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Isole di Brissago, una storia ricca che passa dagli Umiliati alla dolce vita

L'Isola Grande delle Isole di Brissago.
Le due Isole di Brissago viste dall'alto. Keystone/Ti-Press/Samuel Golay

Il celebre Parco botanico, vanto dell’Isola Grande, riapre al pubblico per la 75° volta. Abbiamo colto l’occasione di questo anniversario per ripercorrere gli eventi che hanno contribuito a renderlo un gioiello naturalistico di cui tutti possono godere.

Dopo la pausa invernale, le isole di Brissago sono tornate ad aprire i propri moli. E, quest’anno, è il 75° anniversario dalla prima apertura al pubblico degli atolli caratterizzati da variopinti giardini fiabeschi. È dal 1950, infatti, che – l’Isola Grande in particolare – accoglie i visitatori e le visitatrici nel proprio Parco botanico.

Malgrado la flora locale fosse curata in maniera da essere ricca e rigogliosa già dalla fine del secolo precedente, è infatti nel 1949 che le due isole vengono acquistate dal Cantone Ticino e rese quindi, dall’anno seguente, accessibili ai più.

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Prima di allora, la bellezza naturale racchiusa su questi lembi di terra grandi quanto cinque campi da calcio (la grande), e meno di due (la piccola) erano riservate al beneficio dei ricchi proprietari e delle loro facoltose cerchie di amici: una baronessa russa, amante della natura e dell’arte, e un industriale ebreo tedesco, collezionista di celebri dipinti e amante delle belle donne. 

Le due isole e i loro molti nomi

Le Isole di Brissago sono due e appartengono alle acque elvetiche del Lago Maggiore, a circa 2,5 chilometri da Brissago e 3,5 da Ascona. L’isola più grande è chiamata Isola di San Pancrazio o anche Isola Grande e ospita il Parco botanico del TicinoCollegamento esterno. L’altra isola – chiamata Isola di Sant’Apollinare o Isolino, Isola Piccola o ancora Isola dei conigli – è ricoperta da vegetazione spontanea, mantenuta allo stato naturale.

La sacralità dei loro nomi deriva dal fatto che la più grande delle isole è stata nel XIII secolo la casa dei monaci consacrati dell’ordine degli UmiliatiCollegamento esterno. La congregazione fu abolita nel 1571 da papa Pio V, l’isola rimase disabitata e il convento destinato alla rovina.

Alla fine dell’Ottocento, le Isole di Brissago sembravano essere destinate ad ospitare una sede della fabbrica di dinamite della ditta ginevrina Brochon et Chavannes. Quest’ultima, il cui esplosivo veniva impiegato nei lavori di costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo iniziati nel 1872, possedeva già uno stabile ad Ascona. Dopo l’esplosione di questa sede e le polemiche legate alla vicinanza alle abitazioni, si pensò però di trasferirla su una della due isole. Le autorità cantonali vietarono la vendita.

Le piante e l’arte di Antonietta di Saint-Léger

Colei che per prima ha voluto un giardino botanico sull’Isola Grande è stata la baronessa Antonietta di Saint-Léger che ha acquistato la proprietà nel 1885.

Antonietta di Saint-Léger dipinta da Daniele Ranzoni in una tela esposta nella Sala Rossa della Villa Emden.
Antonietta di Saint-Léger dipinta da Daniele Ranzoni in una tela esposta nella Sala Rossa della Villa Emden. maspes

Nata a San Pietroburgo nel 1856, si narra che Antonietta di Saint-Léger fosse una figlia illegittima dello zar Alessandro II Romanov, imperatore di Russia e duca di Finlandia dal 1855 fino alla sua morte per assassinio nel 1881.

Descritta come una persona eccentrica e dalle molte virtù e conoscenze in campo culturale, la baronessa si sarebbe sposata sette volte, malgrado sia rimasta traccia nei registri solo di quattro di questi matrimoni. In terze nozze si sposò a Milano con l’irlandese Richard Flemyng Saint-Léger di Kingstown e con lui, nel 1885, acquistò le Isole di Brissago.

Nemmeno il terzo matrimonio durò a lungo, ma la baronessa continuò ad abitare le isole che nel frattempo, da rocciose e guarnite sì e no da qualche timida quercia, aveva fatto trasformare in rigogliose. Attraverso chiatte galleggianti aveva infatti fatto trasportare migliaia di metri cubi di terriccio e letame dalla terra ferma e piantato lei stessa le specie che più amava. Ancora oggi sull’Isola Grande crescono oltre 1’700 sorte di piante provenienti dal Mediterraneo, dall’Asia subtropicale, dal Sudafrica, dalle Americhe e dall’Oceania.

