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Un sistema che evita concentrazioni di potere

Questa è l'America. La più grande democrazia del mondo si basa su una sorta di meccanismo di controllo che tutela democraticamente il paese da eccessi di potere in una direzione o nell’altra. Così come sempre accaduto negli ultimi 50 anni (a parte durante la presidenza di Jimmy Carter) le elezioni di metà mandato tolgono parte del potere al presidente in carica.

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È dunque ufficiale: i democratici hanno riconquistato il controllo della Camera dei rappresentanti persa otto anni fa sotto la presidenza di Barak Obama. I dem hanno sfondato la quota 218 seggi necessaria per riconquistare il controllo di questo ramo del Parlamento. I repubblicani mantengono la presa sul Senato aumentando probabilmente il numero di seggi. Il conteggio dei voti continua.Collegamento esterno

Un successo, per tutti

“Un enorme successo. Grazie a tutti”, ha twittato il presidente Usa Donald Trump commentando l’esito delle elezioni nonostante la sconfitta alla Camera. Da parte sua, la leader dei progressisti alla Camera Nancy Pelosi – che l’anno scorso aveva evocato l’impeachment per il ministro della Giustizia – ha affermato che i dem hanno intenzione di ripristinare i controlli e gli equilibri costituzionali sull’amministrazione Trump.

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Repubblicani resistono

“I repubblicani sono andati oltre ogni aspettativa. Non c’è stata nessuna onda blu democratica”, ha detto Trump durante la conferenza stampa organizzata alla Casa Bianca mercoledì. Sempre per Trump “ieri è stato un grande giorno, un giorno incredibile” per i repubblicani. 

“Credo davvero che potremo lavorare bene con i democratici e realizzare dei progetti molto buoni”, ha aggiunto Trump, lanciando un appello al dialogo e alla collaborazione a Nancy Pelosi, la leader dei democratici della Camera, candidata a diventare speaker.

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Un paese diviso, Washington divisa

“La storia si ripete. Un partito al potere deve sempre affrontare sfide difficili nelle sue prime elezioni di medio termine”, ha detto lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan. E poi: “Mi congratulo con i democratici per la nuova maggioranza alla Camera e con i repubblicani per avere mantenuto il Senato. Non serve un’elezione per sapere che siamo una nazione divisa, e ora abbiamo una Washington divisa. Come Paese e come governo dobbiamo cercare un terreno comune”.

Alcune curiosità

Queste elezioni hanno visto un numero record di donneCollegamento esterno elette alla Camera: almeno 99 diventeranno deputate (su 237 candidate), un numero che supera il record precedente di 84. Tra loro c’è la 29enne democratica Alexandria Ocasio-Cortez, la donna più giovane mai eletta al Congresso americano; la democratica Rashida Tlaib, figlia di immigrati dalla Palestina, la prima donna musulmana ad essere eletta al Congresso; e la democratica Sharice Davids, la prima donna nativo-americana in Congresso.

Una democrazia che funziona

Il sistema americano – con le elezioni di metà mandato – è stato studiato proprio per evitare concentrazioni di potere. Ora Donald Trump si trova esattamente nella posizione di Obama nel 2010. Niente di nuovo dunque. Anzi. La storia si ripete. 

Gli ultimi 50 anni

Il repubblicano Richard Nixon – caduto per l’affare Watergate – ha vissuto 5 anni e mezzo alla Casa Bianca con il Congresso in mano ai democratici. La stessa sorte toccò a George Bush senior durante i suoi 4 anni (e naturalmente al successore di Nixon, Gerald Ford). Ronald Reagan – che molto americani ritengono uno dei più grandi presidenti – non ha mai governato con il congresso totalmente dalla sua parte. Anzi. Gli ultimi due anni li ha dovuti affrontare con senato e camera in mano ai democratici. Bill Clinton ha passato 6 degli 8 anni alla Casa Bianca con il Congresso repubblicano.

Con Barak Obama presidente, i democratici alla prima elezioni di metà mandato persero la camera dei rappresentanti (così come i repubblicani con Trump presidente). Quattro anni dopo persero anche il senato, costringendo Obama a governare gli ultimi due anni con le due ali del Congresso in mano ai repubblicani. Solo Jimmy Carter visse 4 anni “sereni” con il Congresso totalmente democratico. E sembra un paradosso, dopo di lui solo George Bush Jr. ha avuto la stessa “fortuna”: 4 anni con il Congresso repubblicano. Poi, è storia recente, Bush Jr. affrontò gli ultimi due anni alla Casa Bianca con il Congresso in mano ai democratici.


 

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