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Un algoritmo per distribuire i migranti

In un grafico, la silhouette della Svizzera e i 5 pittogrammi raffiguranti i migranti distribuiti per tutto il Paese.
Meglio distribuiti nel Paese, a vantaggio dei migranti stessi e dell'economia. RSI-SWI

Un algoritmo per assegnare i richiedenti l'asilo ai giusti cantoni: è la soluzione che sta sviluppando il Politecnico federale di Zurigo per migliorare l'integrazione professionale dei migranti in Svizzera.

Dopo 3 anni di soggiorno nella Confederazione, soltanto il 15% dei richiedenti asilo ha un impiego.

“È dura per me, parlo francese e non tedesco”, osserva Michel el-Arby, arrivato dalla Mauritania e assegnato al canton Svitto. Sta seguendo un corso di lingua, ma sul posto di lavoro ancora non capisce le consegne. “Nella Svizzera francese sarebbe più facile”.

Attualmente, la Confederazione distribuisce i richiedenti in base a quote percentualiCollegamento esterno. Tiene conto di eventuali legami familiari, ma non del curricolo delle persone.

Immagine di quattro migranti, sui banchi con i loro quaderni a un corso di lingua
I corsi di lingua non mancano, ma sfruttare le conoscenze linguistiche pregresse può aumentare notevolmente l’occupazione dei richiedenti asilo. RSI-SWI

Il Politecnico federale (ETHCollegamento esterno) di Zurigo, dopo aver studiato un campione di 220 mila migranti, sta mettendo a punto un algoritmo che considera anche l’origine e l’età.

“Prendiamo un giovane iracheno che ha lavorato nell’agricoltura”, illustra il professore Dominik Hangartner. “Per lui sarà più facile trovare lavoro nei Grigioni, dove il settore primario è grande, invece che a Basilea Città. Ne trarrebbe vantaggio lui, ma anche le finanze dell’ente pubblico”.

Lo strumento informatico dell’ETH promette di aumentare di oltre il 70% l’occupazione dei richiedenti l’asilo ammessi provvisoriamente.

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Il presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle opere socialiCollegamento esterno, Martin Klöti, mette però in guardia: la sola matematica non è la soluzione, quando si ha a che fare con persone.

 “Non si può mandare una persona con diploma accademico nei Grigioni solo perché lì c’è un posto libero in cucina. Una persona che avrebbe un potenziale maggiore altrove”.

Sarebbe ugualmente un problema, stima, “se tutti coloro che parlano francese venissero spediti in Svizzera romanda. Ci sarebbe il rischio di ghettizzazione e di creare una società parallela”.

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