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Dopo 14 anni il consigliere federale Ueli Maurer dice basta

ueli maurer
© Keystone / Peter Klaunzer

Il ministro delle finanze Ueli Maurer ha comunicato venerdì che lascerà l'incarico a fine anno.

Il membro più anziano del Governo si congeda a quasi 72 anni. Eletto il 10 dicembre 2008, l’esponente dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) è succeduto a Samuel Schmid ed è entrato in carica il primo gennaio 2009.

Dapprima ha assunto la direzione del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, poi nel 2015 è passato alla testa del Dipartimento delle finanze (DFF). Nel 2013 e nel 2019 è stato presidente della Confederazione.

“Con un occhio che ride e l’altro che piange”

Maurer lascia il Governo “con un occhio che ride e uno che piange”, ha dichiarato venerdì in conferenza stampa a Berna.

“Ho trascorso 40 anni in politica, di cui 14 in Consiglio federale, e mi è piaciuto molto questo lavoro”, ha sottolineato, ringraziando le persone con cui ha lavorato.

Lo zurighese, padre di sei figli, ha indicato che la decisione di lasciare l’esecutivo è maturata già nell’estate dello scorso anno. “Solo la mia famiglia era al corrente”, ha precisato. In precedenza, aveva assicurato che sarebbe rimasto sino alla fine della legislatura, che arriva a termine nell’ottobre 2023.

“È il momento giusto per lasciare: i principali dossier che interessano il mio dipartimento sono stati conclusi o sono sulla buona strada per esserlo”, ha aggiunto.

Da un lato avrebbe voluto continuare – ha precisato – dall’altro però ha ancora il desiderio e l’energia per fare qualcos’altro. “Ho già dei progetti. Potrò recuperare un po’ la mia personalità. Essere di nuovo Ueli e non solo un consigliere federale”.

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Presidente dell’Unione democratica di centro dal 1996 al 2008, Ueli Maurer in questi anni al Governo si è spesso mosso su una corda tesa, costantemente in bilico tra il rispetto della collegialità (il principio su cui basa il proprio funzionamento il Consiglio federale) e gli impegni verso il suo partito.

L’ultimo esempio è la crisi del coronavirus. La sua politica per permettere alle aziende di rimanere a galla gli è valsa un plauso più o meno generale. Tuttavia, in linea con le posizioni del suo partito, Maurer si è però anche smarcato dalla linea tracciata dal Governo, auspicando un deconfinamento più rapido rispetto a quello voluto dalla maggioranza dei suoi colleghi.

Altre volte, invece, ha difeso dossier contro il suo stesso partito.

Bilancio non esaltante alla Difesa

Nel 2008, la sua elezione non è stata semplice. Temendo di ritrovarsi con un nuovo Christoph Blocher in Governo (vedi articolo d’archivio qui sotto), molti parlamentari hanno esitato e Maurer è stato eletto grazie a un solo voto in più di Hansjörg Walter.

Rispetto a quando era a capo del partito, lo zurighese è però riuscito a integrarsi nel collegio governativo, lasciando da parte quell’atteggiamento piuttosto divisivo e poco pronto al compromesso che lo aveva contraddistinto.

Il suo bilancio alla testa del Dipartimento della difesa non è stato di certo esaltante, anche se quando era entrato in carica aveva dichiarato di voler trasformare l’esercito svizzero nel migliore esercito del mondo. Nel 2014 ha subito una pesante sconfitta, quando l’elettorato ha rifiutato l’acquisto dei caccia bombardieri Gripen. La sua campagna è stata giudicata calamitosa.

La passione delle cifre

Passato al Dipartimento delle finanze nel 2015, questo contabile di formazione è sembrato più a suo agio con le cifre.

Alla testa del DFF, ha dovuto inizialmente fare i conti soprattutto con la forte pressione proveniente dall’estero, che ha obbligato la Svizzera a dire addio al segreto bancario e a passare allo scambio automatico di informazioni in materia fiscale.

Più di recente, Maurer ha dovuto fare i conti con le reazioni dell’Unione Europea per il mancato raggiungimento di un’intesa sull’accordo quadro istituzionale. Nel 2019, il responsabile del DFF ha dovuto convincere rapidamente i suoi colleghi ad attivare il diritto d’urgenza per proteggere la piazza finanziaria dal mancato riconoscimento dell’equivalenza della borsa svizzera. Un piano, il suo, che sembra per il momento funzionare.

La decisione unilaterale da parte della Svizzera nel maggio 2021 di non ratificare l’accordo quadro con l’UE potrebbe causare ulteriori problemi. Non toccherà però più a Ueli Maurer moltiplicare i suoi viaggi all’estero per cercare di difendere gli interessi elvetici.

Viaggi durante i quali – per inciso – il ministro delle finanze uscente non ha mai particolarmente brillato. Nessuno ha ad esempio dimenticato la sua disastrosa intervista alla CNN dopo l’incontro con Donald Trump.

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Più formica che cicala

In Svizzera, invece, ha ottenuto maggiori consensi, soprattutto dalla maggioranza borghese del Parlamento. Ueli Maurer ha avuto un po’ l’immagine del padre severo e sobrio. Per anni ha messo in fila programmi di risparmio nonostante un’eccedenza nei conti. Ci ha poi pensato il coronavirus a mettere una pietra sopra ai suoi sforzi per ridurre il debito della Confederazione, che è comunque molto più basso rispetto a quello della maggioranza dei Paesi europei.

Alle urne, il suo bilancio è in chiaroscuro. Il suo periodo alla testa del DFF si è aperto con una sconfitta. Nel 2017, infatti, l’elettorato ha sonoramente bocciato un progetto di riforma dell’imposizione delle imprese, mentre appena una settimana fa ha subito la stessa sorta l’abolizione dell’imposta preventiva sulle rendite delle obbligazioni.

Ueli Maurer è però anche riuscito ad assaporare il gusto della vittoria, come nel 2019, quando il popolo ha accettato un pacchetto sulla tassazione delle imprese e il finanziamento dell’AVS.


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