>>> Il ritratto di Antonietta di Saint-Léger in un articolo di Swissinfo.ch

Molti esponenti dell’élite intellettuale e artistica dell’epoca hanno visitato le bellezze vanto della baronessa. Si narra siano passati da qui Rainer Maria Rilke, Erich Maria Remarque, James Joyce, Cosima Wagner e molti altri.

Con il passare degli anni, la salute di Antonietta Saint-Léger si è deteriorata e la sua situazione finanziaria, di paripasso, incupita. Nel 1927 è stata costretta a vendere le sue amate isole e la casa, ritirandosi ad Ascona con una domestica.

Dopo aver dato via anche il resto dei suoi beni, nel 1940 venne sfrattata e concluse la sua vita in povertà nell’ospizio di Intragna. Le sue spoglie sono però ritornate nel suo angolo di paradiso e riposano in un lembo boscoso dell’Isola Grande.

La bella vita di Max Emden

Ad acquistare la proprietà nel 1927 fu Max Emden, erede di una famiglia di imprenditori ebrei tedeschi. Emden non era particolarmente appassionato di botanica ma apprezzava la bellezza e lo sfarzo. Come prima cosa, fece abbattere la casa della baronessa ed edificare la sontuosa villa neoclassica che ancora oggi domina l’isola.

Nato ad Amburgo nel 1874, Emden ereditò la gestione di una catena di grandi magazzini che contribuì a estendere in tutto il Paese. Per questo viene anche considerato l’inventore della cultura dei grandi magazzini. Si innamorò del Locarnese dopo un viaggio ad Ascona, ospite del barone Eduard von der HeydtCollegamento esterno, e decise velocemente di stabilirvisi.

Max Emden
Max Emden. Amministrazione Isola di Brissago

Per gli abitanti della regione, era il milionario che chiamava a raccolta giovani donne, sfoggiava motoscafi e si godeva la bella vita. Ma Emden fu anche – se non soprattutto – un mecenate d’arte. La sua collezione vantava dipinti di Canaletto, Van Gogh, Lieberman, Monet, Manet, Sisley e molti altri.

La presa del potere in Germania da parte dei nazionalsocialisti gli cambiò la vitaCollegamento esterno e mise fine al sogno di un tramonto spensierato tra le onde del lago e i fiori del parco botanico.

Nonostante si fosse convertito al cristianesimo in giovane età, secondo le leggi razziali hitleriane era comunque considerato ebreo. In patria, i suoi grandi magazzini vennero “arianizzati” e perse gran parte dei suoi beni attraverso le vendite forzate delle sue proprietà.

Emden chiese aiuto alle autorità svizzere di cui era diventato cittadino nel 1934, ma la richiesta non portò i risultati sperati. Lottò strenuamente per non perdere le società e gli averi e questa lotta lo portò a morire nel 1940 esausto e molto più solo di come era abituato a vivere. È stato sepolto nel cimitero di Ronco Sopra Ascona.

Una serie di immagini storiche

L’apertura al pubblico

Nel 1949 il Consiglio di Stato ricevette un’offerta da parte degli eredi di Emden per la vendita delle Isole. Il Cantone, i tre Comuni rivieraschi di Ascona, Brissago e Ronco sopra Ascona, insieme alla Lega Svizzera per la difesa del patrimonio nazionale (oggi Patrimonio svizzeroCollegamento esterno) e a quella per la protezione della natura (oggi Pro NaturaCollegamento esterno) decisero così di acquistare le Isole e il Palazzo.

Il contratto di acquisto, sottoscritto il 2 settembre 1949, stabiliva che “le Isole e gli stabili saranno destinati unicamente a scopi di conservazione e volgarizzazione delle bellezze naturali, a scopi culturali, scientifici, turistici”.

Dopo un accurato ripristino, resosi necessario dopo un decennio di abbandono, il 2 aprile 1950, 75 anni fa, le porte del Parco botanico delle Isole di Brissago furono aperte per la prima volta al pubblico. Da allora, il successo turistico delle isole non si è fermato. Le visite annue si aggirano attorno alle 100’000 con picchi che arrivano fino a 160’000. Il 1° gennaio 2020 le Isole sono infine state acquisite interamente dal Cantone.

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