limitato a dire che il governo osserva, con spirito decubertiniano, chi la spunterà tra Bellinzona e Berna. “Speriamo che alla fine prevarrà il buon senso”.

Leonardo Spagnoli

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