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La Svizzera chiuse gli occhi sulle adozioni illegali

Primo piano di una giovane donna dai tratti indiani; sul fondo si intravvede una finestra
Sarah Ramani Ineichen, presidente dell'associazione 'Back to the roots', fu adottata sulla base di un certificato di nascita falsificato. La sua storia nel servizio RSI [video sotto]. RSI-SWI

Le autorità federali e cantonali chiusero gli occhi quando oltre 700 bambini dello Sri Lanka furono adottati in Svizzera almeno in parte illegalmente, soprattutto negli anni Settanta. Lo rileva uno studio pubblicato giovedì, che permette di fare chiarezza sulla portata di una vicenda non del tutto ignota: già quarant'anni fa erano stati sollevati dubbi sulle procedure.

Attraverso un commercio organizzato a livello internazionale, oltre 10’000 bambini dello Sri Lanka furono dati in adozione in vari Paesi europei, in particolare negli anni Settanta e Ottanta.

Del fatto che vi fossero irregolarità e casi di traffico di fanciulli le autorità svizzere erano a conoscenza al più tardi dalla fine del 1981, sancisce la ricercaCollegamento esterno effettuata dalla Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo ZHAW e presentataCollegamento esterno dall’Ufficio federale di giustizia.

Una donna porta in braccio un neonato in un ambiente che ricorda quello di un bazaar o mercato
I neonati furono venduti a prezzi stracciati. Talvolta, ai genitori biologici fu fatto credere che fossero morti. RSI-SWI

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Immagine di una donna con in braccio un bambino con tipica grana tipo cassetta VHS anni 80

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Luce sulle adozioni illegali dallo Sri Lanka

Questo contenuto è stato pubblicato al Portati via alle famiglie, anche neonati, per essere venduti in Paesi lontani con una falsa identità. Alcuni di essi arrivarono in Svizzera.

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Berna e i Cantoni risultano corresponsabili. La supervisione delle istanze di mediazione in vista delle adozioni spettava ai Cantoni, ma poiché l’affidamento dei bambini srilankesi era una pratica che superava i confini nazionali, la responsabilità finale era delle autorità federali.

Secondo lo studio, all’interno del Dipartimento federale di giustizia e polizia si erano levate voci critiche già a metà degli anni Settanta. 

Anche l’ambasciata svizzera a Colombo, rilasciando visti per bambini dello Sri Lanka, si era dovuta confrontare con un gran numero di casi di adozione nel corso degli anni.

I ricercatori riferiscono che il collocamento di questi bambini fu molto redditizio per gli attori locali, a causa della grande povertà e del divario salariale tra la Svizzera e il Paese asiatico, situazione che ha anche incoraggiato la corruzione.


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Punto di partenza dello studio è stata una trasmissione televisiva olandese dell’autunno 2017, che richiamava l’attenzione sull’esteso traffico di bambini tra lo Sri Lanka e diversi Paesi europei. Per la prima volta, la ZHAW ha potuto esaminare atti sulle adozioni di bimbi dello Sri Lanka di autorità federali selezionate, tre Cantoni, diversi uffici distrettuali e Comuni.

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