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L’Italia blocca la vendita futura di armi alla Turchia

Un elicottero T129 dell esercito turco, prodotto in Turchia su licenza di Leonardo l ex Finmeccanica.
Un T129 dell'esercito turco, prodotto in Turchia su licenza di Leonardo, ex Finmeccanica, conosciuto come A129 "Mangusta". Keystone / Sedat Suna

Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha firmato l'atto interno alla Farnesina per bloccare le vendite future di armi alla Turchia e per avviare un'istruttoria sui contratti in essere. Una misura che potrebbe essere poco incisiva per il conflitto in corso in Siria.

Lo stop annunciato da Di Maio potrebbe avere un impatto significativo sulle aziende italiane, vista la dimensione dei rapporti con la Turchia e la rapida crescita dell’export di armi.

La Turchia è infatti uno dei mercati più importanti per esportazione di armi italiane. Secondo l’ultima relazione al parlamento dell’Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che risale allo scorso aprile, nel 2018 sono stati autorizzati export per 362,3 milioni di euro, circa 100 milioni in più dell’anno precedente e oltre il doppio rispetto al 2016. Munizioni, bombe, siluri, missili, aerei, tecnologia per la produzione e lo sviluppo, software. 

All’esercito turco dall’Italia in questi anni è stato venduto ogni sorta di fornitura militare. I dati dell’Uama rivelano inoltre che Roma nel 2014 ha inviato armi anche ai combattenti curdi, in funzione anti-Isis. In quel caso però si è trattato di una cessione e non di una vendita e di numeri assai inferiori: in totale 200 mitragliatrici e duemila razzi Rpg, con relative munizioni.

La Turchia è stata il terzo paese per export di armi italiane nel 2018. Il primo è stato il Qatar (un miliardo e 923 milioni), il secondo il Pakistan (682,9 milioni), poi come detto la Turchia (362,3 milioni). Il quarto gli Emirati Arabi Uniti (220,3 milioni).

L’azienda italiana del settore che ha maggiori rapporti con la Turchia è il gruppo Leonardo, ex Finmeccanica, il numero uno dell’aerospazio e difesa, che ha rapporti con Ankara da più di 40 anni. Leonardo ricorda che rispetta le norme nazionali e internazionali sulla vendita e l’esportazione di armi e prodotti per l’aerospazio e difesa. Va anche aggiunto che l’azienda è controllata al 30% dallo Stato.

Ma come detto si tratta di contratti futuri e non quelli in essere per cui le armi previste per la consegna alla Turchia non saranno bloccate. Infatti è difficile se non impossibile applicare il valore retroattivo dell’embargo.

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Gran Bretagna, Francia e Germania

Negli scorsi giorni Gran Bretagna, Francia e Germania hanno annunciato la sospensione di “ulteriori licenze” alla Turchia per forniture di “equipaggiamenti che possano essere usate in operazioni militari in Siria”.

La Germania ha poi precisato che nel 2018 ha venduto alla Turchia armi per un totale di 240 milioni di euro.

La Francia ha poi aggiunto che “il Consiglio degli Affari esteri dell’Unione europea, che si riunirà lunedì in Lussemburgo, sarà l’occasione di coordinare un approccio europeo in questa direzione”.

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